Il censimento delle stelle

Hanno scelto il nome della divinità che ha donato agli umani il cielo, generando Urano. Gaia, missione dell'Esa, ha appena pubblicato il più minuzioso censimento di stelle della nostra galassia. Come nella "Teogonia" di Esiodo, la moderna Gaia ci ha regalato una nuova visione e un nuovo godimento del cielo. Ha arricchito la mappa dei corpi celesti che ci circondano con informazioni dettagliate sulla loro posizione e luminosità, e sulla velocità con cui si muovono. Come ci informa il Corriere della Sera, in un bell'articolo pubblicato il 4 dicembre scorso a firma di Guido Tonelli, è stato tracciato un catalogo che permetterà nuovi studi per far luce sui tanti misteri che ancora si nascondono nel mondo delle grandi distanze cosmiche. Nella nuova banca di dati più di un milione e mezzo di quasar, gli oggetti più luminosi dell'universo, che abitano il cuore più nascosto di galassie lontane. La loro incredibile luminosità testimonia della presenza di un buco nero super-massiccio, oggetti mostruosi, la cui massa può superare di milioni, talvolta di miliardi di volte, quella del Sole. L'emissione di radiazione elettromagnetica in una ampia regione dello spettro trae origine dalla caduta di materia verso il buco nero al centro della galassia. I fotoni raccolti da Gaia per costruire il suo catalogo sono i lampi di radiazione emessi nell'ultima agonia di interi mondi: vengono stritolati dal buco nero centrale e irraggiano energia mentre precipitano verso l'abisso. Nel silenzio assoluto del cosmo l'attività incessante dei buchi neri super-massicci ci racconta una sequenza interminabile di impressionanti catastrofi e cataclismi di proporzioni inaudite. I nuovi dati di Gaia ci permetteranno di capire meglio questo lato oscuro dell'universo e gettare uno sguardo su quei mondi lontani dominati dai fenomeni caotici che anche la nostra galassia ha attraversato, all'inizio della sua storia, molti miliardi di anni fa.

Con questo "censimento delle stelle" quindi quasi due miliardi di stelle della nostra galassia, la Via Lattea, hanno perso quindi molti misteri, ma certamente non il loro fascino. Una nuova mappa celeste, la più precisa mai disegnata grazie al satellite astronomico Gaia dell'Esa europea, traccia l'identikit di un miliardo e ottocentoundici milioni, settecentonovemila settecentosettantuno astri della nostra isola cosmica; cento milioni in più rispetto all'ultimo censimento di due anni fa. I dati raccolti descrivono i loro movimenti, le velocità con cui si muovono, ma anche la luminosità e persino il colore. "Un censimento così definito era un sogno degli scienziati del cielo perchè da qui si partirà per nuove scoperte", commenta Mario Lattanzi dell'Istituto nazionale di astrofisica (che coordina con Asi la partecipazione italiana al piano europeo) in un altro bell'articolo, a firma di Giovanni Caprara, apparso sempre sul Corriere della Sera lo scorso 4 dicembre. Il satellite Gaia è volato in orbita nel 2013 e da allora il suo occhio scruta l'universo consentendo di compilare i primi cataloghi della Via Lattea e oltre. Cominciando dai dintorni del Sole dove ora, dopo le ricognizioni dell'ultimo anno, sappiamo tutto di oltre 330 mila stelle presenti fino a una distanza di 326 anni luce. "Prima di Gaia conoscevamo solo il 10% di questi astri" nota Lattanzi. A giocare a favore è la sensibilità dei suoi strumenti capaci di cogliere una luminosità un milione di volte più debole di quella percepita dal nostro occhio. E non solo. Si è pure riusciti a migliorare del 30% il calcolo della distanza degli astri e del 50% i loro spostamenti. E si è stabilito inoltre con quale accelerazione (appena 7 millimetri al secondo) il nostro sistema solare si muove mentre compie un giro intorno al cuore galattico in 200 milioni di anni. Misure dettagliate che impressionano, frutto di un'esclusiva scientifica europea e italiana sviluppata dal 1989 con la partenza del primo satellite, Hipparcos, destinato a queste complicate indagini. L'altro giorno, quando l'Esa ha aperto il cassetto dei dati, immediatamente ricercatori dagli Stati Uniti, dalla Cina, dal Giappone, dall'Australia si sono collegati per avviare nuovi studi. Tra i primi risultati ottenuti, guardando nel circondario della Via Lattea, Gaia ha mostrato che cosa sta succedendo alle nubi di Magellano, le due galassie più vicine alla nostra, distanti 160 mila anni luce, mostrando come la più grande stia divorando la minore attirando un fiume di stelle diventando ormai quasi un ponte tra le due isole. "E poi siamo riusciti a vedere altre stelle che stanno cadendo verso il piano galattico-racconta Lattanzi-. Sono i resti astrali del cannibalismo cosmico, di cui è stata protagonista la nostra via Lattea divorando la più piccola, battezzata Sagittario, tra 300 e 900 milioni di anni fa. Nelle prossime ricognizioni questi astri non li vedremo più perchè ormai saranno diventati parte integrante della nostra isola celeste". Ora si prepara il futuro. "Il prossimo passo-anticipa l'astronomo-sarà la raccolta degli spettri ad alta risoluzione di milioni di astri. Così, analizzando più in profondità la loro luce, scopriremo anche i segreti ancora ben nascosti della loro natura".