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    Sole L'avatar di Ro84
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    Australia Occidentale, 17-18 marzo 2018

    Ciao a tutti! Pubblico qui il report di un’osservazione facente parte di una serie di sessioni osservative fatte in Australia. L’ho già pubblicata altrove, ma qua la arricchisco ulteriormente di particolari.

    Preambolo

    Sebbene non fossi ancora mai stato a sud dell’equatore, avevo già una grande esperienza dell’osservazione delle costellazioni australi, avendo osservato per lunghi periodi dalla latitudine di 8°N. Quando dunque mi si è presentata l’occasione di potermi trovare per alcuni mesi alla latitudine di 32°S, coincidenti con la città di Perth, in Australia Occidentale, mi sono mosso con molto anticipo per organizzare le cose nel modo più proficuo possibile, sia dalla città (portandomi il mio 10x40), sia dalla campagna. Oltretutto, ci sarebbe stata l’occasione di far vivere una serie di esperienze osservative indimenticabili anche alla mia ragazza.

    Fra i miei amici australiani vi sono infatti anche due astrofili, rigorosamente dobsoniani, dotati di ottimi strumenti in gran parte autocostruiti. Conoscono un punto fuori città che risulta particolarmente adatto per le osservazioni, a circa 100 km da Perth, in una radura alla periferia di una grande foresta di eucalipti nel più puro stile australiano, popolata da canguri e dove all’alba e al tramonto echeggiano i famosi richiami dei kookaburra. Durante i quattro mesi di permanenza ci siamo visti diverse volte, la prima delle quali due giorni prima di Natale 2017. In questo report riporto l’esperienza osservativa di gran lunga più significativa perché più completa e più proficua, quella della notte fra il 17 e il 18 marzo 2018.

    Sito e organizzazione

    La partenza da Perth è alle ore 17, un’ora e mezzo prima del tramonto del Sole (in Australia Occidentale non si usa più l'ora legale, dopo pochi anni di sperimentazione, mentre è ampiamente usata in altri stati temperati dell'Australia). Come le altre volte, si va con un SUV di quelli robusti e spartani, tipici mezzi adatti a percorrere le grandi distanze australiane. Il rimorchio è grande come una piccola roulotte. Per raggiungere il punto di osservazione si percorre una tangenziale e poi una strada statale che risale le colline boscose a est della città, proseguendo per una quarantina di km fino a una stazione di servizio in una località chiamata “The Lakes”. Da qui si prosegue per una strada secondaria e poi per altre due strade, per altri 40 km, fino a raggiungere un grande spiazzo circondato dalla foresta, poco prima che questa lasci il posto alle distese coltivate che, proseguendo verso est, lasciano a loro volta il posto all’arido Outback australiano. L’altitudine è di circa 300 metri e la città si trova a un centinaio di km, per cui il suo chiarore è solo remotamente visibile in direzione ovest in condizioni di buio assoluto, mentre in tutte le altre direzioni non ci sono città con più di 10.000 abitanti per centinaia o migliaia di km. Inutile quindi dire che le condizioni fossero praticamente ideali; inoltre l’aria estiva in Australia Occidentale è particolarmente secca (il clima di Perth è di tipo mediterraneo, con inverni miti e umidi ed estati torride, per giunta prive del famigerato “anticiclone africano” che ci riversa umidità esagerata), quindi ben si presta alle osservazioni astronomiche.

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    Il sito di osservazione, in mezzo alla boscaglia

    La strumentazione al completo è di quelle delle grandi occasioni: un binocolo Miyahuchi da 100mm, posizionato su montatura a bilanciere con la forma a pantografo, che permette possibilità d’orientamento illimitate e tutte estremamente comode; tre Dobson manuali da 20” (51cm) piuttosto corti ma molto ben definiti, orientabili con grande facilità nonostante le dimensioni e dotati di Red Dot; un Dobson da 25” (64cm) motorizzato e un Dobson da 28” (71cm), anch’esso motorizzato. Piccole scalette per i Dobson da 20” e due scale da 2 metri per i telescopi maggiori. Più alcune sdraiette, su cui fare delle rilassanti pause per osservare a occhio nudo. Quattro persone in totale, ma ben sei strumenti a disposizione. Grazie all’abbondanza strumentale, posso sostanzialmente monopolizzare il binocolo e uno dei Dobson da 20” (rigorosamente manuale e con annessa scalettina a due gradini), fra i quali posso continuamente alternare per condurre le osservazioni nel modo più completo possibile.

