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Visualizza Versione Completa : esiste una tuta...



starscanner
04-12-2015, 06:26
da astronauta ,dotata di un sistema di autoreciclaggio dell'aria?

Se no,si potrebbe inventare?

:-)

Red Hanuman
04-12-2015, 06:35
E' da mo' che esiste..... Leggi QUI (http://www.astronomia.com/2011/08/01/le-tute-spaziali/) e QUI (https://it.wikipedia.org/wiki/Tuta_spaziale#Primary_Life_Support_System).....;)

starscanner
04-12-2015, 07:03
grazie

però non mi pare si parli di riciclaggio ma di filtraggio.

Io intendevo un sistema che recupera ossigeno e vapore acqueo.

Ad esempio,se un astronauta,dovesse trovarsi per qualche ragione sulla luna fuori dal veicolo e impossibilitato a muoversi,per 24 ore....avrebbe bisogno di un reciclo continuo di ossigeno,traendolo dall'anidride carbonica.

Sulle navicelle Apollo funzionava un sistema del genere,mi pare.

È possibile averlo nella tuta?

:-)

ps

lo stesso per i rifiuti liquidi : possono essere incanalati e filtrati grosso modo?


Questi dispositivi,comunque,li vedo bene sulla superficie di un pianeta o di una luna senza atmosfera o con atmosfera irrespirabile.

etruscastro
04-12-2015, 07:49
starscanner evita di scrivere con abbreviazioni stile sms sul forum, è vietato dal regolamento, sono già 2 messaggi che modifico! grazie.;)

Gaetano M.
04-12-2015, 08:26
Io intendevo un sistema che recupera ossigeno e vapore acqueo.
Ad esempio,se un astronauta,dovesse trovarsi per qualche ragione sulla luna fuori dal veicolo e impossibilitato a muoversi,per 24 ore....avrebbe bisogno di un reciclo continuo di ossigeno,traendolo dall'anidride carbonica.
Sulle navicelle Apollo funzionava un sistema del genere,mi pare.
È possibile averlo nella tuta?
ps
lo stesso per i rifiuti liquidi : possono essere incanalati e filtrati grosso modo?
Questi dispositivi,comunque,li vedo bene sulla superficie di un pianeta o di una luna senza atmosfera o con atmosfera irrespirabile.

Tipo tuta dei Fremen (leggi Dune di Frank Herbert altrimenti detto il gigante):biggrin::biggrin:
Che, comunque, non recuperava l'ossigeno, mi pare complicato ritrasformare la CO2 in O2

Marcos64
04-12-2015, 08:37
Riporto un link che spiega a che punto siamo con questo tipo di tecnologia:

http://www.galileonet.it/2015/02/riciclare-ossigeno-per-gli-astronauti/

Valerio Ricciardi
19-12-2015, 12:29
Comunque una tuta che recuperi TUTTO l'ossigeno complessato nella CO2 espirata rendendolo di nuovo disponibile (magari con qualche meccanismo di tipo fotosintetico?) richiederebbe per funzionare più energia di quella che serve per trasportare con sé l'ossigeno per integrare quello inspirato; se così non fosse, si violerebbe (ancora una volta...) il Ii principio della termodinamica.

E, aggiungerei, in miliardi di anni di evoluzione gli organismi estremofili con metabolismo basato sull'ossidazione lo avrebbero per selezione già sviluppato.

Non dimentichiamo che in ogni atto respiratorio mediamente solo il 5% dell'ossigeno inspirato, circa, viene utilizzato dal nostro metabolismo, ossia ci serve per vivere, ciò che resta viene riemesso nell'atto espiratorio ...tant'è che ciò che espiriamo è solo certo arricchito di CO2, ma tutt'altro che privo di ossigeno.

Questa consapevolezza è alla base dei primi autorespiratori per immersioni subacquee indipendenti dalla superficie (quindi non si parla di palombari) che siano stati di pratico utilizzo, ossia gli ARO (AutoRespiratori ad Ossigeno) nati in Italia e equipaggiamento degli incursori della Marina Militare Italiana, che con i MAS nella II guerra mondiale ottennero grandi successi come gli attacchi nel porto di Alessandria d'Egitto. Tuttora esistono nella dotazione dei ComSubIn anche se esistono dei rebreather (la loro naturale evoluzione) molto più moderni e sofisticati. Verso la fine della guerra li utilizzavano anche i Navy Seals inglesi.

I principali vantaggi erano l'assenza delle altrimenti abbondanti bolle (il subacqueo respira a circuito chiuso) cosa utile per non rivelare la presenza in superficie dell'incursore, che tipicamente agisce di notte e tutto vestito di nero per non essere individuato, e la grande autonomia: ti devi portar dietro solo il 21% del volume totale che avresti dovuto avere con te se si fosse trattato di aria compressa. Due litri di ossigeno puro ti danno l'autonomia di un monobombola da oltre 10 litri caricato alla stessa pressione (che ha ben altri pesi e ingombri). Perfetto per sabotatori di navi alla fonda o corpi speciali che debbono poter riemergere non visti in una base del nemico o cose simili.

L'autorespiratore a circuito aperto di Cousteau-Gagnan (da cui discendono tutti quelli di uso corrente) è un sistema a circuito aperto, "a perdere"; nelle bolle che lascia un normale sub c'è azoto, Co2 e grossomodo ancora un 16% di O2 che va sprecato, e che invece nel più delicato (e pericoloso se si usa male!) rebreather si cerca di utilizzare sino all'ultima goccia.

