cherubino
01-11-2022, 12:53
Vedo che "latitano" un poco confronti visuali sul campo e così condivido una esperienza che ritengo possa essere utile a chi è indeciso, confuso, timoroso o solamente curioso.
Ieri sera ho effettuato un lungo test comparativo, esclusivamente visuale, nella osservazione di Giove.
Avevo desiderio di capire, sul campo e con gli strumenti pronti, quale tra tre soluzioni consentisse una immagine più dettagliata e in generale migliore da osservare del gigante del sistema solare.
Per evitare di proporre strumenti di alto livello, costo, reperibilità ho messo a confronto un Bresser 152s con filtro Fringe killer (quindi un Petzval acromatico da 152mm di apertura e F5 di rapporto focale), un Meade ETX migliorato (solo tubo ottico ma con la culatta completamente rifatta in alluminio e una gestione migliore dello specchio primario, un paraluce ad hoc, ed una collimazione perfetta), e un Bresser 102/1000 AR con e senza filtro wrattem 8 (il giallo paglierino chiarissimo).
Diciamo che, dimensioni e pesi a parte, si tratta di strumenti che hanno un costo se non proprio paragonabile quantomeno alla portata di chiunque senza eccessivi patemi. (circa 800 euro per il 152S, 500 euro per il ETX, 340 euro per il 102 f10).
Ovviamente si tratta di costi indicativi che non tengono conto di oculari e diagonali di qualità nonché di eventuali filtraggi.
Poiché però sui forum esiste da anni diatriba sui consigli, sulle qualità del mak, sulla superiorità dei rifrattori, sulle "balle" a tavolino, ho voluto essere "stupidamente imparziale" e dimenticare affezioni e pregiudizi.
Stessi oculari (zoom e serie LV al lantanio di Vixen), medesimo range di ingrandimenti compresi tra i 100 e i 160 circa (al potere maggiore è stato effettuato il test sui dettagli massimi).
N.B.: Chi ritenesse che 160 ingrandimenti siano troppo pochi è assolutamente libero di farlo. Da oltre 30 anni però osservo Giove con ogni strumento e ho sempre ottenuto il massimo dei dettagli, in telescopi da 10/13 cm.) con poteri inferiori ai 200x. Solo in occasione di serate o siti osservativi scevri da umidità e quindi dotati di trasparenza ottima ho incontrato la possibilità di vedere "realmente" di più a 200/220x.
Ovviamente, affinché non vi siano fraintendimenti, strumenti di diametro maggiore NECESSITANO di ingrandimenti maggiori sul pianeta Giove poiché la raccolta di luce, elevata, tende a "bruciare" alcune sottostrutture.
Tra i 10 e i 13 cm., che si tratti anche dei migliori APO in commercio, il rapporto luminosità/dettaglio raggiunge il suo apice a poteri di 1,5 volte il diametro espresso in millimetri. Oltre si va, certamente, si ha una scala maggiore, ma i dettagli restano i medesimi.
Gli strumenti sono stati tutti ottimizzati e si presentano con una collimazione maniacale anche della posizione reciproca delle lenti (per i rifrattori questo ovviamente). Hanno tutti, SEMPRE dopo i vari interventi di "messa a punto", generato immagini ottime, piacevolissime, geometricamente corrette, capaci di sostenere range di ingrandimento congrui alle loro specifiche e privi sia di astrigmatismo che di sferica residua significativa. Tra tutti e tre la palma alla assenza o quasi di sferica va al ETX 125 e, a seguire, al 152/760 e al 102/1000 con valori che però, pur rilevabili, appaiono onestamente non significativi all'atto pratico.
Per onestà intellettuale devo dire che il takahashi FC100N (versione in fluorite e schema ottico Steinheil con aprtura di F10), virtulamente perfetto, risulta sueriore in focalizzazione a tutti e tre i contendenti e genera immagini "finte" per quanto attiene cromatica e pulzia. Detto questo la sua supeiorità, pur significativa, si traduce in dettagli un poco più fini e una visione ancor più rilassante ma non modifica sostanzialmente il pianeta Giove. festoni più dettagliati (un pochino), forse una banda in più visibile, accenno di ovali bianchi più netto, qualche cuspide più allungata.