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    In primo piano il Miyahuchi da 100mm, in secondo piano due dei tre dobson da 20" e la sdraietta

    Il tramonto

    Mentre si procede a montare la strumentazione, il chiarore del crepuscolo diminuisce sempre più, mentre i rumori della natura si calmano. La Luna è completamente assente, trovandoci a ridosso del novilunio, e già una decina di minuti dopo il tramonto appare la coppia di stelle che domina i cieli dell’estate australe: dapprima Sirio, visibile in direzione nord molto alta, seguita subito dalla meno brillante Canopo, visibile invece a sud, ma sempre molto alta. Inizia poi a definirsi la cornice di Orione, a mezza altezza verso nord, mentre a sudest compare piano piano prima la coppia di Alfa e Beta Centauri e poi, più in alto, la figura della Croce del Sud, coricata su un lato e leggermente capovolta. Completano il quadro Achernar, a sud, e Capella, bassa verso nord, Procione e il triangolo che definisce la coda del Cane Maggiore, sempre verso nord ma quasi allo zenit. Inizia poi a definirsi la Via Lattea, mentre le stelle visibili sono quelle di magnitudine 3. Prima verso la Carena, poco sopra la Croce del Sud, poi la lunga scia fra il Cane Maggiore e la Poppa, mentre nelle Vele il “gap” si chiuderà solo più avanti. In contemporanea iniziano a definirsi le due macchie chiare delle Nubi di Magellano.

    Una piccola considerazione: queste due galassiette sono dannatamente timide: basta un pochino di inquinamento luminoso che impallidiscono in fretta, un po’ come fa la Via Lattea in direzione Cassiopea, per fornire un paragone a noi vicino, o M31. Dalla città sono assolutamente invisibili, anche dalla periferia non è così facile notarle, ma se il cielo è buio quanto basta saltano fuori immediatamente e persino nella luce del crepuscolo, una cosa piuttosto strana. Quando non è del tutto buio emergono assieme e danno quasi l’idea che siano molto simili fra loro sia in estensione che in luminosità; quando il cielo si fa davvero buio invece la Piccola Nube “smette di crescere”, mentre la Grande Nube si estende ulteriormente.
    Roberto - Strumenti: Dobson Skywatcher 203/1200; Skywatcher Startravel 80.
    Oculari/filtri: Zoom Baader 8-24 Mark III + Barlow; Baader 36 asferico / UHC-S, OIII, PV.

  2. #2
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    Re: Australia Occidentale, 17-18 marzo 2018

    Un’ora dopo il tramonto la magnitudine limite è attorno a 5; il campo è pronto e si può iniziare a osservare.

    L'osservazione a occhio nudo

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    Carta del cielo alle ore 19:30

    Vale la pena iniziare come faccio solitamente, ossia inquadrando le strutture reali del cielo e dimenticando del tutto gli arbitrari raggruppamenti casuali di stelle che chiamiamo costellazioni. Seguono divagazioni mentali che faccio sempre per rendermi consapevole, nei limiti del possibile e con una conoscenza doppiamente incompleta (non sono un astronomo e non tutto è stato scoperto, senza contare che le cose cambiano spesso…), della “realtà”, della “forma” della Via Lattea. Possiedo una monografia in due volumi molto cospicui (in PDF e in inglese, con quasi 2000 pagine totali) che s’intitola “Handbook of Star Forming Regions”, edito nel 2008, da cui attingo tutte le informazioni che mi occorrono per usare il cielo stellato come se fosse un panorama terrestre, quindi cercando di riconoscerci l’equivalente di boschi, fiumi, valli, monti, laghi e così via. Avendo io una passione fortissima per la Via Lattea e in particolare il suo disco, queste monografie le sfrutto quasi sempre prima di fare una sessione osservativa che so che sarà particolarmente propizia.

    Il ramo di Via Lattea che attraversa alto il cielo è quello del terzo quadrante, compreso fra il confine Toro/Auriga e il centro delle Vele; in questa direzione si può osservare il “punto di fuga” esterno del nostro “braccio” di spirale, il cosiddetto Braccio di Orione. In realtà più che di un braccio si tratta più di una struttura intermedia, un ponte di stelle e gas probabilmente di aspetto discontinuo e sfilacciato che collega due delle strutture maggiori della Via Lattea; formazioni del genere sono molto diffuse nelle galassie con spirale (con e senza barra) dove il bulge è poco prominente rispetto all’estensione del disco. Nel terzo quadrante sembra che questo nostro “braccio” si sfilacci in due, con una parte che in direzione della Poppa mira direttamente alle regioni esterne intersecando il Braccio di Perseo, mentre un’altra parte continua lungo l’arco delineato dalle spirali, perdendosi nelle Vele oltre una serie di regioni di formazione stellare chiamate collettivamente Vela Molecular Ridge (a circa 2500 anni luce e oltre).

