Una volta era il sogno di ogni donna di mezza età: cercare di fermare l’invecchiamento del corpo o, ancora meglio, tornare indietro nel tempo. Oggi il sogno continua, ma ha coinvolto anche il sesso maschile. Dalla chirurgia estetica alle creme miracolose fino alle antichissime fontane dell’eterna giovinezza, l’essere umano ha da sempre cercato di bloccare o invertire i segni indelebili della vecchiaia. Ma i risultati sono sempre stati e sono ancora semplici palliativi, illusioni momentanee: gli anni passano comunque.
Le stelle invece sono ben più avanti di noi e sono riuscite a perfezionare sistemi veramente validi ed efficaci. In particolare dovremmo imparare dalle cosiddette “vagabonde blu”, vere maestre in questo meccanismo. Per trovarle dobbiamo cercare negli ammassi globulari. Astronomicamente parlando questi raggruppamenti di migliaia di stelle racchiuse in spazi molto limitati, rappresentano popolazioni stellari molto vecchie, formatisi circa 13 miliardi di anni fa negli aloni galattici, prima che le galassie stesse si appiattissero assumendo la tipica forma a disco spiraleggiante. Essi si trovano perciò ai confini esterni della Via Lattea. Prendiamo ad esempio il celebre M30 che dista da noi 28000 Anni Luce e contiene centinaia di migliaia di stelle in una specie di sfera virtuale che non supera in diametro i 90 Anni Luce. Il suo aspetto è quello di un diamante luminosissimo. Tuttavia, possiamo paragonarlo anche a un triste e silenzioso ospizio per vecchi. Molte delle sue stelle sono ormai morte e le rimanenti sono giunte alla fine della loro vita. Quello che domina è il colore rossastro, tipico delle ultime fasi della sequenza principale.
Nessuno si aspettava certamente di vedere dei ragazzini in mezzo a quella popolazione di astri vecchi e stanchi. Eppure già nel 1953 il grande astronomo Allan Sandage si era accorto dell’esistenza di anomale stelle blu, giovani e pimpanti, in M3 e poi in altri ammassi globulari. Le chiamò “vagabonde” proprio perché esse sembravano aver abbandonato la sequenza principale ed essersi fermate (o essere tornate) alla propria infanzia. Il mistero ha avvolto per più di 50 anni questi fortunati oggetti. Oggi finalmente lo Space Telescope ha capito il meccanismo di ringiovanimento studiando M30 con la “vecchia” Wild Field Planetary Camera 2. Risultati simili si sono anche ottenuti con il telescopio terrestre WIYN da 3,5 metri di Kitt Peak, puntandolo verso l’ammasso NGC 188, molto più vicino (6000 Anni Luce) e meno affollato (“solo” poche migliaia di stelle).

Il meraviglioso ammasso globulare M30
Il miracoloso sistema per ringiovanire è in realtà una vera e propria operazione chirurgica, anche piuttosto violenta. Più esattamente si sono trovati due procedimenti che portano allo stesso risultato, ossia alle ormai celebri e invidiate “vagabonde blu”. Il primo è il vampirismo stellare. Così come I “vampiri” di grande fama letteraria si cibavano del sangue dei vivi per rimanere nella loro forma di non-morto o di non-vivo per secoli e secoli, così alcune stelle di piccole dimensioni hanno succhiato l’idrogeno dalle loro compagne estremamente più massicce. Il nuovo combustibile avrebbe ingrassato i vampiri, scaldandoli e trasformandoli in giovani stelle azzurre. Ciò è capitato ovviamente in sistemi binari estremamente stretti.
Si sono però utilizzati metodi anche molto meno subdoli e letterari, anche se forse più violenti: la collisione violenta di due astri. In questi scontri immani la conclusione era però molto vantaggiosa per entrambe le stelle coinvolte. Immaginate due povere vecchie, ormai allo stadio di giganti, o giù di lì, che decidono di unirsi tra loro per formarne un solo corpo celeste, ma decisamente più giovane e spensierato. Il risultato era stupefacente: avrebbe acquistato massa, calore e, unendo il combustibile di entrambe, avrebbe rinvigorito le reazioni di fusione nucleare.
