Giova84
13-03-2018, 16:22
Quasi quattro mesi di inattività, due telescopi nuovi che scalpitavano ma che non riuscivano ad avere il battesimo del cielo, settimane di piogge quasi interrotte… quando, nella serata del 9 marzo si apre una finestra di sereno, forse l'unica occasione per sfruttare il novilunio di marzo, io e alextar non ci lasciamo sfuggire l'occasione e ci dirigiamo verso la sua casa ad Amorosi, che si rivelerà un buon paracadute per serate meteorologicamente troppo incerte per rischiare il Matese.
All'inizio, in effetti, ci dice bene: quando, alle 20.30 siamo pronti a dare il via ai giochi, il cielo è totalmente sgombro di nubi, il vento assente, le temperature miti, il seeing ottimo (livello II della scala di Antoniadi).
L'inquinamento luminoso si fa sentire soprattutto con i lampioni della strada che corre da ovest ad est di fronte alla casa (che fortunatamente scherma i più vicini), con il limitrofo abitato di Amorosi in direzione ovest e, più distante, con il centro di Telese a nord-est. Nonostante ciò, un dignitoso livello 6 della scala di Bortle è comunque raggiunto, almeno nella fascia di volta celeste al di sopra dei 45°-50°. Da segnalare, che in queste condizioni di cielo non proprio ottimali l'UHC svolgerà un ruolo decisivo, garantendo un miglioramento sensibile in termini di contrasto nell'osservazione sia di planetarie che di galassie.
Finalmente, ho l'occasione di provare i nuovi arrivi: su tutti, il Dobson ES Ultralight 12”, cui si affiancano il telrad, l'AP UWA 82° 16mm, l'ES 82° 6,7mm e il Planetary ED 8.
Col programma osservativo decido di ripartire dalle origini, dal catalogo Messier: in effetti, mai prima d'ora ho osservato nulla con un pozzo di luce da 30cm!
M44. Lo splendido Ammasso aperto della costellazione del Cancro apre la nuova era dei 12”, così come aveva inaugurato la prima serata astronomica della mia vita. Imponente, opulento e luminoso, si arricchisce di tante componenti secondarie oltre agli astri più luminosi e restituisce un senso di tridimensionalità e policromia spettacolari; peccato che non rientrasse completamente nel campo dell'oculare, tanto che se ne perde l'appagante visione d'insieme che restituisce l'acromatico.
M97. La nebulosa Gufo è individuata già nel 24mm e poi osservata al meglio a 138x con l'11mm dotato di UHC, mentre con l'8mm diventa troppo evanescente. Il dso appare piuttosto esteso, di forma circolare e con un colorito grigio chiaro abbastanza omogeneo, con contorni definiti; a tratti, è anche possibile scorgere al suo interno una porzione meno luminosa.
M108. Della galassia, vicina alla precedente planetaria, è ancora una volta restituita la visione migliore dall'11mm con UHC: il dso ha forma molto schiacciata in senso orizzontale, con una leggera inclinazione verso est, con bulge puntiforme e molto luminoso.
M81-M82. Le due galassie sono inizialmente ammirate in una appagante visione d'insieme, a circa 64x, nel 24mm munito di UHC. La Sigaro è spettacolare, definita nella sua forma caratteristica come mai vista prima, nonostante un fondo cielo non molto scuro: si presenta come una sorta di cometa brillante leggermente inclinata e tondeggiante verso est, acuminata sul lato opposto; il bulge è piuttosto esteso, non troppo luminoso rispetto alla restante porzione visibile e ha una morfologia che ricalca, in piccolo, quella del dso nel suo insieme. La Bode, invece, ha inclinazione opposta alla galassia vicina, ma molto più pronunciata, un bulge molto concentrato, quasi puntiforme, brillante e decentrato verso il basso rispetto l'asse di simmetria dell'oggetto. Salendo a 138x con l'11mm munito di UHC, il fondo cielo si scurisce e gli oggetti, ora osservati separatamente, si definiscono ulteriormente, confermando comunque l'aspetto descritto in precedenza.
Purtroppo, dalle 22.00 in poi l'umidità raggiunge soglie non più accettabili, manifestandosi prima sotto forma di un fronte nuvoloso piuttosto compatto che avanzava da sud, costringendoci a interrompere la sessione.
M65-M66-NGC3628. Dopo l'interruzione forzata dovuta all'avanzare del fronte nuvoloso, provo a ripartire dal tripletto del Leone: delle tre galassie, soltanto le prime due si scorgono nel 24mm, piccole ma abbastanza riconoscibili nella loro forma ellittica a maggior sviluppo verticale, mentre la terza è, in un primo momento, soltanto intuita, per poi svanire del tutto.
La causa è ben presto accertata: il secondario si è totalmente appannato! Se a questo si aggiungono i significativi valori di umidità ormai raggiunti, che determinano un fenomeno di propagazione della luce dalle sorgenti di IL della zona e quindi un maggior chiarore diffuso rispetto a inizio serata, si deduce agilmente di come l'unica decisione da prendere fosse quella di chiudere anzitempo la serata.
La sessione è durata sicuramente troppo poco, condotta in condizioni non proprio ideali, brutalmente interrotta dal meteo avverso, il bottino è stato senz'altro magro… tuttavia, non posso che vedere il bicchiere mezzo pieno, forse semplicemente perché la voglia di cielo era troppa: ho avuto modo di prendere confidenza col bestione, iniziando a comprendere limiti e potenzialità, pregi e difetti, a ipotizzare possibili migliorie per facilitarne l'uso; ho potuto confrontarlo con l'8” di alextar e intuirne la superiorità (rassicurandomi sulla scelta dei 30 cm); ho mosso i primi passi col telrad e ho potuto testare la bontà dell'UWA 16mm e dell'ED 8mm; quest'ultimo, in particolare, si è rivelato superiore in termini di secchezza dell'immagine e contrasto se confrontato con l'ES 24mm barlowato a 3x.
Più semplicemente, sono tornato a rivedere le stelle.
All'inizio, in effetti, ci dice bene: quando, alle 20.30 siamo pronti a dare il via ai giochi, il cielo è totalmente sgombro di nubi, il vento assente, le temperature miti, il seeing ottimo (livello II della scala di Antoniadi).
L'inquinamento luminoso si fa sentire soprattutto con i lampioni della strada che corre da ovest ad est di fronte alla casa (che fortunatamente scherma i più vicini), con il limitrofo abitato di Amorosi in direzione ovest e, più distante, con il centro di Telese a nord-est. Nonostante ciò, un dignitoso livello 6 della scala di Bortle è comunque raggiunto, almeno nella fascia di volta celeste al di sopra dei 45°-50°. Da segnalare, che in queste condizioni di cielo non proprio ottimali l'UHC svolgerà un ruolo decisivo, garantendo un miglioramento sensibile in termini di contrasto nell'osservazione sia di planetarie che di galassie.
Finalmente, ho l'occasione di provare i nuovi arrivi: su tutti, il Dobson ES Ultralight 12”, cui si affiancano il telrad, l'AP UWA 82° 16mm, l'ES 82° 6,7mm e il Planetary ED 8.
Col programma osservativo decido di ripartire dalle origini, dal catalogo Messier: in effetti, mai prima d'ora ho osservato nulla con un pozzo di luce da 30cm!
M44. Lo splendido Ammasso aperto della costellazione del Cancro apre la nuova era dei 12”, così come aveva inaugurato la prima serata astronomica della mia vita. Imponente, opulento e luminoso, si arricchisce di tante componenti secondarie oltre agli astri più luminosi e restituisce un senso di tridimensionalità e policromia spettacolari; peccato che non rientrasse completamente nel campo dell'oculare, tanto che se ne perde l'appagante visione d'insieme che restituisce l'acromatico.
M97. La nebulosa Gufo è individuata già nel 24mm e poi osservata al meglio a 138x con l'11mm dotato di UHC, mentre con l'8mm diventa troppo evanescente. Il dso appare piuttosto esteso, di forma circolare e con un colorito grigio chiaro abbastanza omogeneo, con contorni definiti; a tratti, è anche possibile scorgere al suo interno una porzione meno luminosa.
M108. Della galassia, vicina alla precedente planetaria, è ancora una volta restituita la visione migliore dall'11mm con UHC: il dso ha forma molto schiacciata in senso orizzontale, con una leggera inclinazione verso est, con bulge puntiforme e molto luminoso.
M81-M82. Le due galassie sono inizialmente ammirate in una appagante visione d'insieme, a circa 64x, nel 24mm munito di UHC. La Sigaro è spettacolare, definita nella sua forma caratteristica come mai vista prima, nonostante un fondo cielo non molto scuro: si presenta come una sorta di cometa brillante leggermente inclinata e tondeggiante verso est, acuminata sul lato opposto; il bulge è piuttosto esteso, non troppo luminoso rispetto alla restante porzione visibile e ha una morfologia che ricalca, in piccolo, quella del dso nel suo insieme. La Bode, invece, ha inclinazione opposta alla galassia vicina, ma molto più pronunciata, un bulge molto concentrato, quasi puntiforme, brillante e decentrato verso il basso rispetto l'asse di simmetria dell'oggetto. Salendo a 138x con l'11mm munito di UHC, il fondo cielo si scurisce e gli oggetti, ora osservati separatamente, si definiscono ulteriormente, confermando comunque l'aspetto descritto in precedenza.
Purtroppo, dalle 22.00 in poi l'umidità raggiunge soglie non più accettabili, manifestandosi prima sotto forma di un fronte nuvoloso piuttosto compatto che avanzava da sud, costringendoci a interrompere la sessione.
M65-M66-NGC3628. Dopo l'interruzione forzata dovuta all'avanzare del fronte nuvoloso, provo a ripartire dal tripletto del Leone: delle tre galassie, soltanto le prime due si scorgono nel 24mm, piccole ma abbastanza riconoscibili nella loro forma ellittica a maggior sviluppo verticale, mentre la terza è, in un primo momento, soltanto intuita, per poi svanire del tutto.
La causa è ben presto accertata: il secondario si è totalmente appannato! Se a questo si aggiungono i significativi valori di umidità ormai raggiunti, che determinano un fenomeno di propagazione della luce dalle sorgenti di IL della zona e quindi un maggior chiarore diffuso rispetto a inizio serata, si deduce agilmente di come l'unica decisione da prendere fosse quella di chiudere anzitempo la serata.
La sessione è durata sicuramente troppo poco, condotta in condizioni non proprio ideali, brutalmente interrotta dal meteo avverso, il bottino è stato senz'altro magro… tuttavia, non posso che vedere il bicchiere mezzo pieno, forse semplicemente perché la voglia di cielo era troppa: ho avuto modo di prendere confidenza col bestione, iniziando a comprendere limiti e potenzialità, pregi e difetti, a ipotizzare possibili migliorie per facilitarne l'uso; ho potuto confrontarlo con l'8” di alextar e intuirne la superiorità (rassicurandomi sulla scelta dei 30 cm); ho mosso i primi passi col telrad e ho potuto testare la bontà dell'UWA 16mm e dell'ED 8mm; quest'ultimo, in particolare, si è rivelato superiore in termini di secchezza dell'immagine e contrasto se confrontato con l'ES 24mm barlowato a 3x.
Più semplicemente, sono tornato a rivedere le stelle.