    La Cintura di Gould domina i cieli australi. Si tratta di un grande semicerchio allungato e tuttora in allargamento di stelle di media-grande massa e relativamente giovani, non più vecchie di 50 milioni di anni, ed è la responsabile dell’apparentemente maggiore ricchezza di stelle dell’emisfero australe. La Cintura di Gould giace nei pressi del piano galattico con un’inclinazione rispetto a questo di 15° circa e si estende da Perseo fino allo Scorpione, comprendendo quindi tutto il tratto di Via Lattea a sud dell’equatore celeste; attraversa l’equatore galattico in corrispondenza del confine fra Carena e Centauro, per cui in direzione ovest (verso Canopo, Cane Maggiore - esclusa Sirio - e Orione) sta a “sud” del piano galattico, mentre verso est (dal Centauro allo Scorpione) sta a “nord”. Il centro geometrico reale di questo semicerchio sarebbe nei pressi dell’ammasso di Alfa Persei (Mel 20) ed è probabilmente qui che questa struttura ha avuto origine: secondo una recente teoria, 50 milioni di anni fa una qualche perturbazione diede origine a un’ondata vigorosa di formazione stellare nella regione dell’attuale Perseo, con stelle di grande massa che poi esplosero come supernovae generando una grande superbolla, che spazzò via i gas residui accumulandoli lungo un arco, che è stato chiamato Anello Lindblad. Da qui si sarebbero formate le stelle della Cintura di Gould, con ondate di formazione stellare che hanno via via coinvolto diverse nubi molecolari sparse nei pressi dell’anello stesso, la cui espansione è stata appunto la miccia che ha avviato i collassi in queste nubi. Il tratto più giovane della Cintura di Gould è l’Associazione Scorpius-Centaurus, che di fatto è quella che letteralmente “forma” le brillanti costellazioni del Centauro (esclusa Alfa Centauri ma compresa la Sacco di Carbone), della Croce del Sud (esclusa Gamma Crucis), del Lupo e della testa dello Scorpione; il che spiega la presenza di così tante stelle di magnitudine 2, 3 e 4, quasi tutte azzurre, proprio in questa parte di cielo. Proprio nello Scorpione c’è la parte più giovane in assoluto, di appena 3 milioni di anni, dove la formazione stellare è ancora in atto (Nube di Rho Ophiuchi). Nel Lupo è invece attualmente attiva solo la formazione di stelle di piccola massa (Nube del Lupo). Questa, molto in sintesi e molto semplificata, è la spiegazione del perché nell’emisfero australe si concentri un gran numero di stelle appariscenti. La Cintura di Gould non è una struttura particolarmente importante nella Via Lattea, ma è semplicemente una lunga catena di stelle giovani e luminose; uno dei tanti addensamenti di stelle brillanti presenti anche nel Braccio di Orione, giusto il più vicino.

    Fra la Cintura di Gould e le regioni del Vela Molecular Ridge si trova la Nebulosa di Gum, una superbolla creata da una supernova esplosa alcuni milioni di anni fa (probabilmente non più di 6) in una zona molto ricca di gas e polveri. Si trova a circa 1400 anni luce (ovviamente non è visibile a occhio nudo né al telescopio, pur occupando ben 30° di volta celeste) e condivide l’ambiente con le stelle Gamma Velorum e Zeta Puppis, le quali sono responsabili della ionizzazione dei suoi gas; entrambe le stelle fanno parte della Cintura di Gould, ma Zeta Puppis è una stella fuggitiva, allontanatasi dalle altre: secondo alcuni studiosi la supernova (o una delle supernovae) che ha plasmato la Nebulosa di Gum era proprio una compagna di Zeta Puppis. Sempre nei pressi di Gamma Velorum c’è il famoso resto di supernova delle Vele, che quindi quasi si sovrappone al bordo della Nebulosa di Gum rivolto verso di noi, a circa 900 anni luce; la supernova che l’ha generato sarebbe esplosa circa 11.000 anni fa.

    La regione densissima di stelle e nubi fra Carena e Centauro è chiamata Arco della Carena (Carina Arc): non ha nulla a che fare con la Cintura di Gould perché si trova sullo sfondo rispetto a questa, nel braccio di spirale subito più interno rispetto al nostro. È una delle regioni più dense e congestionate della Via Lattea, ma forse non possiede il primato: questo, secondo diversi studiosi, apparterrebbe a una regione che sta proprio sul nostro braccio ed è la grande regione di Cygnus X. Un vero peccato che la Fenditura del Cigno ce ne nasconda l’imponenza, se no altro che Arco della Carena… La Nebulosa della Carena non è come la Nebulosa di Orione: è molto più grande, ma i grandi processi di formazione stellare attivi in Orione, la Carena non ce li ha più: gli eventi sono in gran parte già avvenuti e ciò spiega perché siano qui presenti molti addensamenti e ammassi di stelle giovani e brillanti.

    Staccate dalla Via Lattea ci sono le due Nubi di Magellano, due galassiette che appaiono cospicue solo perché sono molto vicine a noi (distano 160.000 anni luce e 200.000 anni luce). La Grande Nube in particolare ha subìto la forte azione mareale della Via Lattea, deformandone i bracci (in origine era una spirale barrata di piccole dimensioni) e avviando intensissimi processi di formazione stellare specialmente sul lato nord, dove sta la famosa Nebulosa Tarantola, che è considerata la più grande regione di formazione stellare dell’intero Gruppo Locale.
    Roberto - Strumenti: Dobson Skywatcher 203/1200; Skywatcher Startravel 80.
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  3. #3
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    Re: Australia Occidentale, 17-18 marzo 2018

