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Visualizza Versione Completa : rifrattore JAEGER 130 f5 (una vecchia "gloria")



cherubino
02-09-2013, 11:33
Recensione di una vecchia "gloria", un rifrattore JAEGER da 130mm. aperto a f5 (un vero cerca-comete) che, ancora oggi, riesce a stupire nei limiti della sua architettura ottica..

Mi domando come mai abbia atteso tanto a scrivere di questo strumento demodé che mi è compagno da circa 20 anni nelle osservazioni a largo campo dei soggetti principali della nostra bella Via Lattea. Quando lo acquistai avevo meno esperienza di adesso, ma anche meno anni (e farei volentieri cambio), e lo ritirai da un astrofilo eccentrico che amava cambiare strumenti come il menù del pranzo o della cena. Avevo appena acquistato il mio primo C11 star-bright (strumento dalla meccanica ballerina che non rendeva giustizia a ottiche di buon livello) e lo strano Jaeger mi appariva decisamente esotico. Lo provai, sulla Luna, con una delle prime torrette binoculari in circolazione e ne apprezzai… non ricordo bene cosa. Però lo comprai (pagandolo se non erro 600.000 lire) anche senza avere idea precisa di come utilizzarlo (al tempo stravedevo ancora per i “fustini da dixan” Schmidt Cassegrain e il mio orizzonte astronomico era piuttosto limitato)...

qui il resto dell'articolo:
http://www.dark-star.it/astronomia/test-strumentali/jaeger-130-f5/

Buona lettura!

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Paolo

Valerio Ricciardi
09-09-2013, 11:32
Ho trovato, fra l'altro, estremamente apprezzabile questo passaggio, al di là che fosse riferito ad un determinato strumento, e voglio riportarlo qui, perché è una cosa che condivido profondamente, per la minima esperienza osservativa che ho in confronto a forse la maggior parte degli utenti di questo forum.

E, infine, una “chicca” per chi si ostina a sostenere, sempre e comunque, che il diametro maggiore vince in ogni circostanza, anche con seeing mediocre. Con lo strumento a tutta apertura ho puntato la Delta Cigny, mentre transitava esattamente allo zenith. Ho provato vari ingrandimenti, tra i 130x e i 214x circa e non sono riuscito a scorgere, nello sfarfallio della principale, la flebile luce della secondaria. Dopo qualche minuto di attenta e quieta osservazione, cercando le migliori posizioni di fuoco, ho reinserito il diaframma a 70 mm. “Magicamente” la secondaria è apparsa, tenue ma netta. Ho proseguito l’osservazione sia a 130x che a 214x e ho memorizzato con attenzione luminosità, angolo di posizione e distanza dalla componente principale. Poi ho rimosso il diaframma e ho ripetuto l’osservazione a tutta apertura. Benché sapessi con certezza dove si trovava esattamente la secondaria non sono riuscito a vederla se non in un fugace momento in cui, forse la suggestione, me l’ha materializzata come rinforzo nell’alone della principale.
Mi domando perché, anche di fronte all’evidenza, si debba per partito preso sostenere sempre una monotematica e soprattutto noiosissima tesi. Mah…

medved
09-09-2013, 17:14
Mi domando però se una apertura maggiore ma con l'uso di un filtro neutro che semplicemente diminuisca la luce che arriva all'occhio e che da abbagliamento (della stella principale della coppia) non sia preferibile rispetto alla diaframmatura che comunque compromette il potere separatore dello strumento (ovviamente ove il le due stelle da separare siano tanto vicine da venire influenzate da questo).

Valerio Ricciardi
09-09-2013, 17:59
La diaframmatura comprometterebbe il potere separatore dello strumento, senza se e senza ma, se esso avesse uno schema ottico tale, ed ottiche sì lavorate e rifinite e centrate, da raggiungere alla sua apertura relativa nominale le prestazioni teoriche di quel diametro.

Al netto dell'abbagliamento, se così fosse ogni obiettivo per reflex fotografica renderebbe al top a TA ("tutta apertura"), potendo solo peggiorare, col vantaggio però di aumentare la profondità di fuoco, chiudendo il diaframma.

Ciò in effetti in certi casi avviene; ma riguarda essenzialmente supertele professionali molto luminosi, calcolati proprio per rendere al massimo "tutti aperti" stante che ad es. in fotografia naturalistica e sportiva la possibilità di utilizzare tempi più veloci a parità di altre condizioni è altamente desiderata.

Se il 127 mm del nostro amico ha un certo cromatismo residuo, ridurlo - aumentando il rapporto focale con la diaframmatura - permette di aumentare il potere risolutivo reale.

Gli orli di luce sfrangiata degli acromatici non troppo corretti non sono solo un difetto estetico, compromettono anche la possibilità di discernere il dettaglio fine.

Casomai, un confronto lo avrei fatto con, o senza, un filtro tipo Fringe Killer o SemiApo o Moon&Skyglow di comprovata qualità, per vedere se alla fine rende più quello - tagliare un po' di frequenze - o un semplice e più economico diaframma.

medved
09-09-2013, 21:00
Tutto chiaro. però il discorso sugli obbiettivi fotografici è un po' differente perchè non lavorano ai limiti teorici della separazione e a f5,6 e f8 lavorano mediamente meglio perchè viene usata la parte centrale dell'obbiettivo che produce meno distorsioni geometriche e cromatiche. Invece mi convince molto di più la seconda parte della spiegazione quella che riguarda proprio le aberrazioni geometriche.

cherubino
10-09-2013, 18:30
concordo quasi totalmente con Valerio.
Ci sono però delle "specifiche" importanti e considerazioni da aggiungere.
Non ho tempo ora ma mi riprometto di farlo magari domani!

Paolo

medved
10-09-2013, 20:31
ah tra l'altro gli obiettivi fotografici hanno tutti diametri molto ampi rispetto alla lunghezza focale quindi con rapporti focali molto spinti per essere luminosi e devono coprire un area molto grande (quella della pellicola o del sensore digitale).

cherubino
11-10-2013, 20:05
Scusate, causa re-indirizzamento della home page del sito i link postati portano a "pagina vuota". Vi riposto quello nuovo corretto.

http://www.dark-star.it/astronomia-articoli/test-strumentali/jaeger-130-f5/

Paolo