marianna
04-12-2014, 00:17
Buonasera forum, dato che due temerari (Gitt e PHIL53) hanno coraggiosamente richiesto un report sulla mia prima osservazione di Giove, eccomi di nuovo a voi con un'altra valanga di chiacchiere (per dirla alla Manzoni: la sventurata rispose :biggrin:).
Allora...sono certa che ormai alcuni di voi si saranno fatti un'idea precisa e non troppo lusinghiera delle mie capacità, per cui nessuno si stupirà troppo se dico che Giove e' stato il primo oggetto che sono riuscita a inquadrare col telescopio, perché praticamente è come sparare in una botte di aringhe. È talmente grosso e luminoso che se lo punti senza cercatore vedi il suo chiaro alone già prima che il pianeta ti entri nell'oculare.
Certo, il gigante freddo è stata una sorpresa mozzafiato: dopo aver trascorso le prime due ore e mezza della mia prima sera tele-munita a cercare M42 e a non riuscire a vederla (con lampioni accesi in piazza ho in seguito capito che non si possono proprio vedere le nebulose qui da me), quando ho spostato il cercatore su quel puntino scintillante che sapevo essere Giove non pensavo proprio che ad attendermi nell'oculare ci fosse una meravigliosa, perfetta, grossa sfera di luce calda prodigiosamente sospesa nel vuoto, con allineati in linea retta tutti e quattro i suoi satelliti galileiani in una geometria talmente pura da lasciare annichiliti, piccoli, senza parole.
Io non ho una gran memoria fotografica. Sono un tipo più "uditivo" che "visivo", ma giuro che quella prima immagine di Giove ce l'ho stampata nella mente come fosse scolpita nella pietra. Ricordo tutto con insolita ed estrema nitidezza: il nero del cielo che si stemperava in un tenue chiarore lattescente attorno al pianeta, il tremolio leggero dell'immagine dovuto alle turbolenze atmosferiche, che mi dava quasi l'impressione di verderlo ruotare su se' stesso come una gigantesca, terribile trottola divina, la linea retta su cui magicamente poggiavano le sue quattro lune, anch'esse ammantate di un chiarore bianco-bluastro, la sensazione di "matericita' " di quella immagine, così diversa dalle fotografie o dai filmati visibili sugli schermi televisivi. Quella era vera! Io in quel momento stavo avendo il privilegio di spiare la perfezione del creato dal buco della chiave! Ricordo che quando ho realizzato questo concetto ho provato meraviglia, ma anche paura e smarrimento. Icaro si brucio' le ali volando troppo vicino al sole. Prometeo fu punito per aver rubato agli dei il fuoco. In molte culture umane e' presente questo assioma: non avvicinarti troppo alla grandezza, o ne verrai schiacciato. Beh, adesso che ho provato sulla mia pelle, credo si possa rimanere schiacciati anche solo osservando il cielo con un semplice 130/900.
La prima volta sono riuscita a vedere questo. Ma ero sicura che ci fosse altro. Era solo una questione di allenamento e di seeing, forse anche di qualità degli oculari e probabilmente avrei scorto qualche altro particolare in più.
Ed infatti così e' stato: qualche sera dopo, tornando ad inquadrarlo, mi sono imposta di concentrarmi bene sul pianeta e non sull'effetto d'insieme dell'immagine completa dei satelliti, che tuttavia mi lascia sempre senza fiato ed è difficile da ignorare seppur temporaneamente, tanto è ammaliante la geometria e la purezza delle sue linee. Dunque ho cominciato sostituendo il 20 mm con il 10, focheggiando molto lentamente e provando a variare leggermente la distanza del mio occhio dall'oculare e mi sono accorta che l'impressione di "rotazione" che mi dava Giove era data non solo dal leggero friggere dell'immagine, ma anche dalla presenza di due linee scure trasversali che lo percorrevano: avevo visto le due bande equatoriali nord e sud! Sempre allontanando e avvicinando l'occhio all'oculare, sono riuscita a scorgere per alcuni secondi anche una terza banda, che tenuto conto dell'immagine rovesciata, deduco fosse la temperata settentrionale. Il colore delle bande era sul marrone.