    L’osservazione al telescopio

    Quando la notte è ormai fatta, con una magnitudine limite attorno a 6, mi alterno fra il binocolo e il 20”, mentre ogni tanto vengo chiamato al 25” e al 28” per osservare qualche oggetto d’eccezione: M83 con i suoi bracci di spirale è incredibilmente ben definita: si notano chiaramente vari addensamenti più chiari fra i suoi bracci. Le Galassie Antenne poi mostrano persino un abbozzo delle loro code lunghe, nel punto in cui si dipartono dai loro corpi principali. Mentre gli altri si dedicano soprattutto alle galassie, io inizio a osservare gli oggetti più caratteristici, come la Nebulosa della Carena (NGC 3372), e i numerosi ammassi aperti lungo la Via Lattea, senza tralasciare qualche globulare e qualche nebulosa planetaria. Con il 20” è possibile osservare dentro il famoso “Buco della Serratura”, attorno a Eta Carinae, fino a scorgere con facilità pure la Nebulosa Omuncolo, coi suoi lobi simmetrici, uno dei quali è decisamente più marcato dell’altro. La Nebulosa della Carena in sé non presenta molti dettagli “colorati” di rilievo, al di là della sua forma, se confrontata con la Nebulosa di Orione: in M42 infatti con grandi diametri si nota perfettamente la “bicromia” fra le aree in grigio cromatico azzurrognolo e le grosse venature in grigio acromatico, il cui contrasto le fa apparire “rosse”. Tuttavia, la NGC 3372 è pervasa da un gran numero di stelle, decisamente superiore a quelle visibili in M42, che contribuiscono a rendere questa nebulosa estremamente affascinante; molte di queste sono raccolte in blandi ammassi come Cr 232, Cr 234 (quello in cui è inclusa la stella Eta Carinae), Tr 14.

    La grande manovrabilità garantita dai Dobson manuali mi permette di poter fare delle lunghe, dettagliate e proficue spazzolate lungo il cielo (cosa che faccio anche in Sardegna col mio Dobson), partendo da punti a me noti e lasciandomi guidare dal caso, risolvendo stelle doppie e incontrando ammassi di cui neppure sono stato poi a cercare il numero di catalogo, limitandomi all’osservazione pura e semplice. Con un 20” i campi stellari sono ricchissimi persino lontano dal piano galattico e non di rado si incontrano anonime galassie in punti di cielo intenzionalmente non definiti. Lungo la Via Lattea saltano fuori anche delle vaghe nebulosità di tanto in tanto: fra Gamma e Lambda Velorum ci sono i complessi del Vela Molecular Ridge, che però con telescopi più piccoli sono invisibili; verso il Centauro invece si nota qualche altro bozzolo sbiadito, oltre a diversi piccoli ammassi aperti che ricordano la regione di Cassiopea (ma quelli di Cassiopea a mio parere sono un po’ più caratteristici).

    Lasciata l’esplorazione alla cieca, mi dedico all’osservazione sistematica, aiutandomi con l’atlante per gli oggetti meno conosciuti. La Grande Nube di Magellano è molto alta ed è da lì che si può partire, con la Nebulosa Tarantola e i suoi ammassi aperti associati, tutti perfettamente risolti in stelle fino alla magnitudine 16; tutt'attorno sono evidenti vari altri batuffoli nebulosi con stelline associate, come NGC 1964, NGC 2083, NGC 1935, tutti distintamente chiari e tutti ben evidenti. Di fatto l’intera galassia è sostanzialmente risolvibile in stelle, pur restando il chiarore di fondo, esattamente come è possibile fare con la Via Lattea quando la si osserva con un binocolo. I suoi campi più belli si trovano sui lati settentrionale e orientale, in corrispondenza del "braccio" (molto distorto e quindi solo abbozzato) nord: qui con un 20” si vedono moltissimi piccoli addensamenti, molte concatenazioni di stelline e numerosi piccoli bozzoli indistinti. Andando a nord della Tarantola, dopo un tratto povero e apparentemente di “fondo cielo”, si ripresenta un lieve aumento della densità stellare punteggiato di piccoli grumetti; il disco della galassia a nord del corpo principale è molto sfrangiato e diluito e non è insolito imbattersi in piccole concentrazioni sparse anche a qualche grado di distanza dalla barra luminosa centrale. Molto notevole è l’addensamento più estremo verso ovest, attorno a un’associazione stellare indicata come NGC 1763. Il lato sud della barra è invece molto meno ricco, con la sola eccezione dell’estremità sudoccidentale, che si sfrangia in numerosi grumi che seguono una forma ad arco verso sud. La barra centrale invece offre per lo più ricchi campi stellari, con numerosissime concatenazioni di stelle vagamente parallele fra loro, ma con pochi ammassi stellari, sovrapposte al generale chiarore delle stelle irrisolte.

