Giova84
27-10-2016, 00:35
Salve a tutti,
riporto qui di seguito il report della serata del 25 ottobre a Roccamonfina. Come leggerete, i risultati non sono stati per nulla esaltanti, soprattutto a causa delle avverse condizioni meteorologiche, tuttavia può essere interessante perché si tratta di una mia prima valutazione del sito campano.
Una imperdibile finestra tra gli impegni lavorativi si è aperta proprio in una serata in cui le previsioni meteo portavano cielo sereno per tutta la notte al culmine di due giorni di sole, dopo il diluvio di domenica mattina.
Non posso non approfittarne, per cui alle 18.00 carico gli strumenti in macchina e mi avvio, navigatore alla mano e coordinate di AstroFriends memorizzate, verso Roccamonfina, dove arriverò alle 19.45. In realtà il tempo di percorrenza reale stimato è di poco più di un'ora da casa, ma lungo il tragitto mi son dovuto fermare per alcune commissioni.
All'arrivo capisco subito che le condizioni non sono così favorevoli come speravo: anche se si registrano temperature miti (17°C, che scenderanno a 12°C a fine serata) e vento assente, l'umidità è pazzesca (non a caso il meteo parlava di valori pari al 100%), tanto che dopo una manciata di minuti dal montaggio il telescopio grondava acqua, costringendomi a condurre almeno una parte della sessione con la lente esterna appannata. Del resto, l'umidità era tale che dalle 21.30 si è andata condensando in velature via via più dense, entro le 22.00 estese a quasi tutta la volta celeste, il che mi ha costretto a interrompere con quasi due ore di anticipo la serata.
Non male, invece, il seeing, stimabile entro un III livello della scala di Antoniadi.
Piuttosto deludenti si sono dimostrate le condizioni di IL: in generale, il luogo è abbastanza sgombro di luci parassite nei dintorni, se si eccettuano un'abitazione a poche centinaia di metri e il passaggio lungo la strada di diverse autovetture (ne ho contate 7-8 in tutto); tuttavia il bagliore degli abitati circostanti disturba non poco e si estende per una fascia di almeno 40°-45° sull'orizzonte, tinteggiando il cielo di un colore grigio-rossastro e non rendendolo mai “pulito”, se non in prossimità dello zenit.
Per ovvie ragione non mi è stato possibile eseguire la verifica della qualità del cielo in base alla scala di Bortle a fine serata, tuttavia dalle fasi di star-hopping compiute deduco che la magnitudine massima visibile a occhio nudo non doveva superare il valore di 5.0, corrispondente alla classe 6 della scala di Bortle (un deludente “cielo di brillante sobborgo”).
Passiamo ora al succo della serata, cioè agli oggetti osservati.
Marte. Arrivo sul posto più tardi del previsto e l'allineamento del red-dot utilizzando il pianeta in questione deve essere più rapido del previsto, non permettendomi di dilungarmi nell'osservazione e di spingermi oltre l'uso del 24mm (25x). In ogni caso, l'impatto è traumatico: il bel colore rosso brillante del pianeta, che ho imparato a riconoscere con facilità, naufraga nell'IL, particolarmente forte nei primi 25° sull'orizzonte, entro cui si staglia il corpo celeste.
NGC6823. Ammasso aperto situato nell'area di cielo compresa tra le costellazioni di Freccia e Volpetta, piuttosto esteso. Si riconosce facilmente per la serie di 5 stelle disposte a formare una linea sinuosa che conduce all'oggetto vero e proprio, composto da poche stelle principali (ne conto 10) che tracciano due linee convergenti verso il basso, di cui quella sinistra si piega a formare un angolo ottuso. Ad arricchire l'oggetto interviene qualche astro di minor magnitudine, ma comunque in numero limitato; della componente nebulare che dovrebbe completarlo, invece, non scorgo traccia. Nel complesso, ammasso poco luminoso, che si osserva al meglio nel 10mm (60x).
NGC6834. Piccolo ammasso aperto collocato a breve distanza dal precedente, godibile adeguatamente solo nel 5mm (120x), dove si presenta come una linea retta obliqua formata da 5 stelle, a sinistra della quale una direttrice secondaria, dalle componenti meno luminose, diverge dal basso verso l'alto.
NGC6819 (Ammasso Testa di volpe). Piccolo e poco luminoso ammasso aperto situato nella costellazione del Cigno. Nel 24mm (25x) appare come una indefinita macchiolina grigia, quasi confondibile con un debole ammasso globulare, mentre è con il 5mm (120x) che assume una forma più definita, anche se l'immagine è molto scura (ma sorprendentemente più leggibile che nel 10mm). Non so se è la suggestione del nome, ma l'oggetto sembra assumere davvero l'aspetto di una “testa di volpe”, organizzandosi in due protuberanze parallele (il muso) e una ad esse perpendicolare (le orecchie).
