
Quando gli astronomi avevano scoperto queste giovani stelle di neutroni avevano subito notato che non erano come tutte le altre. Benchè le loro superfici fossero abbastanza calde da emettere radiazione X, non era infatti possibile individuare nelle frequenze radio i loro impulsi. Proprio non si riusciva, cioè, a scorgere quello che è il tratto saliente delle stelle di neutroni, la regolarissima pulsazione che investe il nostro pianeta come la luce di un faro cosmico.
Il più brillante di quel manipolo di strani corpi celesti – i magnifici sette, appunto – è RXJ1856, un oggetto distante 500 anni luce scoperto una decina d’anni fa. Lo studio accurato effettuato con il telescopio spaziale Hubble aveva permesso di stabilire che la misura del raggio non supera i 10 chilometri, ma finora non si era mai riusciti a determinare la vera natura di quell’oggetto.
La mancanza di pulsazione, tra l’altro, rendeva impossibile determinare la sua velocità di rotazione e, dunque, risalire al suo rallentamento, informazioni cruciali per avere il quadro fisico completo di RXJ1856. Qualcuno, non molto tempo fa, aveva persino proposto che ci si trovasse in presenza di una quark star, cioè un oggetto cosmico incredibilmente esotico in cui la gravità ha schiacciato a tal punto i nuclei atomici da scomporli nei mattoni elementari che li costituiscono.
A mettere un grosso punto interrogativo su questa ardita interpretazione ci hanno pensato Andrea Tiengo e Sandro Mereghetti dell’Istituto di astrofisica Spaziale e Fisica Cosmica di Milano, il cui studio è stato pubblicato lo scorso 10 marzo su The Astrophysical Journal. Utilizzando i dati raccolti nel corso di 19 ore di osservazione di RXJ1856 compiute dall’osservatorio orbitante europeo XMM-Newton lo scorso ottobre, i due ricercatori hanno individuato una pulsazione con periodo di 7 secondi nell’emissione dell’oggetto.
L’esistenza di questa pulsazione è stata successivamente confermata anche dall’analisi di dati acquisiti dall’osservatorio spaziale in cinque altre occasioni tra il 2002 e il 2006. L’ampiezza che la caratterizza è incredibilmente bassa e questo spiega perchè sia finora sfuggita a ogni individuazione. “Se ora riusciremo a ottenere misure sufficientemente accurate – commenta Mereghetti – potremo finalmente determinare con che velocità RXJ1856 rallenta la sua rotazione.”
Scoperta dunque la vera natura del capo dei magnifici sette, ora si tratta di provare a smascherare anche gli altri.
Fonte: Coelum