    Anche per la Piccola Nube di Magellano si può dire che sia vagamente possibile una risoluzione in stelle, pur con qualche difficoltà in più; anche in questo caso, gli oggetti più interessanti sono sul lato nord, con visibili alcune piccole nebulose con associate delle deboli stelle; in particolare spicca chiarissima la NGC 346, con al centro un piccolo ammasso molto compatto di stelline di magnitudine 11 e 12 circa; ricordo chiaramente che aveva una forma vagamente a raggiera a tre bracci, come una specie di piccola Y, proprio al centro della nebulosa. Di NGC 371 si nota più distintamente l’ammasso, meno appariscente del precedente, con un vago alone attorno. Il nucleo della galassia si trova all’estremità meridionale, ma anche qui, come nell’altra, si possono per lo più osservare stelle e addensamenti sovrapposti al chiarore di fondo.

    Continuo a osservare senza trascurare gli oggetti ben più familiari come la Nebulosa di Orione, che per inciso al 28” è un’esperienza formidabile, con le sfumature di grigio cromatico e acromatico che danno la perfetta illusione di poter osservare delle vere tonalità di rosso, di viola e di blu, marcatissime; in questo posso affermare con soddisfazione che nonostante la più brillante del cielo sia la Nebulosa della Carena, quella che dà le migliori soddisfazioni da un punto di vista della nebulosa in sé (quindi campi stellari esclusi) sia inequivocabilmente la nostra ben nota Nebulosa di Orione. Tornando al 20” cerco una moltitudine di oggetti, dalla Galassia Sombrero a Centaurus A (con chiarissima la banda scura in entrambi i casi, e col 25” è ben evidente addirittura la curvatura della banda scura, grazie alla chiara visibilità delle regioni più esterne del suo disco), risolvo stelle doppie come Alfa Centauri e Acrux, punto i numerosi ammassi globulari presenti, dai famosi Omega Centauri e 47 Tucanae ai molto meno noti globulari della Mosca (NGC 4372; NGC 4833), delle Vele (NGC 3201) e dell’Idra (M68). Su Omega Centauri e 47 Tucanae mi soffermerei poco: chiunque li osservi quando sono alti nel cielo anche con un 150-200mm ne è meravigliato, ma osservarli con un generoso 20” è una cosa che va ben oltre. Ma sono in realtà soprattutto i grandi diametri a “fare” la meraviglia su qualsiasi oggetto, boreale o australe che sia.

    Mi dedico alle nebulose planetarie, come la Fantasma di Giove (NGC 3242) nell’Idra, la Planetaria Blu (NGC 3918) del Centauro, la Anello del Sud (NGC 3132) nelle Vele e tante altre che ho elencato a fine report. La Anello del Sud è di gran lunga la più spettacolare, anche se la nostra M57 ha comunque una marcia in più, come vedremo più avanti. Alcune di queste planetarie le ho incontrate per caso mentre facevo star hopping per trovare altri oggetti, per cui ho dato loro solo un’osservazione distratta e non le ho incluse nella lista.

    Non tralascio infine gli ammassi aperti, fra i miei oggetti preferiti, alternandomi fra il 20" e il 100mm; dai più famosi e arcinoti M46 e M47 (ma con strumenti così grandi è tutt'altra faccenda), fino ai classici oggetti meridionali, NGC 3114, NGC 3293, il famoso Pozzo dei Desideri (NGC 3532), NGC 2516, e il poco conosciuto, spesso ignorato, ma eccezionale Mel 101, a ridosso delle Pleiadi del Sud. Fra Centauro e Croce del Sud mi soffermo poi su una moltitudine di ammassi aperti interessanti, fra cui il ben noto Scrigno di Gioie (NGC 4755), NGC 3766, più molti attorno alla coppia Alfa-Beta Centauri. Mi limito qui a citarli soltanto perché una descrizione più approfondita porterebbe alla stesura di un libro più che di un report; mi limiterei a segnalare che gran parte degli ammassi visibili a ovest dell’Arco della Carena (quindi risalendo verso le Vele e la Poppa) appartengono al nostro Braccio di Orione, mentre dall’Arco della Carena verso il Centauro appartengono in massima parte al più interno Braccio del Sagittario e sono quindi più remoti. Fanno importante eccezione le Pleiadi del Sud (IC 2602), che appartengono alla Cintura di Gould.
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    Re: Australia Occidentale, 17-18 marzo 2018

    Pausa di mezza nottata

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    Carta del cielo a mezzanotte

    Stanco di osservare al telescopio, verso mezzanotte decido di far riposare gli occhi. Prendo la sdraietta, la oriento verso sud e semplicemente mi siedo a osservare a occhio nudo il cielo stellato. Resto così per quasi due ore, notando come col tempo il cielo cambia: all’inizio al meridiano c’è l’Arco della Carena, con la sua nebulosa ben visibile e le Pleiadi del Sud che formano una nuvoletta attorno alla Theta Carinae; poi al meridiano ci passa la Croce del Sud e infine la coppia di Alfa e Beta Centauri. Sirio sparisce dietro gli alberi e Canopo che si abbassa sempre più, mentre le Nubi di Magellano si possono distinguere fra i rami degli eucalipti col loro chiarore, ormai basse verso sudovest. A occhio nudo si vedono benissimo anche le due "nubi" (in realtà ammassi aperti) che fanno da contorno a due delle stelle della Falsa Croce: IC 2391 (membro della Cintura di Gould) a ridosso di Kappa Velorum e NGC 2516 (più lontano e a ridosso della Nebulosa di Gum) poco lontano da Epsilon Carinae.

