L’arte della pesca

La pesca è considerata una vera arte, ma a volte può diventare molto pericolosa.


Era magnifico andare a pescare in quel lago. Il paesaggio era maestoso e le colline digradavano con severità intrisa a dolcezza nelle profonde acque blu scuro. Lungo le sponde gruppi di appassionati si trovavano a passare ore e ore nell’attesa che qualche pesce abboccasse, sperando sempre in una preda eccezionale. Ma, in ogni caso, la giornata era ben spesa in quell’oasi di silenzio e di pace. Al calare della notte i bar e le trattorie dei vari villaggi si riempivano di avventori che raccontavano di catture eccezionali avvenute in tempi precedenti. E ognuno credeva o fingeva di credere nelle imprese del vicino di tavolo, in modo da potere a sua volta propinargli le proprie. In fondo quello era il momento più esaltante della giornata e i pescatori tornavano a casa essi stessi ormai convinti delle proprie avventure. Nonostante le “prede” più grandi fossero proprio le bugie che circolavano tra loro, vivevano tutti in un ambiente rilassato e sereno.

L’arte della pesca

Il primo a scomparire fu John Bristow. L’avevano visto quella mattina dirigersi verso la piccola penisola vicina all’imbarcadero, poi nessuno lo notò più. Non che fosse strano che qualcuno se ne andasse senza salutare gli amici (magari era stata proprio una giornata negativa), ma quando a tarda sera la moglie infuriata arrivò nel locale di ritrovo dove John era solito andare alla fine della sua giornata di pesca e non lo trovò, si cominciò a pensare che qualcosa di strano doveva essere successo. Qualcuno accennò sorridendo a un’avventura galante, ma Bristow non era certo un Don Giovanni. Quando non pescava, era sempre a casa a trafficare nel suo laboratorio di falegnameria: casa e lago, lago e casa, da tantissimi anni. La furia della moglie si trasformò presto in ansia e paura e molti amici cominciarono a perlustrare la zona, anche se ormai era notte fonda. Di John nemmeno l’ombra e nemmeno della sua canna. Fu trovata solo la cassetta degli ami e delle esche, proprio sulla punta della penisola, dove era stato visto l’ultima volta. Un brutto segno.

Le perlustrazioni dei giorni seguenti non portarono ad alcun risultato e ci si convinse che doveva essere caduto in acqua a seguito di un malore. Probabilmente un infarto, in quanto Bristow era un ottimo nuotatore e non avrebbe avuto problemi a raggiungere la riva. Il lago era molto profondo e le correnti frequenti. Sicuramente il corpo si era incastrato in qualche albero sommerso e le probabilità di ritrovarlo apparivano molto scarse. Non passarono molti giorni che la stessa cosa capitò al giovane Sam Burns. Anche lui sparì nel nulla, ma in una zona completamente diversa. Poi toccò al vecchio chiacchierone Steve Person. La tranquillità dei pescatori cominciò a vacillare. Non si poteva più pensare a incidenti casuali e l’idea di un “serial killer” cominciò a farsi avanti. Sicuramente uno squilibrato o un maniaco, ma certamente non del luogo: si conoscevano tutti troppo bene. Doveva essersi infiltrato tra i turisti che erano piuttosto frequenti e che accorrevano numerosi per ammirare le attrattive del lago. Normalmente era gente tranquilla, amante della pace e dei paesaggi romantici, ma un criminale poteva benissimo celarsi tra loro. Se ne era già andato o era ancora in azione?

Nonostante la paura fosse ormai palpabile, la passione per la pesca non riuscì a fermare tutti gli appassionati e dopo qualche giorno di pausa alcuni tornarono alla loro amata occupazione. Presero solo qualche accorgimento precauzionale: essere sempre almeno in due e tenere gli occhi bene aperti. La situazione precipitò quando sparirono insieme i fratelli Manson. Ci fu una vera sommossa popolare e la polizia locale cominciò a setacciare minuziosamente i gruppi dei turisti, cercando di scoprire tra loro qualche volto strano e ambiguo. L’assassino doveva ancora essere sul posto e sembrava non avere intenzione di interrompere la sua catena di sangue. La minuziosa ricerca delle forze dell’ordine coinvolse tutti gli abitanti del lago che iniziarono a scrutare con attenzione le facce dei visitatori e soprattutto di quelli che si erano visti girovagare attorno da diversi giorni.

La tensione aumentava di giorno in giorno e ormai si cominciava ad avere paura anche del vicino di casa e non solo dei “forestieri”. Bisognava trovare il responsabile ed anche subito per non cadere in una spirale di violenza ancora peggiore della strage che era stata perpetrata. Non fu nemmeno difficile trovare dei capri espiatori, che, sebbene ben difficilmente potevano essere i terribili omicidi, riuscirono comunque a togliere l’oppressione crescente e ormai insopportabile di quel sereno villaggio. Furono, infatti, arrestati sette giovani campeggiatori, ecologisti, che si erano fatti scappare giorni prima una frase molto indicativa nel negozio del vecchio Benjamin: “Chi di spada ferisce, di spada perisce”. Indicando chiaramente che i pescatori, carnefici dei poveri pesci, avevano subito una sorte analoga.

Per la tranquilla e operosa gente del lago, le prove erano più che schiaccianti. E gioirono con danze e grandi bevute di birra quando gli indiziati furono portati verso la prigione del capoluogo. Erano sicuri che sarebbero stati condannati in modo esemplare. In realtà passarono parecchi giorni e non ci furono più delitti. La vita sembrava aver ripreso il suo corso tranquillo e pacifico. Invece…

In una bella mattinata di sole, il vecchio pescatore attese con pazienza che tutte le esche fossero calate in acqua vicino al molo di legno. Poi, insieme ai suoi due figli, diede il via all’azione corale che aveva insegnato loro molto bene. Bisognava trattenere delicatamente le esche e poi, quando tutte le lenze si fossero tese, dare uno strattone rapido e violento. Le prede sarebbero cadute violentemente in acqua e loro tre ne avrebbero fatto un sol boccone. Nessie aveva da poco scoperto l’arte della pesca e se ne era subito innamorato insieme alla sua simpatica famigliola di “plesiosauri” del Lago di Loch Ness.

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