jk4u59
31-08-2024, 14:48
Buongiorno a tutti,
mi presento: sono Ivan, un nuovo membro. Mi piace da sempre la fotografia, un po’ in tutti i suoi generi (anche se preferisco le fotografie di paesaggio). Una volta -ovviamente- scattavo in analogico, da qualche anno invece mi sono convertito al digitale, apprezzando le enormi possibilità che questa tecnica offre rispetto al poco che riuscivo a fare a quei tempi.
Ma soprattutto sono curioso di sperimentare un po’ tutti i generi, anche quelli che, magari per motivi che non dipendono da me, non posso ragionevolmente praticare. Uno di questi è proprio l’astrofotografia: abitando in piena Milano non è pensabile sperare di scattare belle fotografie notturne dal terrazzo di casa, né ho il tempo di allontanarmi dai cieli illuminati per fare trasferte fotografiche notturne.
Uno dei tipici soggetti della fotografia astronomica, però, credo di riuscire a catturarlo decentemente anche da casa: è la Luna, naturalmente, talmente luminosa da poter sperare di ottenere buoni risultati anche con un cielo non perfettamente terso, senza disporre di inseguitori vari e senza dover passare notti al freddo.
Dopo aver ottenuto qualche risultato non terribile usando la mia Olympus E-M1 III (in formato micro4:3, quindi) con uno zoom Lumix VarioG 45-200mm, recentemente sono passato ad un altro tele, sempre della stessa “famiglia”, ma più potente (è un 100-300mm, equivalenti ad un poderoso 200-600mm in formato full-frame). Ma soprattutto, ho visto i risultati impressionanti ottenuti usando la tecnica del Photo Stacking per generare la cosiddetta “Luna a colori”, così ho iniziato a fare prove in tal senso, per ora accumulando varie sequenze di fotografie elementari, per poi processarle come ho visto fare in vari tutorial video.
Vorrei utilizzare -in cascata- PIPP, AutoStakkert!, ed infine Photoshop), ma prima ho un dubbio “teorico” a proposito della raccolta delle immagini di base, sul quale vorrei avere l’opinione di qualcuno più esperto di me:
Premessa: l’assunzione di base della tecnica del Photo Stacking in astrofotografia è che, sommando i contributi di molte immagini elementari scattate allo stesso soggetto in tempi diversi, i pixel di informazione (deterministici) si sommeranno, mentre quelli di rumore dovuti all'atmosfera terrestre (casuali ed indipendenti fra loro) si compenseranno fra di loro almeno in parte, dando luogo ad un’immagine finale di migliore qualità delle sue componenti di base. Le immagini di base che si possono processare possono andare da qualche unità fino a decine o addirittura centinaia, nell’assunzione che aumentando la forza del “segnale” (proporzionale al numero di immagini base) il peso del “rumore”, che si assume scorrelato fra un’immagine e l’altra, tenderà a diminuire di importanza.
Mio dubbio: “Esiste un intervallo di tempo minimo da rispettare fra uno scatto e l’altro, per cui rimanga valida l’assunzione che il rumore di ogni immagine sia indipendente da quello della precedente e di quella successiva?”
Io stavo pensando di usare lo scatto in sequenza, magari non alla massima velocità (la E-M1 III arriva a 15 fps), ma mi chiedo se questo sia corretto (nel senso che il rumore di ogni immagine rimanga scorrelato da quello delle immagini adiacenti)… o crei invece un'inutile sequenza che non porti ad alcun miglioramento nella qualità del risultato. :oops:
Qualcuno sa darmi una risposta o un consiglio?
Grazie in anticipo :)
Ivan, Milano
mi presento: sono Ivan, un nuovo membro. Mi piace da sempre la fotografia, un po’ in tutti i suoi generi (anche se preferisco le fotografie di paesaggio). Una volta -ovviamente- scattavo in analogico, da qualche anno invece mi sono convertito al digitale, apprezzando le enormi possibilità che questa tecnica offre rispetto al poco che riuscivo a fare a quei tempi.
Ma soprattutto sono curioso di sperimentare un po’ tutti i generi, anche quelli che, magari per motivi che non dipendono da me, non posso ragionevolmente praticare. Uno di questi è proprio l’astrofotografia: abitando in piena Milano non è pensabile sperare di scattare belle fotografie notturne dal terrazzo di casa, né ho il tempo di allontanarmi dai cieli illuminati per fare trasferte fotografiche notturne.
Uno dei tipici soggetti della fotografia astronomica, però, credo di riuscire a catturarlo decentemente anche da casa: è la Luna, naturalmente, talmente luminosa da poter sperare di ottenere buoni risultati anche con un cielo non perfettamente terso, senza disporre di inseguitori vari e senza dover passare notti al freddo.
Dopo aver ottenuto qualche risultato non terribile usando la mia Olympus E-M1 III (in formato micro4:3, quindi) con uno zoom Lumix VarioG 45-200mm, recentemente sono passato ad un altro tele, sempre della stessa “famiglia”, ma più potente (è un 100-300mm, equivalenti ad un poderoso 200-600mm in formato full-frame). Ma soprattutto, ho visto i risultati impressionanti ottenuti usando la tecnica del Photo Stacking per generare la cosiddetta “Luna a colori”, così ho iniziato a fare prove in tal senso, per ora accumulando varie sequenze di fotografie elementari, per poi processarle come ho visto fare in vari tutorial video.
Vorrei utilizzare -in cascata- PIPP, AutoStakkert!, ed infine Photoshop), ma prima ho un dubbio “teorico” a proposito della raccolta delle immagini di base, sul quale vorrei avere l’opinione di qualcuno più esperto di me:
Premessa: l’assunzione di base della tecnica del Photo Stacking in astrofotografia è che, sommando i contributi di molte immagini elementari scattate allo stesso soggetto in tempi diversi, i pixel di informazione (deterministici) si sommeranno, mentre quelli di rumore dovuti all'atmosfera terrestre (casuali ed indipendenti fra loro) si compenseranno fra di loro almeno in parte, dando luogo ad un’immagine finale di migliore qualità delle sue componenti di base. Le immagini di base che si possono processare possono andare da qualche unità fino a decine o addirittura centinaia, nell’assunzione che aumentando la forza del “segnale” (proporzionale al numero di immagini base) il peso del “rumore”, che si assume scorrelato fra un’immagine e l’altra, tenderà a diminuire di importanza.
Mio dubbio: “Esiste un intervallo di tempo minimo da rispettare fra uno scatto e l’altro, per cui rimanga valida l’assunzione che il rumore di ogni immagine sia indipendente da quello della precedente e di quella successiva?”
Io stavo pensando di usare lo scatto in sequenza, magari non alla massima velocità (la E-M1 III arriva a 15 fps), ma mi chiedo se questo sia corretto (nel senso che il rumore di ogni immagine rimanga scorrelato da quello delle immagini adiacenti)… o crei invece un'inutile sequenza che non porti ad alcun miglioramento nella qualità del risultato. :oops:
Qualcuno sa darmi una risposta o un consiglio?
Grazie in anticipo :)
Ivan, Milano