    In attesa del levarsi del centro della Via Lattea, mi tengo sveglio passando e ripassando in rassegna le costellazioni, cercandole e definendone le linee a memoria. Individuo con facilità la debole Sigma Octantis, che nell’emisfero australe fa da stella polare nonostante la sua magnitudine di 5,5; ogni tanto mi alzo e faccio qualche veloce escursione col binocolo, a volte risoffermandomi sui soliti oggetti, altre volte puntando qualcosa di nuovo.

    Seconda parte della nottata

    Verso le 2:30 riprendo a osservare al telescopio, dato che anche i compagni di serata si destano dal loro torpore. Orione è tramontato e lo Scorpione sale a sudest, disteso sul dorso. Al 20” osservo gli oggetti del Lupo (un paio di ammassi aperti e un paio di globulari), dell’Altare (costellazione piccola ma molto ricca) e poi dello stesso Scorpione, mentre spuntano i pianeti, prima Giove, poi Marte e poi Saturno. Il seeing, già buono a inizio serata, diviene via via ottimale nelle ultime ore della notte per via dell’acquietarsi del jet stream. Il ramo più brillante della Via Lattea è ormai molto alto, stellatissimo e dettagliato, con facilmente riconoscibili a occhio nudo diversi ammassi stellari, la Sacco di Carbone sempre marcatissima verso ovest e persino la sagoma della famosa “Cavallo Nero”, vicino al centro galattico. Il bulge centrale è talmente esteso e contrastato che è persino possibile intravedere i sottili filamenti oscuri che raggiungono Antares. Canopo sparisce dietro gli alberi, Achernar e la Piccola Nube sono sotto la Croce del Sud, capovolte e piuttosto basse. Emerge la figura del Pavone, quella del Sagittario e appare Altair verso est. Dall’altra parte, verso nordovest, il Leone è prossimo al tramonto. La presenza del centro galattico molto alto nel cielo, col quarto quadrante (fra Sagittario e Vele) visibile per intero e il primo quadrante (fra Sagittario e Cigno) visibile a metà contribuisce paradossalmente a “inquinare” leggermente il buio, ma è un fastidio che si può tollerare essendo se non altro del tutto naturale.

    Al 20” mi dedico al centro galattico, coi suoi ammassi aperti e globulari e le sue nebulose (M22, M8, M20, M17, M16 (i Pilastri della Creazione osservati al 28” sono impressionanti!), eccetera), senza tralasciare le spazzolate, alternate col binocolo, e le stelle doppie, come Antares. Al 28” si osservano i pianeti: prima di tutto Giove, ormai molto alto, che è motivo di grande soddisfazione. Grazie al seeing ottimale, si possono osservare persino numerosi dettagli all’interno delle bande rosse, similmente a come si può fare nelle fotografie. La Macchia Rossa è sul lato visibile e due delle sue lune sono chiaramente visibili davanti al pianeta, molto ben definite, mentre a breve distanza si vedono le loro ombre proiettate sulla superficie. Molto interessante anche Saturno, con le due divisioni fra gli anelli, quella di Cassini e quella di Encke. Marte, sempre un po’ difficile, mostra chiara la sua calotta polare e alcune piccole aree più scure verso il centro del disco.

    A partire dalle 4 del mattino appare la luce zodiacale, che inizia a schiarire la costellazione del Capricorno, un’ora prima delle primissime luci dell’alba. Le Nubi di Magellano sono entrambe sotto il polo sud celeste, con la Piccola Nube un po’ più alta. Inizia a ricomparire dalle cime degli alberi anche Achernar e la costellazione della Gru. Quasi allo zenit c’è la testa dello Scorpione, la Croce del Sud è coricata sull’altro lato verso sudovest, sovrastata dalla coppia di Alfa e Beta Centauri. A nordest spunta Vega ed è quindi un’ottima occasione per osservare al 28” la Nebulosa Anello (M57), naturalmente bassa sull’orizzonte ma comunque ben contrastata grazie al cielo nitido; per chi osserva dall’emisfero australe è un po’ una sfida, ma è un oggetto particolarmente ricercato dagli appassionati che affascina molto. È considerato un oggetto d’eccellenza e ricordo bene l’impazienza dei nostri amici australiani, astrofili ben navigati, per poterla rivedere anche “fuori stagione”; al 28” è veramente bellissima anche quando si trova a meno di 10° di altezza (grazie anche alla perfetta nitidezza di quella notte di fine estate australiana, che ci ha aiutati molto). A sudest , il globulare NGC 6752 nel Pavone è sufficientemente alto da poter essere apprezzato con soddisfazione.

    Verso le 5 inizia il chiarore dell’alba. Si ripete, invertito e sotto un altro cielo, il processo già visto al tramonto. Stavolta la Croce del Sud è all’opposto e il centro galattico, praticamente allo zenit, resta visibile finché vi sono in cielo stelle di magnitudine 2. L’ultima stella a sparire è Alfa Centauri, dieci minuti prima del sorgere del Sole, mentre Giove rimane fino a pochi minuti prima che i raggi del Sole appaiano all’orizzonte.

