
SMART-1
L’avventura spaziale di SMART-1 è durata quasi tre anni. Lanciata il 27 settembre 2003, la fantastica sonda dell’ESA aveva raggiunto la Luna nel novembre 2004, dopo un lungo volteggio intorno al nostro pianeta. Sono state più di 300, infatti, le orbite che la rivoluzionaria navicella europea ha compiuto intorno alla Terra, spinta dal suo motore a propulsione ionica. Una novità assoluta questo motore che, anzichè impiegare propellente chimico, espelle ioni di xeno accelerati da un forte campo elettrico generato grazie all’energia raccolta dai pannelli solari. Una novità che ha perfettamente assolto ai suoi doveri.
Dopo circa 16 mesi di orbite lunari e di studio del nostro satellite, però, anche per SMART-1 è giunto il momento del commiato. Troppo poco il carburante residuo per poter pianificare una fuga dall’abbraccio gravitazionale della Luna, dunque il destino della sonda era segnato fin dalla sua immissione nell’orbita lunare. Si trattava di rendere quel destino il più fruttuoso possibile.
Sfruttando il poco carburante residuo e i propulsori a idrazina, i responsabili dei piani di volo di SMART-1 hanno fatto in modo che l’impatto avvenisse sul lato visibile della Luna. Inizialmente, infatti, il naturale decadimento dell’orbita avrebbe portato la sonda a schiantarsi il 17 agosto sulla faccia nascosta del nostro satellite, ma con una serie di accensioni dei motori l’orbita è stata modificata facendo sì che l’impatto avvenga il 3 settembre sotto gli occhi di tutti.
Rimane ancora qualche incertezza sull’ora fatale di SMART-1. La precisione con cui conosciamo la topografia lunare, infatti, non è in grado di confermare se l’orbita di discesa radente si concluderà alle 5:41 (tempo universale) nella regione chiamata Lago d’Eccellenza oppure se, prima d’allora, intercetterà qualche rilievo.
Comunque sia, la zona del violento allunaggio si trova nella regione non illuminata della Luna, proprio nei pressi del terminatore (la linea che separa il giorno lunare dalla la notte) e gli astronomi potranno comodamente osservare la scena da Terra. La speranza, ovviamente, è che dall’analisi della polvere sollevata nell’impatto si riesca a conoscere qualcosa in più della composizione del nostro satellite.
Insomma, della missione di SMART-1 non si è proprio scartato nulla: cosa si poteva pretendere di più?
Fonte: Claudio Elidoro su Coelum