Epidemia

La possibilità dei viaggi spaziali visti sotto un’ottica “leggermente” negativa.


Titano

Prima o poi doveva succedere. Le innumerevoli missioni spaziali che avevano portato l’uomo a visitare la maggior parte dei pianeti e satelliti del Sistema Solare erano alla fine riuscite a contaminarne uno. Se da un lato la ricerca di altre forme di vita, anche estremamente elementari, aveva dato risultati completamente negativi sia su Marte, che su Titano ed Europa, dall’altro non era riuscita ad evitare che alcuni batteri terrestri trovassero finalmente un habitat favorevole al di fuori della Terra.

Ciò era successo nelle lagune di metano di Titano. Si sapeva che l’atmosfera del satellite di Saturno e gli idrocarburi che ne impregnavano le distese liquide ed il terreno creavano una situazione in qualche modo simile a quella presente sul nostro pianeta miliardi di anni fa. Tuttavia durante la spedizione “Titan” si pensava di aver preso tutte le precauzioni per evitare un inquinamento. E invece alcuni batteri riuscirono a sfuggire ed a trovarsi perfettamente a loro agio sul satellite, iniziando a proliferare in modo abnorme. Nel giro di pochi anni la vita elementare invase il nuovo mondo e le mutazioni e le trasformazioni genetiche si moltiplicarono a ritmo incalzante. Sembrava quasi che i nuovi “abitanti” di Titano volessero recuperare il tempo perduto. Bisognava intervenire subito ed in modo drastico. Il danno era stato fatto, ed anche molto grave: ora si doveva porre rimedio senza alcun indugio. Fu immediatamente creato il programma “Epidemia”, a cui parteciparono tutte le maggiori agenzie spaziali ed i centri medici, chimici e biologici più prestigiosi. Lo scopo era ovviamente quello di cercare di bloccare la dilagante crescita di vita su Titano e di distruggere tutto ciò che l’uomo aveva maldestramente creato.

Quando la missione Epidemia 1 raggiunse il satellite per avere una chiara idea della situazione, si vide che le più allarmistiche previsioni erano state superate. I batteri avevano dato già origine a forme di vita più complesse, multicellulari, e l’evoluzione sembrava non avere momenti di pausa. Si intervenne fin da subito spargendo gas letali su aree selezionate per analizzarne la risposta. Ma, purtroppo, quello che era prevedibile sulla Terra, non lo era più su Titano. Anzi, le forme di vita sembravano trarre beneficio dalle sostanze riversate e si moltiplicavano con ancora maggiore velocità. Erano ormai degli “alieni”, difficilmente controllabili.

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8 Commenti

  1. Nonostante apprezzo il senso di “giustizia” che pervade i suoi racconti, il finale di questo mi sembra davvero triste; Stephen King, nel suo “l’ombra dello scorpione” (in cui immagina un virus che in pochi giorni stermina la quasi totalità del genere umano) almeno lasciava in vita una manciata di uomini (e demoni) per la lotta finale, che i buoni vincono.
    Proprio non si può salvare nessuno, è necessario il scrificio di tutti tutti per lavare il ‘peccato’ (di invadenza) del genere umano? Gli uomini sono davvero tutti ‘cattivi’ fino in fondo?
    Lei ad esempio non mi sembra cattivo, prof.: faccia sopravvivere almeno lei stesso! :mrgreen:

  2. @Alex,
    comprendo benissimo il tuo stato d’animo. Sì, è vero io porto sempre le conseguenze ai limiti. Ma non perchè giudico così cattiva l’umanità (che in realtà a volte se lo meriterebbe…). E’ solo per rendere il racconto più assurdo e veramente di fantascienza (come la intendo io, almeno). Cosa sarebbe cambiato se avessi lasciato qualcuno vivo e che magari si sarebbe pentito (ma anche nel racconto l’umanità si è già pentita)? Niente, anzi il finale sarebbe stato meno scioccante … Io non voglio creare la trama di un film, con un finale che lascia speranze per un seguito o che dia un segnale positivo. I miei sono solo raccontini scheletrici ed essenziali. Non bisogna prenderli sul serio e non devono certo coinvolgere. Che poi esprimano anche riflessioni e abbiano piccole morali, OK, ma restano flash e nulla più. Spero di essere riuscito a spiegarmi bene … Comunque gli ultimi erano di ben altro tenore, con finali ridanciani e senza troppe morali. Ti assicuro, non odio il genere umano, anzi mi piace avere sempre nuovi contatti. Ma i racconti sono un’altra cosa…. 😆

  3. Io non ci vedo eccesso di cattiveria.
    Forse dal racconto potremmo trarre due “piccole morali”.
    Non siamo il centro dell’universo e si raccoglie quello che si semina.
    Forse il destino dell’uomo è quello di fecondare nuovi mondi e forse, una volta svolto il nostro compito, dobbiamo sparire per poter permettere a questi nuovi mondi un’evoluzione libera e incontrastata.
    Di sicuro se continuiamo a spendere così poco per la ricerca scientifica e nel settore dell’astronautica in particolare, questi possibili eventi sono molto lontani nel tempo.
    Trovo sia una vergogna che l’umanità abbia i mezzi tecnologici per cominciare a “colonizzare” lo spazio (almeno quello fra terra e luna) e non lo si faccia per questioni di bilancio.
    Per tornare al racconto…a me è piaciuto. 🙂

  4. @andrea,
    concordo con te sull’ultima frase. Forse la morale più vicina è la seconda, ma in particolare è un atto di accusa sull’egoismo e sul suo modo di agire. e quindi ricadiamo anche sulla prima … In parole povere ” chi crediamo di essere ?”

  5. @ enzo. sempre apprezzabile la tua ironia. la frase finale è emblematica!
    dipende sempre da che parte si guarda il medesimo evento!
    le tue parole mi hanno fatto pensare alla oratio de hominis dignitate, di pico della mirandola, ed a ciò che egli dice ad adamo, ossia all’uomo:
    “Non ti ho fatto né celeste né terreno, né mortale né immortale, perché di te stesso quasi libero e sovrano artefice ti plasmassi e ti scolpissi nella forma che avresti prescelto. Tu potrai degenerare nelle cose inferiori che sono i bruti; tu potrai, secondo il tuo volere, rigenerarti nelle cose superiori che sono divine”

  6. @Daria,
    mi fai arrossire 😳 … essere accostato a Pico della Mirandola… Hai comunque capito in pieno l’essenza del breve raccontino. Un abbraccio
    😉

  7. @Enzo,
    e aggiungo (in ritardo)un detto popolare:” chi semina vento, raccoglie tempesta”!
    Bel racconto…. fantascentifico ma che fà pensare alla natura umana.
    Grazie!
    @Daria,
    bello conoscere Pico della Mirandola, attraverso i tuoi scritti!
    Grazie!