Questo tipo di autorespiratore prevede un filtro contenente calce sodata, fortemente alcalina, che trattiene complessandola la CO2 lasciando passare inalterata avanti e indietro la componente di ossigeno; è un sistema chiuso in cui ci sono a un'estremità i nostri polmoni, in mezzo un boccaglio, un tubo, il filtro, e all'altro estremo una sorta di contro-polmone in caucciù (il c.d. "sacco") che quando si espira si riempie senza arrivare a tendersi come una camera d'aria, quando si inspira si svuota senza arrivare a un effetto "ventosa".

Inspiri = riempi i polmoni, svuoti il sacco di gomma. Espiri = svuoti i polmoni, riempi il sacco di gomma.

Come respirare da una busta di plastica; ma non è coinvolta normale aria, bensì lo scambio è ossigeno in entrata, ossigeno+CO2 in uscita.

Man mano che la CO2 viene fissata dalla calce sodata, il volume del sacco tende a diminuire (ovvio) e lo si reintegra azionando leggermente il rubinetto a leva o a manopola di un bombolino da 2 o 3 litri di O2.
In realtà per essere sicuri che venga integrato l'ossigeno necessario si deve respirare solo O2, non aria, ed infatti prima di iniziare ad usare sott'acqua un ARO si esegue il c.d. "lavaggio" del sacco e dei polmoni, che consiste nell'inspirare tutta l'aria che si può dal sacco cercando proprio di svuotarlo a ventosa, espirandola all'esterno; quando il sacco è vuoto vuoto espirare forzando per svuotare dai polmoni tutta l'aria che si può (per emettere e tener fuori dal circuito chiuso l'azoto che è il 78%!), poi trattenendo il respiro azionare il bombolino di O2 per riempire il sacco, ed iniziare a respirare normalmente solo con la bocca restando accuratamente isolati dall'atmosfera.

Se ti dimentichi di svuotare dall'aria atmosferica il sacco e i polmoni, ossia se salti il lavaggio, siccome il 71% del volume essendo di N2 resterebbe inalterato, prima che ti accorgi che il sacco non sta perdendo volume abbastanza percettibilmente e che è ora di integrare col bombolino di ossigeno sei svenuto e poi morto: respiri un gas metabolicamente inerte, i polmoni si riempiono e si svuotano ma senza frutto.

Gli apparecchi di respirazione degli astronauti, alla fine sono dei rebreather sofisticati, e infatti quando fanno le prove di simulazione nelle piscine (che aiutano a simulare l'assenza di gravità) non si rilasciano bolle. La durata di un EVA, nello spazio come sulla Luna o un domani su Marte, è ben gestibile dalla quantità di ossigeno che è possibile portare con sé.

Chiaro che potendo recuperarne, fosse solo in parte dalla CO2, senza assorbirla tutta - come negli ARO dall'aria espirata - le cose in termini di autonomia migliorerebbero.
Anche solo dimezzare la quantità di ossigeno da portare con sé... raddoppierebbe a parità di spinta dei vettori la durata possibile delle missioni.

Quello sotto è il "mitico" Cressi AR57B, il più noto e diffuso e quello che ho utilizzato parecchi anni fa io (previo adeguato corso specifico! Niente improvvisazioni ché ci si rimette la pellaccia :wtf: ), un modello semplicissimo ed efficace che concettualmente in fondo è il "padre putativo" dello zaino di sopravvivenza degli astronauti delle missioni Apollo:

Valerio Ricciardi
19-12-2015, 12:31
Questi son altri modelli più recenti della concezione "classica" a controllo manuale e senza elettronica:

Marcos64
19-12-2015, 13:59
Anche vero che i rebreather moderni, hanno una circuitazione elettronica che immette ossigeno automaticamente. Una sonda, in realta' almeno due, analizzano il contenuto di ossigeno e lo regolamo aprendo la valvola dell'ossigeno per ristabilire il livello corretto. Il vantaggio risiede nel fatto che si ottiene il "best mix", infatti il circuito regola la concentrazione di ossigeno in base alla profondita', riducendola di quanto serve, e' infatti noto che l'aria contenente il 21 pct di ossigeno, non e' respirabile oltre i 60 mt circa. Le miscele di fondo hanno sempre ridotti livelli di ossigeno, tipo il Trimix 10 che contiene appunto il 10 pct di ossigeno, oltre a sostituire parte dell'azoto con elio per la narcosi da azoto. Con un reb, respiri il meglio possibile a qualsiasi profondita', un passo non da poco. Certo se l'elettronica va a pallino, e' molto peggio di quando si pianta la montatura! :)

Valerio Ricciardi
19-12-2015, 14:32
Tutto vero.

Ma il rischio statistico rispetto ad una immersione profonda con due bombole ciascuna con doppio rubinetto (in modo da avere anche due primi stadi) e due erogatori, una di Trimix "tarato" per la profondità pianificata per la fascia al di sotto dei 45 m, l'altra di aria compressa; più un bel mono da 10l di O2 puro lasciato sagolato a -9m sotto la barca con "anelli" sulla sagola per portarlo a -6 e -3 in modo da avere "zero azoto in entrata" nelle tre tappe più superficiali di decompressione, resta ancora ben più alto.

Vedo gente che con l'Aladin Pro o il Suunto al polso lascia a casa le "eterne" tabelle plastificate US-Navy V.
Personalmente li guardo come si fa con un povero matto. :hm:

Marcos64
19-12-2015, 15:03
Ho raramente passato gli 80 mt, ricordo che usavo trimix10 nel bibo, nitrox 50 e ossigeno per la deco, erano in tutto quattro erogatori, molto meglio non confonderli :) Programma di immersione con relative tabelle di decompressione, rigorosamente scritte su nastro americano piazzate al braccio sinistro!