Ero talmente felice e stupita da quelle immagini che sono rientrata a chiamare il mio compagno (fotografo) per condividere la mia gioia con lui. Mentre lo trascinavo fuori, gli spiegavo febbrilmente che non doveva assolutamente toccare o appoggiarsi al telescopio, che doveva abituarsi al buio, che i particolari li avrebbe notati solo dopo un po' di minuti di attenta osservazione. Lui ha guardato per qualche secondo nell'oculare, poi si è girato verso di me e mi ha detto:-ah, e' questo Giove? Ma è sovraesposto!- :ninja:
Allora...sono certa che ormai alcuni di voi si saranno fatti un'idea precisa e non troppo lusinghiera delle mie capacità, per cui nessuno si stupirà troppo se dico che Giove e' stato il primo oggetto che sono riuscita a inquadrare col telescopio, perché praticamente è come sparare in una botte di aringhe. È talmente grosso e luminoso che se lo punti senza cercatore vedi il suo chiaro alone già prima che il pianeta ti entri nell'oculare.
Certo, il gigante freddo è stata una sorpresa mozzafiato: dopo aver trascorso le prime due ore e mezza della mia prima sera tele-munita a cercare M42 e a non riuscire a vederla (con lampioni accesi in piazza ho in seguito capito che non si possono proprio vedere le nebulose qui da me), quando ho spostato il cercatore su quel puntino scintillante che sapevo essere Giove non pensavo proprio che ad attendermi nell'oculare ci fosse una meravigliosa, perfetta, grossa sfera di luce calda prodigiosamente sospesa nel vuoto, con allineati in linea retta tutti e quattro i suoi satelliti galileiani in una geometria talmente pura da lasciare annichiliti, piccoli, senza parole.
Io non ho una gran memoria fotografica. Sono un tipo più "uditivo" che "visivo", ma giuro che quella prima immagine di Giove ce l'ho stampata nella mente come fosse scolpita nella pietra. Ricordo tutto con insolita ed estrema nitidezza: il nero del cielo che si stemperava in un tenue chiarore lattescente attorno al pianeta, il tremolio leggero dell'immagine dovuto alle turbolenze atmosferiche, che mi dava quasi l'impressione di verderlo ruotare su se' stesso come una gigantesca, terribile trottola divina, la linea retta su cui magicamente poggiavano le sue quattro lune, anch'esse ammantate di un chiarore bianco-bluastro, la sensazione di "matericita' " di quella immagine, così diversa dalle fotografie o dai filmati visibili sugli schermi televisivi. Quella era vera! Io in quel momento stavo avendo il privilegio di spiare la perfezione del creato dal buco della chiave! Ricordo che quando ho realizzato questo concetto ho provato meraviglia, ma anche paura e smarrimento. Icaro si brucio' le ali volando troppo vicino al sole. Prometeo fu punito per aver rubato agli dei il fuoco. In molte culture umane e' presente questo assioma: non avvicinarti troppo alla grandezza, o ne verrai schiacciato. Beh, adesso che ho provato sulla mia pelle, credo si possa rimanere schiacciati anche solo osservando il cielo con un semplice 130/900.
La prima volta sono riuscita a vedere questo. Ma ero sicura che ci fosse altro. Era solo una questione di allenamento e di seeing, forse anche di qualità degli oculari e probabilmente avrei scorto qualche altro particolare in più.
Ed infatti così e' stato: qualche sera dopo, tornando ad inquadrarlo, mi sono imposta di concentrarmi bene sul pianeta e non sull'effetto d'insieme dell'immagine completa dei satelliti, che tuttavia mi lascia sempre senza fiato ed è difficile da ignorare seppur temporaneamente, tanto è ammaliante la geometria e la purezza delle sue linee. Dunque ho cominciato sostituendo il 20 mm con il 10, focheggiando molto lentamente e provando a variare leggermente la distanza del mio occhio dall'oculare e mi sono accorta che l'impressione di "rotazione" che mi dava Giove era data non solo dal leggero friggere dell'immagine, ma anche dalla presenza di due linee scure trasversali che lo percorrevano: avevo visto le due bande equatoriali nord e sud! Sempre allontanando e avvicinando l'occhio all'oculare, sono riuscita a scorgere per alcuni secondi anche una terza banda, che tenuto conto dell'immagine rovesciata, deduco fosse la temperata settentrionale. Il colore delle bande era sul marrone.
Ero talmente felice e stupita da quelle immagini che sono rientrata a chiamare il mio compagno (fotografo) per condividere la mia gioia con lui. Mentre lo trascinavo fuori, gli spiegavo febbrilmente che non doveva assolutamente toccare o appoggiarsi al telescopio, che doveva abituarsi al buio, che i particolari li avrebbe notati solo dopo un po' di minuti di attenta osservazione. Lui ha guardato per qualche secondo nell'oculare, poi si è girato verso di me e mi ha detto:-ah, e' questo Giove? Ma è sovraesposto!- :ninja: