L’uomo era diventato schiavo della sua stessa tecnologia. Anche se convinto di aver raggiunto la perfezione nello svolgimento della propria esistenza, in realtà chi comandava erano le macchine che lui stesso aveva creato e perfezionato all’inverosimile. Ovviamente, non erano congegni che potevano pensare né prendere decisioni. Tutti i comandi per le loro infinite applicazioni e possibilità erano stati impartiti dagli esseri umani. Ma dopo secoli e secoli nessuno era più in grado di metterci le mani e si era diventati succubi “incoscienti” dei programmi inseriti e dei loro continui perfezionamenti, che si perdevano ormai nella notte dei tempi.
Non c’erano più schemi che permettessero di comprendere i metodi di funzionamento, né modelli che indicassero dove poter intervenire per modificare qualcosa. Le macchine erano completamente indipendenti: si riciclavano, si aggiustavano, si autoeliminavano, si moltiplicavano, si miglioravano, seguendo ciecamente quello che era stato impresso nei loro circuiti centinaia di anni prima. Svolgevano tutto in modo “stupido”, seguendo regole preordinate e prive di fantasia creativa. Se qualcosa si evolveva e perfezionava, era solo perché era stato previsto. Solo quando si arrivava ad un certo punto di automazione, le macchine potevano passare ad un livello successivo. Ma tanto bastava e rendeva felici gli uomini.
Chi l’aveva create era stato un genio mostruoso, ma chi le stava usando era ormai un vegetale senza spirito e senza valori. Eppure tutti erano convinti di trascorrere una vita perfetta e meravigliosa, tranquilla e sicura. Anche il fisico dell’uomo era completamente cambiato. Non dovendo più camminare con le gambe né utilizzare le braccia (a quello ci pensavano le macchine) aveva un corpo flaccido e privo di muscoli. Beveva solo liquidi per non faticare a masticare ed i denti erano quindi praticamente scomparsi. Nessuno lavorava manualmente né tanto meno col cervello. Quest’ultimo si era parzialmente atrofizzato, lasciando viva e scattante solo la memoria dei “gesti mentali” da ripetere continuamente per azionare le macchine. Infatti, a parte le innumerevoli azioni di “routine” che si svolgevano automaticamente, bastava pensare ad un comando e queste lo eseguivano prontamente, sempre che fosse tra quelli “accettabili” e sicuri.
Il mondo era silenzioso, immobile, spento, ma si viveva senza alcun rischio e senza alcuna tensione. L’antico incubo che dominava gli antenati, ossia la paura di subire dolori fisici, di ammalarsi, di spegnersi soffrendo, era stato cancellato. Tuttavia l’uomo rimaneva ancora un “mortale”. Neanche le macchine erano riuscite a sconfiggere la “signora con la falce”. Avevano sì allungato la vita media di parecchie volte rispetto ai secoli antichi, ma potevano solo rallentare e lenire il momento fatidico. I farmaci più adatti erano sempre pronti ad essere immessi nel sangue, gli arti o gli organi difettosi venivano prontamente cambiati, spesso utilizzando protesi artificiali. Ma, quando veniva passata la soglia detta “di Matusalemme”, perfettamente individuabile attraverso le analisi chimiche a cui si era sottoposti continuamente e le complicate formule matematiche che le correlavano, i congegni di sopravvivenza bloccavano le loro funzioni e l’uomo veniva accompagnato lentamente e senza dolore verso il sonno eterno.
Prima di quel momento tutto scorreva nitido e preciso come un orologio atomico. I divertimenti erano molti, ma sempre sotto il livello di rischio. Si poteva “mangiare” e bere, sentire musica, muoversi brevemente, ma sempre sotto l’attento controllo delle “macchine mediche”. Esse erano sempre pronte ad intervenire e bloccare lo svolgimento dell’azione che si stava eseguendo se sorgeva il benché minimo pericolo. Ad esempio, l’alcool permesso era l’equivalente di un bicchiere di vino al mese. La variazione di temperatura più elevata che si poteva sopportare non doveva superare il grado centigrado nelle 24 ore. Una volta ogni sei mesi si poteva anche prendere in mano qualcosa ed utilizzare quei moncherini che rappresentavano i residui delle “dita”. Una volta all’anno ci si poteva alzare e camminare per 5 minuti, muniti degli speciali bastoni che permettevano di sollevarsi e muoversi nella propria stanza sulle gambi filiformi. Due volte al mese si poteva anche vedere la luce del giorno ed una volta all’anno (ma solo d’inverno) sentire il tepore del Sole sulla propria pelle bianca come un lenzuolo. In questo modo si riusciva a vivere per almeno 3 secoli, che rappresentavano la vita media con una minima percentuale di variabilità. Un’esistenza felice, sicura, perfetta e senza alcun rischio. Bastava farsi guidare dalle macchine ed il tempo trascorreva senza paure.
Ehehe la gioia e la voglia di vivere dei bambini è davvero irrefrenabile. Che bello vederli giocare, correre, scherzare all’aria aperta. Divertirsi spesso con un nonnulla. A volte viene un po’ di malinconia pensando a quanto la vita di tutti i giorni ci renda schematici.
Mi ricorda un po’ Wall-E, però lì non ce la si prendeva con le macchine, ma con gli stessi umani passivi ed inerti. Infatti la “colpa” è di chi usa uno strumento in un certo modo, l’applicazione che se ne fa, piuttosto che lo strumento stesso.
Ma poi queste macchine sono davvero così cattive? Wii Fit, per esempio, per quanto sia un gioco, permette di muoversi divertendosi (anche con gli amici), anche quando altrimenti non sarebbe possibile. Mi vengono in mente tante cicostanze: quando fuori è brutto tempo, quando abiti al 5° piano di una città inquinata e trafficata, quando torni a casa la sera e ti va di muoverti, ma non hai a disposizione una palestra nelle vicinanze con orari flessibili, e così via… Recentemente a dei fisioterapisti inglesi è perfino venuta l’idea di utilizzarla come aiuto alla riabilitazione dei loro pazienti.
Ci sono anche videogiochi creativi e quelli strategici che, per complessità, aguzzano la mente meglio di una partita a scacchi, specie in multi-player, ma i giochi creativi sono sempre più una rarità in un panorama di sparatutto con poco o nessuno spessore. Bisognerebbe chiedersi perché la maggior parte della gente preferisce quelli. Siamo in un mondo di stressati ed esauriti? Nessuno ha più voglia/tempo/forza di pensare (o di aprire un libro) nel tempo libero?
Poi, se penso a quel che succede per le strade, ogni tanto penso che se a guidare le vetture fosse un pilota automatico (come KITT? 😆 ), ci sarebbe più da fidarsi. Magari un giorno vieteranno l’inaffidabile conduzione manuale e se uno si vuol divertire, che vada nei circuiti appositi.
Saranno MAI abbastanza intelligenti? Chissà? A parte che la definizione di intelligenza non è scontata per niente, nella storia molti “mai”, molti limiti, sono stati superati. Il limite era solo in chi diceva “non si farà mai”. Cercate “singolarità tecnologica” in un motore di ricerca o su Wikipedia e non spaventatevi troppo.
OK, mi piace divagare. In fondo nel raccontino fantascientifico di oggi vengono toccati diversi temi, ma quello principale suppongo sia quello richiamato dal titolo stesso: ”non vivere, potresti morire!”. Non so se il contrario garantisca l’immortalità, ma in fondo si diceva già: meglio un giorno da leone… e per estensione penso che chi non osa, non viva. Siccome poi penso anche che l’unico senso della vita è viverla…
Giusto n.b., giustissime riflessioni.
Nessuno dice che si deve immobilizzare lo svilupo della tecnologia, ma ricordiamoci di noi stessi, guardiamo i nostri bambini sempre e sempre ricordiamoci di fargli vivere la vita.
Meglio un giorno da leone… è una nota giusta anche se con questo non dobbiamo certo evitare di proteggere noi ed i nostri figli dfacendo tutto di più a costo della vita. comunque viviamola al meglio e con fantasia, meravigliandoci quando ci si presenta con le sue “stranezze”.
x la Redazione: Ma oltre ai bellissimi racconti, che ne dite di trovarci qualche bella e fresca notizia scientifica? E’ un po’ troppo tempo che qui sopra non si vedono articoli e news. ❓
“andai nei boschi per vivere con saggezza, vivere con profondità e succhiare tutto il midollo della vita, per sbaragliare tutto ciò che non era vita e non scoprire, in punto di morte, che non ero vissuto.” -henry david thoreau-.
bentornato, enzo 😀
sorrisocarpediem
daria
@stefano
Mea culpa, purtroppo ho avuto un periodo molto denso di impegni, ora finalmente si inizia a vedere luce. Si ricomincia!
@tutti,
sono tornato… Grandi sciate, parecchio sole, ma ho trovato la casa sommersa dalla neve (vicino ad Alba…). Uffa! Sono stufo di questo riscaldamento globale!! Mi scuso di non aver risposto ad alcune domande….cercherò di recuperare al più presto 😥 😮 😀
Prof! Ma non ha trovato la neve calda? Mannaggia al global warming! 😉