Tornando ai tre contendenti va detto e sottolienato che erano tutti perfettamente acclimatati (la temperatura era comunque molto piacevole).
Va detto che entrambi i rifrattori (Bresser 152s e 102/1000) hanno presentato un residuo di cromatica spuria. Più accentuata (anche se contenuta) nel 152 e molto limitata nel 102 f10, scomparsa del tutto con il Wratten 8.
Tutti gli strumenti, per via della umidità della serata, hanno generato un pizzico di bordo cromatico (ben visibile nel 152s, quasi nullo nel 102 F10, ancor "meno di quasi nullo" nel Mak 125/1900)
La colorazione delle immagini, ossia la dominante di fondo, appariva ovviamente giallina sul 152S (per via del Fringe Killer), neutra nel Bresser 102/1000 con qualche accenno di spuria e con un solo velatissimo accenno di giallo (ma davvero poco) con il filtro giallo 8 che lo rendeva quasi del tutto apocromatico, tendenzialmente fredda e più "azzurra" nel mak 125.
Le condizioni di seeing apparivano medio-buone. Non eccezzionali ma superiori alla media e quindi identificabili con un 7/10 circa sulla scala da 0 a 10.
Il primo test ha visto un lungo confronto tra il Bresser 152 e il Mak 125 f15. Più cromatica e più giallo nel Bresser, immagine più "neutra" nel mak ma dettagli comparabili. Se devo essere del tutto sincero ho trovato una lieve superiorità del rifrattore nella zona equatoriale nord (in questo periodo meno carica e dettagliata alla indagine visuale) dove emergevano meglio striature all'oculare del Bresser 152S.
Le differenze sono apparrse molto risicate e la tendenza iniziale è sempre stata quella di preferire l'immagine del mak che a primo acchito appariva più "neutra". L'indagine prolungata ha però messo in evidenza che i dettagli non solo erano gli stessi ma emergevano maggiormente nel rifrattore da 15 cm. che inoltre, per via della assenza di ostruzione, era meno affetto dal microtremolio del seeing.
Il vincitore è però stato il Bresser 102/1000. Tutto quanto visibile negli altri due strumenti appariva non solo più bello ma anche più netto con un bilanciamento migliore della luminosità ed una facilità a percepire alcune dentellature nella NEB e SEB superiore.
Ho impiegato un po' di tempo e infine ho deciso che l'aggiunta del filtro giallo 8 conferiva al Bresser 102 F10 la ideale capacità di mostrare tutto quanto fosse possibile.
Ora, Giove era Giove in tutti gli strumenti: i dettagli visibili comparabili, le differenze delicate ma l'immagine del 102 emergeva sia per dettaglio che, soprattutto, per facilità e piacevolezza.
Il test è limitato a Giove, è limitato ad una serata, è limitato al mio solo occhio.
E' però indubbio che il terzo (il mio occhio) ha una certa esperienza (che io sia simpatico o meno è altra questione), è altrettanto indubbio che il pianeta fosse accettabilmente alto sull'orizzonte, pure indubbio che le condizioni di osservazione sono classiche (pur con un buon seeing) della nostra pianura e delle nostre città, magari in zone molto "verdi".
Il diagonale impiegato è stato il medesimo, di buona qualità, e i medesimi gli oculari (tutti di qualità medio elevata).
Al maksutov, che sempre mi piace moltissimo nella osservazione delle stelle doppie, critico una resa cromatica che mi è piaciuta non tanto. La sua "neutralità" appare solo al momento ma risulta molto diversa dalla "vera" neutralità che offre un rifrattore top apo da 10 cm. e che è capace di rendere al meglio sia i blu che i rossi, cosa che il maksutov tende a "velare e slavare un pochino" ammantando il tutto di un velo "grigio azzurro" che sembra togliere un poco di calore e di "vita" all'immagine.
Buone le sue prestazioni, indubbiamente, ma un classico acromatico da 10 cm. a fuoco medio lungo (f10 come quello in prova) se è DAVVERO ben tarato e quindi con un accoppiamento (per posizione) ideale tra crown e flint (o quantomeno prossimo all'essere ottimale), sul pianeta gassoso principale del sistema solare dice qualcosa in più...