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    Carta del cielo alle ore 5:30

    Considerazioni

    Fra le serate fatte in Australia, tutte molto proficue, questa è stata la più interessante. Sia perché il seeing era veramente ottimale, sia perché nell’emisfero australe il mese di marzo permette di osservare, nell’arco della stessa notte, praticamente tutta la Via Lattea molto alta nel cielo con la sola eccezione dei tratti più boreali; le Nubi di Magellano ancora molto alte a inizio serata (le avevo già viste al meridiano nella serata fatta prima di Natale), Orione, le galassie di Vergine-Chioma di Berenice e, in tarda notte, il centro galattico fin quasi allo zenit. In pratica, il meglio che l’emisfero australe possa offrire. L’assenza della Luna durante tutta la notte ha poi permesso di godere di un cielo perfettamente buio dal tramonto fino all’alba; inoltre erano presenti in tarda nottata i pianeti più interessanti da osservare a così forti ingrandimenti e con telescopi così grandi. In altre serate la Luna era invece presente come sottile falce fino a 2 ore dopo il tramonto.

    Alla fine della serata ho contato 94 oggetti la cui osservazione è stata intenzionalmente pianificata, più numerosi altri osservati durante le spazzolate del cielo, per un totale che probabilmente si aggira sui 120-130 oggetti e forse anche di più. Molti di questi oggetti li ho riosservati più volte nel corso della notte, per scorgere ulteriori dettagli e particolarità. Ho un po’ trascurato le galassie, intenzionalmente, perché, a parte le Nubi di Magellano, le osservazioni più proficue si fanno dall’emisfero nord e ho dato comunque precedenza agli oggetti prettamente australi, più difficili da osservare dalla Sardegna e in molti casi ovviamente fuori portata sotto l’orizzonte.
    Roberto - Strumenti: Dobson Skywatcher 203/1200; Skywatcher Startravel 80.
    Oculari/filtri: Zoom Baader 8-24 Mark III + Barlow; Baader 36 asferico / UHC-S, OIII, PV.

  5. #5
    Sole L'avatar di Ro84
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    Re: Australia Occidentale, 17-18 marzo 2018

    Lista di oggetti osservati su ricerca diretta e "consapevolezza" di osservazione

    Pianeti
    Marte, Giove, Saturno

    Stelle doppie
    Alfa Centauri, Delta Centauri, Acrux, Mimosa, Gamma Velorum, Antares, Graffias, Gamma Muscae, Alfa Circini, Gamma Coronae Australis, Epsilon Bootis, Sigma Orionis

    Ammassi aperti
    M45 (Pleiadi), IC 2602 (Pleiadi del Sud), Mel 101, NGC 3114, NGC 3293, NGC 3532 (Pozzo dei Desideri), NGC 2516, NGC 2547, IC 2391, NGC 2477, NGC 2451, Cr 135, M46, M47, M41, M44, Mel 111 (Ammasso aperto della Chioma), NGC 3766, NGC 3960, NGC 5138, NGC 5316, NGC 5617, NGC 5662, NGC 5460, NGC 4103, NGC 4755 (Scrigno di Gioie), NGC 4609, NGC 4349, NGC 6025, NGC 5822, NGC 6067, M6, M7, NGC 6231, NGC 6124, M24

    Ammassi globulari
    NGC 104 (47 Tucanae), NGC 3201, NGC 4372, NGC 4833, NGC 5139 (Omega Centauri), NGC 6397, M4, M22, M13, NGC 6752

    Nebulose planetarie
    NGC 2438, NGC 3132 (Anello del Sud), NGC 2808, NGC 3242 (Fantasma di Giove), NGC 3918 (Planetaria Blu), NGC 6302 (Nebulosa Insetto), Hubble 5, M57 (Nebulosa Anello)

    Nebulose diffuse
    M42/M43 (Nebulosa di Orione), NGC 2024 (Nebulosa Fiamma), NGC 2467, NGC 2070 (Nebulosa Tarantola), NGC 3372 (Nebulosa della Carena), Nebulosa Omuncolo, NGC 6727, M8 (Laguna), M20 (Trifida), M17 (Omega), M16 (Aquila)

    Nebulose oscure
    Sacco di Carbone, Cavallo Nero

    Campi galattici
    Arco della Carena (e ammassi e nebulose annessi), Centro galattico (e ammassi e nebulose annessi)

    Galassie
    Grande Nube di Magellano, Piccola Nube di Magellano, NGC 4038/4039 (Antenne), M104 (Sombrero), NGC 2903, M95, M96, M99, M83 (Girandola del Sud), NGC 5128 (Centaurus A), NGC 4945, NGC 5102

    Totale oggetti: 94

    Come detto nel report, questa lista è incompleta, perché non considera tutti gli oggetti osservati nelle Nubi di Magellano, gli oggetti trovati e osservati per caso o durante la ricerca di altri oggetti e gli oggetti osservati durante le spazzolate.
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  6. #6
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    Re: Australia Occidentale, 17-18 marzo 2018

    per bacco, questo me lo leggo nella prima pausa pranzo utile!
    intanto complimenti!

