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    [DSJ] Deep Sky Journal N° 60 (Maggio 2015) NGC 4361

    Nel numero 60 del DSJ di Astronomia.com lasceremo per un’attimo la priorità agli oggetti galattici e vi porterò ad immergervi in una costellazione talvolta bistrattata e dimenticata ma che ospita al suo interno un cospicuo numero di oggetti deep sky davvero unici, uno di questi è sicuramente NGC 4361 che si trova all’interno della costellazione del Corvo.

    FOTO NGC 4361:

    download.jpg
















    La NGC 4361 è una bellissima nebulosa planetaria scoperta nel 1785 da F.Herschel con un telescopio riflettore di 18.5” ed è rintracciabile alle coordinate celesti di Ascensione Retta 12h 24m 31s e di Declinazione -18° 47’ 09”.

    La nebulosa brilla di una rassicurante magnitudine visuale di +10.9 ed una Luminosità Superficiale di +11.10, l’intera struttura è “illuminata” dalla radiazione emessa dalla sua nana bianca posta al suo interno che è di magnitudine +13.21. le sue dimensioni apparenti sono di 1.9' x 1.9' la sua distanza è stimata in 4.300 a.l. ed è catalogata anche come PK294+43.1.

    TROVIAMO NGC 4361 CON STELLARIUM:

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    Vi siete spaventati all’inizio quando ho accennato che il suo scopritore ha usato un telescopio da 18.5”?
    Immagino di si, comunque il fatto è stato voluto perché in realtà la NGC 4361 nonostante transiti molto bassa alle nostre latitudini italiane (-18°) ha una buona luminosità superficiale che la rende rintracciabile in cielo anche con uno strumento da 100-120mm purché posizionato sotto un cielo privo di Inquinamento Luminoso e con una buona trasparenza.

    Comunque quando la rintraccio in visuale generalmente parto da Algorab (delta Corvi +2.94 [tra l’altro interessante stella binaria]) e traccio una retta immaginaria che la congiunge con Epsilon Corvi (+3.02) e la trovo a circa metà retta.

    CONSIDERAZIONI OSSERVATIVE:

    Ho osservato l’ultima volta la ngc 4361 il 1/06/2014 con il mio CPC 1100 e con un’oculare Explorer Scientific 14mm 82° (200x circa) con un SQM di 21.08 in una serata dove l’umidità ha raggiunto il 70%:

    dagli appunti:

    interessante planetaria dall’aspetto asimmetrico e mediamente vasta, a 200x con l’aggiunta di un filtro UHC-S si risaltano i dettagli forti e una concentrazione più preponderante di materia che rende la nebulosa di forma oblunga. A NordEst ha una strana caduta nebulare a circa ¾.

    APPUNTI DI ASTROFISICA:

    da un punto di vista astrofisico, la NGC 4361 è un’oggetto davvero interessante e peculiare, studi passati hanno evidenziato infatti una struttura sicuramente bipolare (cosa non rara nelle nebulose planetarie) ma molto probabilmente addirittura quadrupolare.

    Infatti, nell’osservazione nell’infrarosso del telescopio Spitzer, la nebulosa presenta numerosi “nodi” e filamenti che si dipartono dal nucleo centrale. Più semplicemente si può asserire che la NGC 4361 è composta da due principali strutture, un guscio esterno con una morfologia filamentosa ed uno interno dove si evidenzia una condensazione massiccia centrale.

    Da ultimissime osservazioni, addirittura, sembra che ci sia la presenza di un’ulteriore nana bianca all’interno del guscio nebulare a spiegare la natura quadrupolare della nebulosa, anche se quest’ultimo studio è tutt’ora da confermare.

    UN POCHINO DI STORIA (tratto liberamente da Wikipedia...):

    Anders_Jonas_Ångström_-_001.pngAnders Jonas Ångström (Lögdö, 13 agosto 1814 – Uppsala, 21 giugno 1874) è stato un fisico svedese, uno dei fondatori della scienza della spettroscopia.

    Venne nominato direttore dell'Osservatorio astronomico di Uppsala nel 1843, dove divenne professore di fisica nel 1858. Fece ricerche sul calore, sul magnetismo, e soprattutto di ottica.

    La sua combinazione dello spettroscopio con la fotografia per lo studio del sistema solare riuscì a provare che il Sole contiene idrogeno. Pubblicò la sua approfondita ricerca sullo spettro solare in Recherches sur le spectre solaire (1868), che comprende dettagliate misurazioni di più di mille linee spettrali.

    In un documento presentato all'Accademia delle Scienze di Stoccolma nel 1853, egli non solo evidenziò che la scintilla elettrica produce due spettri sovrapposti, uno per il metallo dell'elettrodo e l'altro per il gas in cui passa, ma dedusse dalla teoria della risonanza di Eulero che un gas incandescente emette raggi luminosi della stessa capacità rifrattiva di quelli che può assorbire. Questa esposizione, come fece notare Sir Edward Sabine quando lo premiò con la medaglia Rumford della Royal Society nel 1872, contiene un principio fondamentale dell'analisi spettrale e, anche se per diversi anni venne trascurato, lo fa rientrare tra i fondatori della spettroscopia.

    Ångström fu il primo, nel 1867, ad esaminare lo spettro dell'aurora boreale, di cui individuò e misurò la caratteristica linea brillante nella regione giallo-verde nello spettro elettromagnetico.

    L'angstrom, l'unità con cui si misura la lunghezza d'onda della luce, prende il suo nome. Questa unità viene usata sia in cristallografia, sia in spettroscopia.

    Suo figlio, Knut Johan Ångström (1857-1910), fu anche lui fisico e astronomo, noto per le ricerche all'Università di Uppsala sulla radiazione solare e per la realizzazione di strumenti di misura.

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