Paolo
Ieri sera ho effettuato un lungo test comparativo, esclusivamente visuale, nella osservazione di Giove.
Avevo desiderio di capire, sul campo e con gli strumenti pronti, quale tra tre soluzioni consentisse una immagine più dettagliata e in generale migliore da osservare del gigante del sistema solare.
Per evitare di proporre strumenti di alto livello, costo, reperibilità ho messo a confronto un Bresser 152s con filtro Fringe killer (quindi un Petzval acromatico da 152mm di apertura e F5 di rapporto focale), un Meade ETX migliorato (solo tubo ottico ma con la culatta completamente rifatta in alluminio e una gestione migliore dello specchio primario, un paraluce ad hoc, ed una collimazione perfetta), e un Bresser 102/1000 AR con e senza filtro wrattem 8 (il giallo paglierino chiarissimo).
Diciamo che, dimensioni e pesi a parte, si tratta di strumenti che hanno un costo se non proprio paragonabile quantomeno alla portata di chiunque senza eccessivi patemi. (circa 800 euro per il 152S, 500 euro per il ETX, 340 euro per il 102 f10).
Ovviamente si tratta di costi indicativi che non tengono conto di oculari e diagonali di qualità nonché di eventuali filtraggi.
Poiché però sui forum esiste da anni diatriba sui consigli, sulle qualità del mak, sulla superiorità dei rifrattori, sulle "balle" a tavolino, ho voluto essere "stupidamente imparziale" e dimenticare affezioni e pregiudizi.
Stessi oculari (zoom e serie LV al lantanio di Vixen), medesimo range di ingrandimenti compresi tra i 100 e i 160 circa (al potere maggiore è stato effettuato il test sui dettagli massimi).
N.B.: Chi ritenesse che 160 ingrandimenti siano troppo pochi è assolutamente libero di farlo. Da oltre 30 anni però osservo Giove con ogni strumento e ho sempre ottenuto il massimo dei dettagli, in telescopi da 10/13 cm.) con poteri inferiori ai 200x. Solo in occasione di serate o siti osservativi scevri da umidità e quindi dotati di trasparenza ottima ho incontrato la possibilità di vedere "realmente" di più a 200/220x.
Ovviamente, affinché non vi siano fraintendimenti, strumenti di diametro maggiore NECESSITANO di ingrandimenti maggiori sul pianeta Giove poiché la raccolta di luce, elevata, tende a "bruciare" alcune sottostrutture.
Tra i 10 e i 13 cm., che si tratti anche dei migliori APO in commercio, il rapporto luminosità/dettaglio raggiunge il suo apice a poteri di 1,5 volte il diametro espresso in millimetri. Oltre si va, certamente, si ha una scala maggiore, ma i dettagli restano i medesimi.
Gli strumenti sono stati tutti ottimizzati e si presentano con una collimazione maniacale anche della posizione reciproca delle lenti (per i rifrattori questo ovviamente). Hanno tutti, SEMPRE dopo i vari interventi di "messa a punto", generato immagini ottime, piacevolissime, geometricamente corrette, capaci di sostenere range di ingrandimento congrui alle loro specifiche e privi sia di astrigmatismo che di sferica residua significativa. Tra tutti e tre la palma alla assenza o quasi di sferica va al ETX 125 e, a seguire, al 152/760 e al 102/1000 con valori che però, pur rilevabili, appaiono onestamente non significativi all'atto pratico.
Per onestà intellettuale devo dire che il takahashi FC100N (versione in fluorite e schema ottico Steinheil con aprtura di F10), virtulamente perfetto, risulta sueriore in focalizzazione a tutti e tre i contendenti e genera immagini "finte" per quanto attiene cromatica e pulzia. Detto questo la sua supeiorità, pur significativa, si traduce in dettagli un poco più fini e una visione ancor più rilassante ma non modifica sostanzialmente il pianeta Giove. festoni più dettagliati (un pochino), forse una banda in più visibile, accenno di ovali bianchi più netto, qualche cuspide più allungata.