NGC147+NGC185. Coppia di piccole galassie situate nella costellazione di Cassiopea ai confini con quella di Andromeda. Entrambe hanno una luminosità superficiale molto bassa e, difatti, la prima si dimostra non alla portata del cielo e dello strumento. NGC185, invece, è appena intuibile come un alone grigio scuro quasi indistinguibile dal fondo cielo, di forma ellittica poco allungata, con gli assi di dimensioni quasi identiche. È stato possibile riconoscerla nel 24mm (25x) grazie all'UHC, ma la visione migliore si ha nel 10mm (60x) senza filtro, che scurisce troppo l'immagine.
1-Peg. Stella doppia che nel 5mm (120x) appare ben staccata, con la componente primaria nettamente più luminosa della secondaria; il cielo restituisce una certa differenza cromatica tra le due, con la più debole che sembra azzurro/grigiastra, ma si tratta di una mera illusione.
ε-Peg (Enif). Stella doppia facilmente staccata col 5mm (120x), molto simile alla precedente per rapporto di luminosità e cromatismo tra le componenti.
NGC404 (Fantasma di Mirach). Contro ogni aspettativa, riesco a riconoscere la galassia, che si mostra come un dischetto evanescente, ai limiti della visibilità, anche perché adombrato dalla stella vicina, seconda per luminosità tra quelle della costellazione di Andromeda. Il disturbo da questa arrecato è acuito dalla lattescenza dell'atmosfera e dall'appannamento ormai al limite della lente del telescopio, che determinano il formarsi di un ampio alone di luce riflessa attorno all'astro. La visione migliore si ha nel 5mm (120x), ma comunque cogliere i dettagli morfologici dell'oggetto è impossibile.
In conclusione, il programma svolto è stato di gran lunga più breve di quello previsto, a causa delle avverse condizioni meteorologiche, ma l'uscita non è comunque stata vana, in quanto mi ha dato l'opportunità di testare il nuovo sito.
Il riscontro non è stato pienamente positivo: di pro ci sono raggiungibilità e logistica del luogo, di contro un cielo ben al di sotto delle aspettative e di quanto fossi abituato a Sperlonga, tenendo conto che comunque è da rivalutare perché l'allucinante umidità ha sicuramente tagliato verso il basso le prestazioni.
Roccamonfina può quindi essere un'alternativa, in mancanza di meglio, anche se un po' troppo lontana (almeno un'ora di auto) per i risultati che offre, ma se questo è il miglior cielo che gli astrofili campani sono riusciti, sicuramente con sforzo e fatica, a trovare nei dintorni, allora stiamo messi davvero molto male...
riporto qui di seguito il report della serata del 25 ottobre a Roccamonfina. Come leggerete, i risultati non sono stati per nulla esaltanti, soprattutto a causa delle avverse condizioni meteorologiche, tuttavia può essere interessante perché si tratta di una mia prima valutazione del sito campano.
Una imperdibile finestra tra gli impegni lavorativi si è aperta proprio in una serata in cui le previsioni meteo portavano cielo sereno per tutta la notte al culmine di due giorni di sole, dopo il diluvio di domenica mattina.
Non posso non approfittarne, per cui alle 18.00 carico gli strumenti in macchina e mi avvio, navigatore alla mano e coordinate di AstroFriends memorizzate, verso Roccamonfina, dove arriverò alle 19.45. In realtà il tempo di percorrenza reale stimato è di poco più di un'ora da casa, ma lungo il tragitto mi son dovuto fermare per alcune commissioni.
All'arrivo capisco subito che le condizioni non sono così favorevoli come speravo: anche se si registrano temperature miti (17°C, che scenderanno a 12°C a fine serata) e vento assente, l'umidità è pazzesca (non a caso il meteo parlava di valori pari al 100%), tanto che dopo una manciata di minuti dal montaggio il telescopio grondava acqua, costringendomi a condurre almeno una parte della sessione con la lente esterna appannata. Del resto, l'umidità era tale che dalle 21.30 si è andata condensando in velature via via più dense, entro le 22.00 estese a quasi tutta la volta celeste, il che mi ha costretto a interrompere con quasi due ore di anticipo la serata.
Non male, invece, il seeing, stimabile entro un III livello della scala di Antoniadi.
Piuttosto deludenti si sono dimostrate le condizioni di IL: in generale, il luogo è abbastanza sgombro di luci parassite nei dintorni, se si eccettuano un'abitazione a poche centinaia di metri e il passaggio lungo la strada di diverse autovetture (ne ho contate 7-8 in tutto); tuttavia il bagliore degli abitati circostanti disturba non poco e si estende per una fascia di almeno 40°-45° sull'orizzonte, tinteggiando il cielo di un colore grigio-rossastro e non rendendolo mai “pulito”, se non in prossimità dello zenit.
Per ovvie ragione non mi è stato possibile eseguire la verifica della qualità del cielo in base alla scala di Bortle a fine serata, tuttavia dalle fasi di star-hopping compiute deduco che la magnitudine massima visibile a occhio nudo non doveva superare il valore di 5.0, corrispondente alla classe 6 della scala di Bortle (un deludente “cielo di brillante sobborgo”).
