
Sono passati poco più di vent’anni da quando la sonda Voyager 2 inviò sulla Terra le prime fantastiche immagini degli anelli intorno a Urano, individuati appena una decina di anni prima grazie all’occultazione di una stella da parte del pianeta. Un battito di ciglia su scala cosmica, ma – a quanto pare – già sufficiente a far sì che queste fragili strutture mostrino significativi cambiamenti.
In questi mesi Urano è stato un bersaglio privilegiato per i planetologi, che hanno puntato verso il pianeta gli strumenti migliori di cui può disporre la moderna astronomia. A fine maggio è stata la volta del Keck II e a metà agosto si sono dati da fare sia il telescopio spaziale Hubble che il Very Large Telescope dell’ESO. Il motivo di tanto interesse è che quest’anno abbiamo la possibilità di osservare gli anelli di Urano perfettamente di taglio, un’opportunità che si ripete solamente ogni 42 anni.
I primi frutti di questa campagna osservativa si sono visti qualche giorno fa, con la pubblicazione su Science Express – l’edizione online della rivista Science – e la presentazione al Congresso annuale dei planetologi tenutosi in Germania, di uno studio riguardante proprio gli anelli di Urano. In questo studio, condotto da Imke de Pater (University of California, Berkeley) e dai suoi collaboratori, si segnalano significative variazioni nella struttura degli anelli rispetto a quanto appariva nelle immagini di Voyager.
“La gente è propensa considerare gli anelli come qualcosa di immutabile – ha dichiarato de Pater – ma le nostre osservazioni mostrano che non è affatto così. Ci sono un sacco di forze che agiscono su quei piccoli granelli di polvere e dunque scoprire che la disposizione degli anelli è cambiata non è poi tanto folle.”
I cambiamenti cui si riferisce de Pater riguardano soprattutto l’$anello$ Zeta, la più interna delle strutture di Urano. Le immagini mostrano che la sua posizione attuale è più distante dal pianeta di quanto non lo fosse all’epoca del passaggio di Voyager. Il dubbio è se ci troviamo di fronte a una migrazione dell’anello verso l’esterno oppure se quella che vediamo sia una struttura completamente nuova. Solamente indagini più accurate, che permetteranno anche di stimare la scala temporale di tali cambiamenti, potranno charire la natura dei fenomeni che stanno agendo sugli anelli.
I responsabili di molti telescopi – compreso Hubble, Keck, Palomar e VLT – hanno già messo in calendario l’osservazione di Urano nei giorni intorno al prossimo 7 dicembre. Si tratta di una scadenza importante per Urano poiché quello è il giorno dell’equinozio e in tale circostanza gli anelli saranno proprio di taglio rispetto alla luce solare. Un’occasione davvero ghiotta per gli astronomi, che sperano di poter riuscire a scorgere qualche nuovo satellite normalmente mascherato dal bagliore degli anelli.
Un’occasione da cogliere al volo, visto che la prossima volta accadrà tra 42 anni.
Fonte: Coelum