
Rappresentazione artistica
La scoperta – pubblicata su Science lo scorso 22 dicembre – è piuttosto importante, anche perchè ci riguarda da vicino. Secondo le correnti teorie dell’evoluzione stellare, infatti, il destino finale del nostro Sole è quello di trasformarsi in una nana bianca. Dopo aver consumato le sue riserve di idrogeno e avere per un attimo provato ad accendere qualche altra reazione di fusione nucleare, la nostra stella dovrà soccombere alla forza di gravità, trasformandosi in una palla di gas incredibilmente caldo grande quanto la Terra.
Prima di fare questo, però, attraverserà la fase di gigante rossa, uno stadio che comporterà la distruzione dei pianeti più interni e lo scombussolamento orbitale degli altri oggetti del sistema, sospingendoli più lontano di quanto non siano attualmente, magari obbligando qualcuno di essi a immettersi su un’orbita suicida.
Qualcosa del genere deve essere capitato anche al sistema di SDSS1228+1040, una nana bianca posta a 463 anni luce di distanza nella costellazione della Vergine presa in esame da Boris Gänsicke e Tom Marsh (Università di Warwick), autori dello studio pubblicato su Science. Nello spetto della nana bianca, infatti, i due astrofisici hanno individuato le chiare tracce della presenza di ferro, magnesio e calcio nelle immediate vicinanze della stella: le osservazioni sono in ottimo accordo con la possibile presenza di un anello di polveri e gas orbitante a una distanza piuttosto ravvicinata dalla stella (poco più di un raggio solare).
Secondo i due astronomi, l’origine del disco andrebbe ricercata in un asteroide delle dimensioni di almeno 50 chilometri che, avvicinatosi troppo alla stella, sarebbe stato frantumato dalle forze di marea generate dall’azione gravitazionale della nana bianca. I suoi frammenti sarebbero poi rimasti in orbita molto stretta attorno alla stella finendo inevitabilmente con l’evaporare per l’elevatissima temperatura. Si potrebbe dunque trattare della prima prova concreta di un disco di frammenti planetari intorno a una nana bianca, una scoperta che verrebbe così a colmare una lacuna che lasciava un po’ titubanti gli astronomi. Benchè la situazione fosse prevista da alcuni modelli, infatti, finora non se ne era mai trovato nessun esempio reale.
Quello di SDSS1228, però, è finora un caso davvero isolato. Gänsicke e Marsh, infatti, hanno preso in esame anche altre 500 nane bianche, ma non hanno trovato nessun’altra prova certa della presenza di dischi di polveri. Questo potrebbe essere il segno che la presenza di un nutrito numero di asteroidi metallici o rocciosi che caratterizza il nostro Sistema solare non sia poi così comune tra i sistemi planetari.
E’ comunque il segno concreto che, benchè gli ultimi stadi dell’evoluzione di stelle di massa solare siano decisamente meno violenti di quelli che riguardano le stelle più massicce, ciò che succede quando una stella si spegne non è affatto così semplice e lineare come si crede.
Fonte: http://www.coelum.com
non mi stancherò mai di ringraziarvi per la puntualità dell’infrmazione e la sua esaustività e smplicità,complimenti veramente perchè sicuramente fate un ottimo lavoro di divulgazione scientifica,che solo le “stelle” sanno se al giorno d’oggi ce ne sia bisogno
Grazie a te Filippo