Le prime stelle

Nuove osservazioni con lo Spitzer Telescope confermano che la radiazione infrarossa individuata nel corso di precedenti studi proviene dai primissimi oggetti che si sono formati nell’universo.


Le prime stelle

Le prime stelle

Nel novembre 2005, Alexander Kashlinsky (Goddard Space Flyght Center) e i suoi collaboratori avevano pubblicato su Nature uno studio sul fondo di radiazione infrarossa. L’idea era che quella misteriosa radiazione fosse stata emessa in origine nel dominio ultravioletto o in quello visibile, ma che poi, a causa dell’espansione dell’universo, avesse subito un arrossamento (redshift), giungendo a noi sotto forma di radiazione infrarossa.

In questi giorni Kashlinsky e il suo team hanno pubblicato su Astrophysical Journal Letters due ulteriori studi riguardanti questa radiazione, approfondimenti ottenuti grazie alle potenzialità del telescopio spaziale Spitzer impiegato per centinaia d’ore di osservazione. Le nuove analisi hanno preso in considerazione cinque regioni del cielo e, per prima cosa, hanno comportato la rimozione della luce emessa dalle stelle e dalle galassie di fondo cielo. Successivamente gli astronomi hanno analizzato le fluttuazioni che apparivano nell’intensità della radiazione infrarossa scoprendo che tali fluttuazioni potevano essere ricondotte a precisi raggruppamenti di oggetti.

“E’ un po’ come osservare di notte i fuochi artificiali sorvolando una città illuminata – ha spiegato Kashlinsky – Solo se riesci a spegnere le luci puoi riuscire a intravedere i fuochi artificiali. Noi abbiamo spento le luci dell’universo per provare a vedere i contorni dei suoi primi fuochi d’artificio.”

Ancora non è chiaro quale possa essere il potente motore energetico che sta alla base di questi misteriosi ammassi di oggetti che risalgono a oltre 13 miliardi di anni fa. Potrebbe trattarsi di stelle gigantesche – oltre 1000 volte la massa solare – come pure di buchi neri incredibilmente attivi e voraci. E’ evidente che se fossimo di fronte a oggetti stellari avremmo sotto il naso le primissime stelle che si sono accese nell’universo e dunque quei raggruppamenti altro non sarebbero che le prime mini-galassie, destinate poi a fondersi per dare origine alle galassie come la nostra Via Lattea.

Fonte: http://www.coelum.com

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Di professione informatico, è nato e vive a Roma dove lavora come system engineer presso una grande azienda nel settore IT. E' l'ideatore e sviluppatore di Astronomia.com, portale nato dal connubio tra due delle sue più grandi passioni: "bit" e stelle. Da anni coltiva l’interesse per la progettazione e lo sviluppo di siti web aderenti agli standard e per il posizionamento sui motori di ricerca.