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    SuperNova L'avatar di Valerio Ricciardi
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    Una sequenza di immagini sull'evoluzione della calotta artica terrestre

    Prima guardatevi questa sequenza realizzata in CG ma basata su dati rilevati effettivamente:

    http://www.lastampa.it/2016/11/07/mu....html?replay=1

    Ora... abbiamo appena finito di gioire per gli accordi di Parigi (COP 21), il primo tentativo serio e non parolaio di occuparsi dell'apparentemente evidente fase di progressivo riscaldamento globale - almeno nell'emisfero settentrionale - che nelle giornate presenti di Marrakesh (COP 22) dovrebbero trovare finalmente anche una regolamentazione attuativa di dettaglio.

    Al di là di considerazioni generali sulla personalità e le idee del futuro Presidente USA, di cui non è il caso di parlare perché poi qualcuno che deragli il thread con improbabili correlazioni con la nostra politica interna salta fuori sempre, una delle principali preoccupazioni [fra quelle concrete, come in ogni campagna elettorale ogni candidato fa un bel po' di promesse-fuffa, anche quando sa benissimo che sono del tutto irrealizzabili] del mondo scientifico connesse all'elezione di Trump a Presidente degli USA e capo dell'Esecutivo, è la spesso rimarcata intenzione di tendere all'autosufficienza energetica degli USA (idea in sé condivisibile in linea di principio) puntando su un massiccio rilancio dell'estrazione e del consumo interno di carbone (sic) e su una intensificazione delle ricerche e perforazioni per ricavare altro petrolio anche in aree protette e parchi nazionali come in Alaska (e questa fu ed è anche una battaglia convintissima di Sarah Palin, l'estremista di destra e antiambientalista sfegatata, che si fece filmare mentre dopo averlo colpito con una carabina sgozzava personalmente con un coltellaccio da cacciatore un cervo affermando "quando faccio qualcosa mi piace farla bene fino in fondo").

    Questo si sarebbe un guaio serio.
    Colla promessa del rilancio del carbone Trump ha drenato massicciamente i voti di una classe di poveri workers legati a suo tempo a quella filiera, e di cui i democrats americani si sono (realmente!!) colpevolmente dimenticati. Quando non riesci ad arrivare a fine mese neppure col secondo lavoro (molti fanno anche il terzo lavoretto in nero con piccoli interventi di manutenzione e tinteggiatura etc nelle case del loro quartiere) difficile convincerti che è giusto che tu non abbia i soldi neppure per far manutenzione alla tua vecchia macchina perché il buco dell'ozono, i mutamenti climatici, gli orsi polari affamati che non hanno i lastroni di ghiaccio su cui recuperare le forze, il rallentamento della Corrente del Golfo eccetera.

    L'autore del testo sotto è un vecchio cronista di grande esperienza, che vive da moltissimi anni negli USA, è lontano ormai dalle beghe nostrane e ha seguito alcune gravi crisi internazionali come il genocidio in Ruanda, la rivolta di piazza Tahrir in Egitto, gli attentati dell'11 settembre 2001, la protesta di Occupy Wall Street.
    Leggete questa sua succinta analisi su La Stampa:

    Clima, Trump cerca una strada per uscire dall’accordo di Parigi

    La Casa Bianca al neo leader: è un’intesa internazionale, non puoi annullarla. I timori degli scienziati a Marrakech: “Se gli Usa si ritirano, non c’è un piano B”

    PAOLO MASTROLILLI
    Inviato a New York

    Donald Trump sta cercando una scorciatoia per uscire dal Trattato sul clima di Parigi. Lo ha rivelato alla «Reuters» una fonte del Team per la transizione. Per Trump il riscaldamento globale è «un falso» e già in campagna elettorale aveva promesso che avrebbe fatto di tutto per tirare fuori l’America dall’accordo di Parigi del dicembre 2015 ed entrato in vigore il 4 novembre scorso non appena raggiunto il numero limite delle ratifiche. L’idea dei consiglieri di Trump è studiare un modo per by-passare la procedura lunga 4 anni per uscire dall’accordo.

    La Casa Bianca intanto tenta di difendere gli accordi internazionali. Venerdì, alla vigilia dell’ultimo viaggio in Europa del capo della Casa Bianca, l’amministrazione ha lanciato un monito ai successori, nel tentativo di salvare il salvabile della sua eredità politica. Il messaggio è diretto: il trattato sul clima e l’accordo nucleare con l’Iran non si toccano. O quanto meno sarà molto difficile toccarli, perché sono intese multilaterali firmate anche da altri Paesi, e incastonate nel diritto internazionale.

    Fonti vicine a Trump hanno fatto sapere che durante l’incontro di giovedì, il presidente eletto ha chiesto al predecessore di non prendere impegni vincolanti sulla scena globale nelle ultime settimane del suo mandato. In particolare si riferiva al viaggio che Obama comincerà martedì, andando in Grecia, Germania e Perù. La prima tappa servirà a riconoscere le riforme di Atene e riflettere su cosa è stato fatto e cosa resta da fare per superare la crisi economica cominciata nel 2008. La seconda, oltre a sottolineare l’importanza dell’alleato tedesco, rappresenterà l’addio di Barack all’Europa, in particolare quando il 18 incontrerà i leader di Germania, Italia, Gran Bretagna, Francia e Spagna.

    Venerdì sera il vice consigliere per la Sicurezza nazionale Ben Rhodes ha tenuto forse la sua ultima conference call con i giornalisti, per introdurre i temi della visita, e ha risposto indirettamente all’avvertimento ricevuto a mezzo stampa dallo staff del nuovo presidente. Obama sa che non può prendere impegni per il futuro, ma sta cercando di salvare almeno in parte quelli che ha promosso in passato. Il primo è l’accordo sul clima firmato l’anno scorso a Parigi, e il secondo è quello sul nucleare con l’Iran. Rhodes ha spiegato che «abbiamo presente cosa è stato detto durante la campagna elettorale, ma annullarli sarebbe difficile, per la loro natura». L’intesa contro il riscaldamento globale, infatti, è un trattato internazionale firmato in sede Onu, già entrato in vigore anche per Washington. Quella con Teheran, poi, non riguarda solo gli Usa: è stata negoziata e siglata dagli alleati europei e dalla Russia, e ufficializzata con una risoluzione Onu legalmente vincolante. La Casa Bianca potrebbe anche cercare di rinnegarla, ma gli altri avrebbero il diritto di procedere con l’applicazione, isolando gli Usa e favorendo l’Iran.

    Proprio in questi giorni a Marrakesh è in corso la conferenza annuale dell’Onu sul clima, finalizzata a far procedere l’accordo di Parigi, dove gli Usa si sono impegnati a ridurre di un quarto le loro emissioni entro il 2025. Gli scienziati avvertono: se Washington si ritira, non c’è un piano B per salvare il pianeta.


    Capito, si?

    (fonte: http://www.lastampa.it/2016/11/13/es...kJ/pagina.html )
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