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Visualizza Versione Completa : Viking: salvataggio e libera diffusione di una missione storica



Red Hanuman
27-07-2016, 20:00
Quei microfilm da Marte che la Nasa non sa più leggere.
Parte il progetto per digitalizzarli

ROMA - Spedire su Marte le sonde Viking (https://www.nasa.gov/mission_pages/viking) 40 anni fa fu un'impresa. Recuperare i dati conservati su microfilm, oggi, sembra un'altra missione da brividi per la Nasa. Perché le bobine, conservate in scatole di cartone, hanno la tendenza a polverizzarsi. Perché gli apparecchi per leggerle, e i relativi software, non esistono praticamente più. Perché gli ingegneri che all'epoca scrissero i programmi sono morti, sono andati in pensione o hanno cambiato lavoro.
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Le bobine di microfilm della Nasa

Per non perdere il frutto di tanta fatica - il programma Viking, con la prima sonda atterrata su Marte il 20 luglio 1976, costò un miliardo di dollari dell'epoca - la Nasa ha deciso oggi di riaprire gli scatoloni, svolgere le bobine e trasferirle su supporto digitale. L'operazione (http://www.nasa.gov/feature/goddard/2016/nasas-viking-data-lives-on-inspires-40-years-later) dovrebbe preservare per qualche decennio ancora le prime, splendide, immagini del suolo del pianeta rosso. Insieme alle analisi di alcuni campioni di terreno che, secondo alcune interpretazioni, non escluderebbero la presenza di vita (http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20180).
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Il suolo di Marte fotografato da Viking 1


"All'epoca il microfilm era il supporto del futuro" ha raccontato, presentando il nuovo progetto di conservazione, il curatore dei dati della Nasa David Williams. "Poi è arrivato il web e tutti hanno iniziato a digitalizzare le informazioni. Anche noi adesso riprenderemo i microfilm e scannerizzeremo ogni immagine in modo da renderla accessibile a chiunque".
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Williams ricorda con precisione il "risveglio" dei dati di Viking dal sonno degli scatoloni. Era l'inizio degli anni 2000 quando lo scienziato ricevette la telefonata di un collega biologo che voleva vedere i microfilm per analizzare meglio le possibili tracce di vita su Marte. "Fu quella la prima volta che aprii i sigilli e presi in mano i microfilm" ha raccontato. "A quel punto ho pensato: abbiamo portato a termine un esperimento incredibile, e questo è tutto ciò che ne resta. Se qualcosa succedesse a quelle bobine, perderemmo tutto per sempre". Al biologo alla fine non venne prestato proprio nulla.

Uno degli strumenti a bordo delle due sonde Viking, chiamato Labeled Release (http://nssdc.gsfc.nasa.gov/nmc/datasetDisplay.do?id=PSBI-00001), era stato progettato per raccogliere campioni di suolo marziano e metterli in contatto con una sostanza nutriente. Eventuali batteri o altre minuscole forme di vita avrebbero iniziato a metabolizzare il nutriente rilasciando prodotti di scarto come anidride carbonica o metano. Uno dei test - piuttosto controverso e mai confermato dagli esperimenti successivi - sembrò per un attimo aver trovato uno di questi metaboliti.

E nemmeno tutti i dati della Nasa erano stati registrati sui microfilm. Nel 1988 gli scienziati della United States Geological Survey si accorsero con raccapriccio che 3mila immagini inviate dalla sonda non erano state processate. I computer per farlo non esistevano più e i codici per trasformare i dati di Viking in immagini si erano persi. Ricostruire quelle foto del suolo marziano fu come decifrare da zero i geroglifici. Ci fu bisogno di un lavoro certosino per reinterpretare il linguaggio informatico della Nasa dell'epoca.https://www.repstatic.it/content/nazionale/img/2016/07/26/132530222-52e00931-ff49-42c5-b895-b09c5b43bd5c.jpg

L'alba della Terra vista dalla Luna


Né la Nasa è l'unico ente scientifico a dover affrontare il problema dell'"obsolescenza tecnologica (http://www.digitalpreservation.gov/)". Al Cern di Ginevra, per ripescare i dati di un vecchio esperimento americano, non ci fu altro da fare che ricostruire da zero il computer capace di leggerli. Anche le immagini dei cinque Lunar Orbiter che hanno fotografato il nostro satellite rischiavano di fare una brutta fine. Quando gli ingegneri della Nasa incaricati della conservazioni dei dati andarono in pensione o furono assunti da un'azienda privata, il materiale fu appoggiato in un granaio di Sun Valley, in California. Fino a quando, nel 2007, l'agenzia spaziale americana non decise finalmente di recuperarli (http://sservi.nasa.gov/LOIRP/loirp_gallery/). Fra le immagini salvate c'era la bellissima "alba" della Terra che si solleva sopra all'orizzonte lunare.

Articolo originale QUI (http://www.repubblica.it/scienze/2016/07/26/news/quei_microfilm_da_marte_che_la_nasa_non_legge_piu_ parte_il_progetto_per_digitalizzarli-144839002/?ref=HRLV-20).

Pierluigi Panunzi
28-07-2016, 09:36
allucinante!! :shock:

speriamo che i solerti scienziati della NASA tirino fuori il coniglio dal cilindro: sarebbe un vero peccato perdere tutto quel preziosissimo materiale! :sad:
tiratina d'orecchie: avrebbero dovuto mantenere pure in vita un dispositivo di lettura ed analisi, malauguratamente buttato via, forse, con costi superiori a quelli di manutenzione...

una notizia così non è però da Bar di Arturo!! va promossa!!

etruscastro
28-07-2016, 10:07
hai ragione Pier, sposto in -Astronautica- in attesa di sapere se Red ha in mente un altro forum!

Red Hanuman
28-07-2016, 10:56
Chissà perché mi sono ostinato a metterlo al bar... Mi sa che sono un po' fuso...[emoji33] [emoji23]