A volte, per avvicinare le coppie fino a innescare il vampirismo o farle addirittura scontrare tra loro, era necessario il contributo esterno di una stella perturbatrice, un vero e proprio “sponsale” di matrimonio, che favorisse dinamicamente le unioni tra astri.

Un sistema doppio stretto può essersi unito fino a formare una nuova stella giovane e blu (dall’alto in direzione oraria). Una terza stella di passaggio (piccola e rossa a sinistra) potrebbe aver innescato il processo di ringiovanimento e magari aver formato un sistema binario con la nuova pimpante “vagabonda blu”. E chissà che in seguito l’intrusa non abbia anche cominciato a “vampirizzarla”…
Analizzando in dettaglio M30 gli astronomi hanno scoperto che queste stelle ringiovanite sono concentrate verso il centro dell’ammasso, la zona più affollata dove incontri e scontri diventano inevitabili. Inoltre si pensa che circa un paio di miliardi di anni fa M30 abbia subito un particolare collasso gravitazionale che ha spinto miriadi di stelle a precipitare verso il suo centro. Le collisioni sono quindi aumentate e hanno favorito le collisioni e quindi la formazione di vagabonde blu. Lo stesso terremoto dinamico ha perturbato i sistemi binari, incoraggiando il vampirismo. Terze stelle, visitatrici esterne, possono avere spinto ad abbracciarsi e unirsi sistemi doppi, magari in crisi matrimoniale a causa dell’età avanzata…
Si è sicuri che circa il dieci per cento degli ammassi globulari abbiano subito un collasso gravitazionale di questo tipo, ma questa è la prima volta che si vedono e si comprendono gli effetti finali.
Un avvertimento per chi volesse mettere in pratica queste procedure. Sono interventi molto dolorosi e, soprattutto, molto costosi. Non fidatevi di chi ve li proporrà a basso prezzo!
Riflessione: se si pensa che M30 abbia subito nel passato un collasso gravitazionale, questo dovrebbe valere anche per tutti gli altri ammassi cui sono state trovate stelle blu nel suo centro (M3….). Dunque non un caso isolato ma un fatto abbastanza comune. Giusto?
Se è così, come giustificare la nascita di questi ammassi e l’evoluzione degli stessi?
Saluti
in pratica vanno a fare “benzina” e ripartono
Straordinario e incredbile, forse le stelle non sono solo corpi celesti che rispendeono di luce propria, ma hanno molto di cui noi non siamo a conoscenza…. 🙄
@ enzo
se ho capito bene il “ringiovanimento” avviene prima della trasformazione in nana bianca, supernova, buco nero… in relazione alla massa iniziale…
ma mi sorge una domanda: dopo la “morte” di una stella seguono altre trasformazioni???
dalle notizie in mio possesso parrebbe di no, ma mi chiedo: allo stato attuale delle nostre conoscenze ci sono indizi che possono far supporre ulteriori trasformazioni oppure la morte di una stella nelle sue diverse forme è una fase che si può ritenere definitiva?
grazie! 😀
@Sandro,
come dico nell’articolo si pensa che il 10% degli ammassi abbia seguito questa strada. Ovviamente devono essere ammassi molto densi dove è possibile scontrarsi facilmente…
@Paola,
in realtà sembra che un meccanismo del genere possa capitare anche a nane bianche che succhiano materia dalla compagna. d’altra parte le celebri “novae ricorrenti” fanno qualcosa del genere.
@ enzo
grazie della bella notizia! 😉 l’idea di un universo di stelle destinate ad una morte senza speranza mi metteva addosso un gran disagio, perchè mi piace pensare che anche nell’univerrso “nulla si crea e nulla si distrugge, tutto si trasforma”
… non ricordo che lo ha detto 😳 😳
@paola,
al di là di stelle che possano o no ringiovanire, resta il fatto che anche il gas che viene espulso nelle esplosioni di novae e supernovae va a formare nuove stelle. Nell’universo non si butta via niente!!! Una raccoltà veramente differenziata e un riciclaggio perfetto 🙂 🙂