Tornando ai tre contendenti va detto e sottolienato che erano tutti perfettamente acclimatati (la temperatura era comunque molto piacevole).
Va detto che entrambi i rifrattori (Bresser 152s e 102/1000) hanno presentato un residuo di cromatica spuria. Più accentuata (anche se contenuta) nel 152 e molto limitata nel 102 f10, scomparsa del tutto con il Wratten 8.
Tutti gli strumenti, per via della umidità della serata, hanno generato un pizzico di bordo cromatico (ben visibile nel 152s, quasi nullo nel 102 F10, ancor "meno di quasi nullo" nel Mak 125/1900)
La colorazione delle immagini, ossia la dominante di fondo, appariva ovviamente giallina sul 152S (per via del Fringe Killer), neutra nel Bresser 102/1000 con qualche accenno di spuria e con un solo velatissimo accenno di giallo (ma davvero poco) con il filtro giallo 8 che lo rendeva quasi del tutto apocromatico, tendenzialmente fredda e più "azzurra" nel mak 125.
Le condizioni di seeing apparivano medio-buone. Non eccezzionali ma superiori alla media e quindi identificabili con un 7/10 circa sulla scala da 0 a 10.
Il primo test ha visto un lungo confronto tra il Bresser 152 e il Mak 125 f15. Più cromatica e più giallo nel Bresser, immagine più "neutra" nel mak ma dettagli comparabili. Se devo essere del tutto sincero ho trovato una lieve superiorità del rifrattore nella zona equatoriale nord (in questo periodo meno carica e dettagliata alla indagine visuale) dove emergevano meglio striature all'oculare del Bresser 152S.
Le differenze sono apparrse molto risicate e la tendenza iniziale è sempre stata quella di preferire l'immagine del mak che a primo acchito appariva più "neutra". L'indagine prolungata ha però messo in evidenza che i dettagli non solo erano gli stessi ma emergevano maggiormente nel rifrattore da 15 cm. che inoltre, per via della assenza di ostruzione, era meno affetto dal microtremolio del seeing.
Il vincitore è però stato il Bresser 102/1000. Tutto quanto visibile negli altri due strumenti appariva non solo più bello ma anche più netto con un bilanciamento migliore della luminosità ed una facilità a percepire alcune dentellature nella NEB e SEB superiore.
Ho impiegato un po' di tempo e infine ho deciso che l'aggiunta del filtro giallo 8 conferiva al Bresser 102 F10 la ideale capacità di mostrare tutto quanto fosse possibile.
Ora, Giove era Giove in tutti gli strumenti: i dettagli visibili comparabili, le differenze delicate ma l'immagine del 102 emergeva sia per dettaglio che, soprattutto, per facilità e piacevolezza.
Il test è limitato a Giove, è limitato ad una serata, è limitato al mio solo occhio.
E' però indubbio che il terzo (il mio occhio) ha una certa esperienza (che io sia simpatico o meno è altra questione), è altrettanto indubbio che il pianeta fosse accettabilmente alto sull'orizzonte, pure indubbio che le condizioni di osservazione sono classiche (pur con un buon seeing) della nostra pianura e delle nostre città, magari in zone molto "verdi".
Il diagonale impiegato è stato il medesimo, di buona qualità, e i medesimi gli oculari (tutti di qualità medio elevata).
Al maksutov, che sempre mi piace moltissimo nella osservazione delle stelle doppie, critico una resa cromatica che mi è piaciuta non tanto. La sua "neutralità" appare solo al momento ma risulta molto diversa dalla "vera" neutralità che offre un rifrattore top apo da 10 cm. e che è capace di rendere al meglio sia i blu che i rossi, cosa che il maksutov tende a "velare e slavare un pochino" ammantando il tutto di un velo "grigio azzurro" che sembra togliere un poco di calore e di "vita" all'immagine.
Buone le sue prestazioni, indubbiamente, ma un classico acromatico da 10 cm. a fuoco medio lungo (f10 come quello in prova) se è DAVVERO ben tarato e quindi con un accoppiamento (per posizione) ideale tra crown e flint (o quantomeno prossimo all'essere ottimale), sul pianeta gassoso principale del sistema solare dice qualcosa in più...
Paolo