Passiamo ora al succo della serata, cioè agli oggetti osservati.
Marte. Arrivo sul posto più tardi del previsto e l'allineamento del red-dot utilizzando il pianeta in questione deve essere più rapido del previsto, non permettendomi di dilungarmi nell'osservazione e di spingermi oltre l'uso del 24mm (25x). In ogni caso, l'impatto è traumatico: il bel colore rosso brillante del pianeta, che ho imparato a riconoscere con facilità, naufraga nell'IL, particolarmente forte nei primi 25° sull'orizzonte, entro cui si staglia il corpo celeste.
NGC6823. Ammasso aperto situato nell'area di cielo compresa tra le costellazioni di Freccia e Volpetta, piuttosto esteso. Si riconosce facilmente per la serie di 5 stelle disposte a formare una linea sinuosa che conduce all'oggetto vero e proprio, composto da poche stelle principali (ne conto 10) che tracciano due linee convergenti verso il basso, di cui quella sinistra si piega a formare un angolo ottuso. Ad arricchire l'oggetto interviene qualche astro di minor magnitudine, ma comunque in numero limitato; della componente nebulare che dovrebbe completarlo, invece, non scorgo traccia. Nel complesso, ammasso poco luminoso, che si osserva al meglio nel 10mm (60x).
NGC6834. Piccolo ammasso aperto collocato a breve distanza dal precedente, godibile adeguatamente solo nel 5mm (120x), dove si presenta come una linea retta obliqua formata da 5 stelle, a sinistra della quale una direttrice secondaria, dalle componenti meno luminose, diverge dal basso verso l'alto.
NGC6819 (Ammasso Testa di volpe). Piccolo e poco luminoso ammasso aperto situato nella costellazione del Cigno. Nel 24mm (25x) appare come una indefinita macchiolina grigia, quasi confondibile con un debole ammasso globulare, mentre è con il 5mm (120x) che assume una forma più definita, anche se l'immagine è molto scura (ma sorprendentemente più leggibile che nel 10mm). Non so se è la suggestione del nome, ma l'oggetto sembra assumere davvero l'aspetto di una “testa di volpe”, organizzandosi in due protuberanze parallele (il muso) e una ad esse perpendicolare (le orecchie).
NGC147+NGC185. Coppia di piccole galassie situate nella costellazione di Cassiopea ai confini con quella di Andromeda. Entrambe hanno una luminosità superficiale molto bassa e, difatti, la prima si dimostra non alla portata del cielo e dello strumento. NGC185, invece, è appena intuibile come un alone grigio scuro quasi indistinguibile dal fondo cielo, di forma ellittica poco allungata, con gli assi di dimensioni quasi identiche. È stato possibile riconoscerla nel 24mm (25x) grazie all'UHC, ma la visione migliore si ha nel 10mm (60x) senza filtro, che scurisce troppo l'immagine.
1-Peg. Stella doppia che nel 5mm (120x) appare ben staccata, con la componente primaria nettamente più luminosa della secondaria; il cielo restituisce una certa differenza cromatica tra le due, con la più debole che sembra azzurro/grigiastra, ma si tratta di una mera illusione.
ε-Peg (Enif). Stella doppia facilmente staccata col 5mm (120x), molto simile alla precedente per rapporto di luminosità e cromatismo tra le componenti.
NGC404 (Fantasma di Mirach). Contro ogni aspettativa, riesco a riconoscere la galassia, che si mostra come un dischetto evanescente, ai limiti della visibilità, anche perché adombrato dalla stella vicina, seconda per luminosità tra quelle della costellazione di Andromeda. Il disturbo da questa arrecato è acuito dalla lattescenza dell'atmosfera e dall'appannamento ormai al limite della lente del telescopio, che determinano il formarsi di un ampio alone di luce riflessa attorno all'astro. La visione migliore si ha nel 5mm (120x), ma comunque cogliere i dettagli morfologici dell'oggetto è impossibile.
In conclusione, il programma svolto è stato di gran lunga più breve di quello previsto, a causa delle avverse condizioni meteorologiche, ma l'uscita non è comunque stata vana, in quanto mi ha dato l'opportunità di testare il nuovo sito.
Il riscontro non è stato pienamente positivo: di pro ci sono raggiungibilità e logistica del luogo, di contro un cielo ben al di sotto delle aspettative e di quanto fossi abituato a Sperlonga, tenendo conto che comunque è da rivalutare perché l'allucinante umidità ha sicuramente tagliato verso il basso le prestazioni.
Roccamonfina può quindi essere un'alternativa, in mancanza di meglio, anche se un po' troppo lontana (almeno un'ora di auto) per i risultati che offre, ma se questo è il miglior cielo che gli astrofili campani sono riusciti, sicuramente con sforzo e fatica, a trovare nei dintorni, allora stiamo messi davvero molto male...