  7. #7
    Nana Bianca L'avatar di Salvatore
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    Re: Australia Occidentale, 17-18 marzo 2018

    Grazie per la condivisione Ro84. Avevo letto il tuo meraviglioso resoconto in altri lidi. É bello vederlo condiviso anche qui. Come ben sai l' anno scorso anche io ho vissuto una simil avventura. Leggendo le tue note ho rivissuto parte del mio viaggio... bellissimi ricordi di quel cielo , e di tutto cio che ne concerne.

    HMi ha fatto veramente piacere rileggerlo , che meraviglia le due Nubi , M 83 , sono anche felice di sentire che qualcun altro ha visto parte delle code mareali delle Antenne( esperienza che ancora mi fa venire la pelle d'oca) ecc.
    Per me la Nebulosa della Carena , anche se meno luminosa di M42( , rivaleggia per bellezza ) ci sono contrasti veramente incredibili.( certo che non ho mai osservato M42 sotto un cielo cosi...)

    Oltre questa serata ti sei concentrato verso altri oggetti meno comuni? Io nelle sei serate a disposizioni ho svariato , prendendo sottomira oggetti extra galattici in Centauro, Antilope , Pavone , Triangolo Australe , Cratere, Indu , Gru ecc. Ho cercato di sfruttare nel miglior modo possibile , visto che almeno per me passera molto tempo prima di ritrovarmi con un telescopio sotto un cielo del Sud
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  8. #8
    Sole L'avatar di Ro84
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    Re: Australia Occidentale, 17-18 marzo 2018

    Grazie, sì ho cercato anche di ampliarne i contenuti, anche se ora è diventato un tomo più che un report. Per le Antenne, mi piacerebbe fare la prova anche dal sud Sardegna, dato che abbiamo ottimi cieli fra Teulada e l'isola di Sant'Antioco, o anche nella zona di Quirra e Ogliastra, ma purtroppo credo che di Dobson 20" in Sardegna proprio non ce ne siano.

    Agli oggetti extragalattici ho dedicato altre serate e in particolare quella di fine dicembre 2017, quando la Via Lattea stava per lo più attorno all'orizzonte e si alzava verso est (esattamente come accade da noi a inizio estate, solo che da noi a salire è la zona del centro galattico, mentre lì a salire è la zona di Orione); quindi avevamo il polo galattico dello Scultore quasi allo zenit.

    Ma in genere le galassie non sono il mio forte, pur essendo tantissime, per cui difficilmente ci dedico moltissimo tempo. Dedico sempre più spazio ai campi stellari della Via Lattea, alle associazioni OB (che non inserisco nelle liste di "oggetti" non essendo "oggetti" a tutti gli effetti) e talvolta alle stelle doppie (e qui c'è un mondo tutto da scoprire). Per altro poi le galassie interessanti invisibili dalle nostre latitudini sono relativamente poche (a parte le Nubi, giusto quelle del Reticolo, che sono molto belle, e le galassie sparse fra Indiano e Pavone). Altre, come quelle del nord Centauro e dello Scultore, anche se basse riusciamo comunque a osservarle da qui e dal sud Sardegna l'orizzonte sud è pulito e non inquinato, essendoci il mare. Durante i giorni di maestrale il cielo diventa cristallino e molto secco. In tarda primavera con alcuni amici organizziamo ogni tanto la sfida agli oggetti del Centauro e in particolare a Centaurus A e a Omega Centauri (e @corrado973 ne sa qualcosa): certo non è come osservarli dall'emisfero sud e con un 20", ma le galassie fra nord Centauro e Antlia arrivano anche a 20° di altezza.
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  9. #9
    Nana Bianca L'avatar di Salvatore
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    Re: Australia Occidentale, 17-18 marzo 2018

    Grazie per la risposta

    Un viaggio in Sardegna lo sto prendendo in considerazione da tempo. Vorrei venire con un camper in affitto , magari portare uno strumento , e girovagare il territorio. Ho tentato di fare osservazioni di queste costellazioni australi dalla Sicilia ma purtroppo li il cielo non aiuta , cioé ancora non sono riuscito a trovare un posto con un cielo discreto e un orizzonte Sud tale da poter sfruttare l' occasione. Aggiungo anche il fatto che per motivi personali posso essere in loco solo durante il periodo nNatalizio e ferie Estive.
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  10. #10
    Nana Bianca L'avatar di garmau
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    Re: Australia Occidentale, 17-18 marzo 2018

    Bel resoconto scritto tra l'altro in modo molto fruibile che ne facilita la lettura.

    Inviato dal mio Redmi S2 utilizzando Tapatalk
    -MAURIZIO-
    Leggi di Murphy sul big bang: all'inizio era il nulla. Poi qualcosa ando' storto.

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