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    Esperienza - Diametro o Giochi di Prestigio?

    Leggendo da molto tempo i report di astrofili o le considerazioni, le prove e le recensioni di strumenti e accessori nei vari forum, mi viene da fare una considerazione che prima o poi ogni astrofilo visualista dovrebbe porsi , e cioè quanto di ciò che si osserva al proprio strumento rifletta davvero la realtà delle cose e quante invece sono interpolazioni del proprio cervello o causate da aberrazioni ottiche.


    Capisco benissimo che questa discussione è trita e ritrita nei vari blog/forum ma troppo spesso si cade nella legge inconfutabile dell’esperto di turno o di chi lo ha più grosso (il telescopio!), non è questa l’idea di questo thread, ma vorrei invece coinvolgere gli utenti in considerazioni che troppo spesso si danno per scontate a volte sbagliando.


    Quasi sempre quando si parla di strumenti e di acquisti o semplicemente della resa di un telescopio si parla di cielo (inteso come qualità dello stesso), strumento (inteso anch’esso come qualità ottico/meccanica), diametro (che sia il più grosso possibile), seeing o trasparenza del cielo (dato che spesso le due cose NON vanno a braccetto) o accessori vari che devono essere per forze di cose al top della gamma relativi poi dei costi che ne conseguono, io stesso cado in questi tranelli che, seppure hanno un peso influente sulla resa generale di una serata visuale non tengono conto di quello che è il vero collo di bottiglia dell’osservatore……… il connubio occhio/cervello.


    Un telescopio ipoteticamente messo nella condizione di operare al 100% (con le condizioni sopra elencate) creerà gioco forza un’immagine che comunque vada non rispecchierà in pieno la realtà delle cose, volete per lo spettro visibile umano che è limitato, volete soprattutto che spesso e volentieri gli oggetti sono deboli e non uniformemente luminosi come nel deep sky o al contrario luminosi e con forti contrasti come i pianeti maggiori , sta di fatto che questa immagine deve imprimersi su un’obiettivo che, nel nostro caso è l’ occhio.


    Il nostro occhio è una macchina perfetta ma limitata, innanzitutto non è progettato per una visione stancante e stressante come nell’osservazione astronomica, basti pensare come l’occhio deve lavorare in visione mesopica e fotopica di giorno e di notte nelle condizioni generali del quotidiano e poi rapportarlo all’osservazione telescopica dove la luce è molto flebile e i dettagli ancor di più, l’occhio quindi deve comunque traslare l’immagine impressa sull’obiettivo (la retina) e con complicati procedimenti portarla al nostro cervello……


    aspettate però, facciamo un piccolo passo indietro….


    vi ricordate la qualità dell’immagine che, in condizioni ottimali arrivava al nostro occhio?


    Nella migliore delle ipotesi era del 100%, ora di sicuro già non sarà più così…. di quanto sarà ora non lo sappiamo (o non so dirlo io!) ma di certo non è più il 100% perché?


    perché ogni occhio è diverso dall’altro ma soprattutto l’occhio potrebbe avere problemi congeniti o stanchi a causa dell’età e quindi non trasmettere appieno la stessa qualità o quantità di informazione.


    ma attenzione perché la vera “truffa” arriva ora…..!

    howitworks-0.jpg
















    prendiamo atto del tratto di “strada” che l’immagine impressa sulla retina deve arrivare al cervello ed immaginiamola come un tunnel stretto oppure ad una macchina che trasforma un “qualcosa” in un’altra “cosa” come ad una funzione matematica (la figura a destra)images (1).jpg, in questo caso l’immagine formata sull’occhio deve trasformarsi in informazione al cervello.... ma è proprio qua che accade qualcosa degna del più ben riuscito gioco di prestigio perché il nostro cervello non è un super computer capace di elaborare una mole di dati impressionante in maniera continuativa ma deve semplificarsi la vita per essere il più veloce e funzionale possibile, e come tutti ben sappiamo le cose fatte di fretta spesso vengono male, perché?


    Perché il cervello si affida ad un fenomeno che ci segue fin dalla nascita e si evolve con noi, questo espediente si chiama esperienza, l’esperienza che ci evita di mettere una man sul fuoco per non bruciarsi o ci fa avere i riflessi pronti per evitare magari di scontrarsi con un’altra autovettura mentre guidiamo.


    Fin qui tutto bene, perché il cervello ripete movimenti per cui quotidianamente si allena e lo fa da sempre, ma non dimentichiamoci che il nostro cervello è altamente fallace, proviamo a fare alcuni esperimenti banali:

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