Epidemia

La possibilità dei viaggi spaziali visti sotto un’ottica “leggermente” negativa.


La missione Epidemia 2 portò su Titano un vero e proprio laboratorio di analisi ed i più insigni luminari di chimica e di epidemiologia furono letteralmente “costretti” con le buone o le cattive a recarsi sul posto ed a collaborare senza indugi. Nelle limacciose pozzanghere di Titano si vedevano ormai ad occhio nudo le forme di vita più complesse. Alcune a forma di grossi lombrichi marrone scuro, altre a forma di piccolo polpi pieni di minuti tentacoli. Furono presi molti campioni, si analizzarono le acque, si sezionarono le piccole creature e si cercò di intervenire sulle loro principali funzioni vitali. Con gli esemplari di laboratorio si otteneva un relativo successo, ma poi, una volta che si cercava di agire sul $campo$, le cose andavano diversamente. In qualche modo c’era un immediato “tamtam” di informazione, che innescava mutamenti quasi immediati tali da creare nuove generazioni resistenti ai veleni che gli si propinavano. Gli alieni stavano lottando con tutte le loro forze contro il tentativo di distruggerli. Avevano acquisito l’istinto di sopravvivenza e agivano in maniera rapida e perfetta.

La terza spedizione, Epidemia 3, fu costretta a passare a mezzi ancora più drastici. Si usarono esplosivi sia convenzionali che nucleari. Un errore micidiale. Le radiazioni, dopo un primo momento di limitato successo, dettero nuovo vigore all’evoluzione delle forme aliene. Ormai le loro dimensioni superavano anche alcuni centimetri ed essi sembravano concordare in modo coerente le loro reazioni. Sicuramente avevano un sistema di comunicazione biologico e si comportavano sempre più come un organismo unico e coordinato. Non ci furono mai segni di offesa, ma sempre più rapide e veloci azioni di difesa globale.

Ormai senza più un piano veramente logico ed in preda al panico, Epidemia 4 cercò di sconfiggere l’epidemia scaturita in Titano immettendo microbi e batteri capaci di lottare ad armi pari con gli evoluti alieni. Tutto si svolse nella più assoluta calma. Ma un po’ alla volta si vide che gli organismi terrestri venivano facilmente re-indirizzati dagli alieni e diventavano parte integrante della loro struttura sempre più complessa.

L’equipaggio di Epidemia 4 torno sulla Terra col morale sotto le scarpe. Sembrava proprio che Titano fosse diventato incontrollabile. Molti di loro erano profondamente colpiti nello spirito e nel fisico e si ammalarono addirittura. Ma era soltanto lo scoramento e la delusione? I sintomi sembravano molto strani, ma estremamente gravi. In poco meno di una settimana morirono tutti. Nel giro di un mese la popolazione della Terra si ridusse del 50%. Non era passato ancora un anno e nessuna creatura vivente rimase sul nostro pianeta. Su Titano, la moltitudine delle ormai progredite forme di vita riuscì a stabilire il contatto elettro-biologico che riusciva a legarle tra loro come un unico essere pensante e formulò all’unisono: “epidemia sconfitta!!”.

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8 Commenti

  1. Nonostante apprezzo il senso di “giustizia” che pervade i suoi racconti, il finale di questo mi sembra davvero triste; Stephen King, nel suo “l’ombra dello scorpione” (in cui immagina un virus che in pochi giorni stermina la quasi totalità del genere umano) almeno lasciava in vita una manciata di uomini (e demoni) per la lotta finale, che i buoni vincono.
    Proprio non si può salvare nessuno, è necessario il scrificio di tutti tutti per lavare il ‘peccato’ (di invadenza) del genere umano? Gli uomini sono davvero tutti ‘cattivi’ fino in fondo?
    Lei ad esempio non mi sembra cattivo, prof.: faccia sopravvivere almeno lei stesso! :mrgreen:

  2. @Alex,
    comprendo benissimo il tuo stato d’animo. Sì, è vero io porto sempre le conseguenze ai limiti. Ma non perchè giudico così cattiva l’umanità (che in realtà a volte se lo meriterebbe…). E’ solo per rendere il racconto più assurdo e veramente di fantascienza (come la intendo io, almeno). Cosa sarebbe cambiato se avessi lasciato qualcuno vivo e che magari si sarebbe pentito (ma anche nel racconto l’umanità si è già pentita)? Niente, anzi il finale sarebbe stato meno scioccante … Io non voglio creare la trama di un film, con un finale che lascia speranze per un seguito o che dia un segnale positivo. I miei sono solo raccontini scheletrici ed essenziali. Non bisogna prenderli sul serio e non devono certo coinvolgere. Che poi esprimano anche riflessioni e abbiano piccole morali, OK, ma restano flash e nulla più. Spero di essere riuscito a spiegarmi bene … Comunque gli ultimi erano di ben altro tenore, con finali ridanciani e senza troppe morali. Ti assicuro, non odio il genere umano, anzi mi piace avere sempre nuovi contatti. Ma i racconti sono un’altra cosa…. 😆

  3. Io non ci vedo eccesso di cattiveria.
    Forse dal racconto potremmo trarre due “piccole morali”.
    Non siamo il centro dell’universo e si raccoglie quello che si semina.
    Forse il destino dell’uomo è quello di fecondare nuovi mondi e forse, una volta svolto il nostro compito, dobbiamo sparire per poter permettere a questi nuovi mondi un’evoluzione libera e incontrastata.
    Di sicuro se continuiamo a spendere così poco per la ricerca scientifica e nel settore dell’astronautica in particolare, questi possibili eventi sono molto lontani nel tempo.
    Trovo sia una vergogna che l’umanità abbia i mezzi tecnologici per cominciare a “colonizzare” lo spazio (almeno quello fra terra e luna) e non lo si faccia per questioni di bilancio.
    Per tornare al racconto…a me è piaciuto. 🙂

  4. @andrea,
    concordo con te sull’ultima frase. Forse la morale più vicina è la seconda, ma in particolare è un atto di accusa sull’egoismo e sul suo modo di agire. e quindi ricadiamo anche sulla prima … In parole povere ” chi crediamo di essere ?”

  5. @ enzo. sempre apprezzabile la tua ironia. la frase finale è emblematica!
    dipende sempre da che parte si guarda il medesimo evento!
    le tue parole mi hanno fatto pensare alla oratio de hominis dignitate, di pico della mirandola, ed a ciò che egli dice ad adamo, ossia all’uomo:
    “Non ti ho fatto né celeste né terreno, né mortale né immortale, perché di te stesso quasi libero e sovrano artefice ti plasmassi e ti scolpissi nella forma che avresti prescelto. Tu potrai degenerare nelle cose inferiori che sono i bruti; tu potrai, secondo il tuo volere, rigenerarti nelle cose superiori che sono divine”

  6. @Daria,
    mi fai arrossire 😳 … essere accostato a Pico della Mirandola… Hai comunque capito in pieno l’essenza del breve raccontino. Un abbraccio
    😉

  7. @Enzo,
    e aggiungo (in ritardo)un detto popolare:” chi semina vento, raccoglie tempesta”!
    Bel racconto…. fantascentifico ma che fà pensare alla natura umana.
    Grazie!
    @Daria,
    bello conoscere Pico della Mirandola, attraverso i tuoi scritti!
    Grazie!