Ven, l’isola tutta per sé

Questa volta una tappa dell’astroturismo porta a nord, nei paesi scandinavi, in una bella isola meta di gite del fine settimana, dove in passato furono installati gli strumenti astronomici più all’avanguardia della loro epoca e vennero condotte osservazioni fondamentali per la storia.


Ormai non è più sotto la corona danese, ma svedese. Per raggiungere la famosa isola dell’astronomo danese del seicento, Tycho Brahe, si può passare dalla Svezia, magari facendo una prima tappa nella piccola e tranquilla cittadina universitaria di Lund. La famosa cattedrale gotica vi farà da riferimento per non perdervi nelle stradine antiche; le due torri alte 55 metri sono sempre visibili, però non tutti sanno che in una navata è custodito un grande orologio astronomico ancora funzionante, lo si può vedere in azione alle 12 ed alle 15. Da Lund si può facilmente raggiungere in treno Landskrona e dal suo porto partono i traghetti della linea Ven che collegano l’isola in questione.

Per ricordare la storia, pare che il re di Danimarca, Federico II, fosse stato salvato da annegamento certo dallo zio di Tycho, e per via della fama che Tycho stesso aveva acquisito in $campo$ astronomico, invitò lo studioso ahttp://www.astronomia.com/?p=4858&preview=true tenere un corso d’astronomia all’Università di Copenaghen e gli assegnò una rendita annuale, donandogli un’intera isola lunga circa 5 chilometri chiamata Hven. Qui venne eretto il famoso castello-osservatorio di Uraniborg, ovvero la Città d’Urania e l’osservatorio Stjarneborg che significa la Città delle stelle.

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L’importanza del lavoro condotto su questa isola da Brahe è dovuta al fatto che fu il primo astronomo europeo ad effettuare osservazioni regolari ed a lungo termine delle posizioni delle stelle fisse e dei pianeti tramite sestanti, quadranti, sfere armillari e strumenti di osservazione da lui stesso ideati e perfezionati. Il telescopio non era stato ancora inventato, ma sulla base delle sue osservazioni Tycho redasse un catalogo di oltre 1000 stelle fisse con una precisione inimmaginabile per l’epoca, tanto che le osservazioni consideravano anche l’effetto della rifrazione atmosferica. Recentemente dei ricercatori britannici hanno confrontato le mappe stellari di Brahe con quelle attuali, scoprendo che i calcoli erano persino più precisi di quanto non si credesse.

Questa ricerca rappresentava uno dei primi esempi di metodo in grado di condurre un lavoro sperimentale serio e rigoroso, infatti, i loro colleghi contemporanei si avvalevano ancora dei dati sperimentali di $epoca$ tolemaica.

Dette queste premesse, vi tolgo subito ogni illusione: il castello non esiste più da secoli!

Quando Tycho non fu più supportato dal nuovo sovrano, dovette lasciare l’isola e trovare un’altra testa coronata che lo accogliesse come astronomo, gli abitanti del posto si servirono delle pietre e mattoni del castello per lo loro costruzioni e non bisogna certo biasimarli troppo dato che durante la sua permanenza non si fece di certo amare. Il suo carattere dispotico, unito al compito di riscuotere le rendite come feudatario e sommato a varie gabelle imposte, come la costrizione di lavorare per lui per due giorni la settimana, ci si rende conto che fosse il minimo che potessero fare per cancellare ogni suo ricordo.

L’isola, in una bella giornata primaverile mi è apparsa piatta e verdeggiante; nei pressi del porto si possono anche noleggiare biciclette, ma a piedi in nemmeno quindici minuti si arriva nella parte centrale dell’isola. Qui, dal 2005 è stato creato un museo, ma cosa potrà mai offrire se non c’è più nulla, vi domanderete. Intanto la visione di un suggestivo spettacolo multimediale realizzato anche in inglese. Il luogo è molto suggestivo perché si scende sotto il livello stradale, in quello che è sopravvissuto dell’Osservatorio, esattamente dove era collocata parte della strumentazione più all’avanguardia dell’$epoca$. Perché vi domanderete veniva posta sotto terra? Per il vento? Forse anche per quello, ma soprattutto per eliminare anche le più fastidiose vibrazioni, come quelle dovuto al passaggio dei cavalli o dei carri. Da qui, nel buio, detto molto brevemente, la voce narrante, vi parlerà delle conoscenze astronomiche all’$epoca$ di Tycho e giochi di luce illumineranno via via delle buche dove venivano collocati quadranti e sestanti. Oggi se ne vedono solo le ricostruzioni, perché quando l’astronomo lasciò l’isola si portò via anche tutti i suoi strumenti e pure degli assistenti.

Una volta terminato lo spettacolo ed usciti all’aperto si può raggiungere il luogo dove era collocato il castello; su di esso sono piantate delle siepi, mentre attorno è stato ricostruito metà del bel giardino o orto che lo circondava. Una piccola curiosità, poco distante, c’è una specie di cantina nel sottosuolo. Che fosse quella famosa prigione fatta costruire per chi gli disubbidiva? Chi può dirlo esattamente, non ci sono prove. Poco distante, vicino ad una grande statua di pietra che ritrae Tycho Brahe intento a guardare verso il cielo, si trova una chiesa, sconsacrata. Al suo interno colpisce subito un gigantesco quadrante, vari sestanti, una mappa dell’$epoca$ dell’isola, dove si possono notare vari laghetti oggi scomparsi, nonché mattoni e ceramiche del luogo. In questo unico spazio si ripercorre la storia scientifica dell’astronomo, ma anche gli studi che compì sull’alchimia ed esoterismo. I libri multimediali, degli schermi sui quali viene riprodotto un libro dell’$epoca$ e le cui pagine possono essere sfogliate passando un dito sul monitor, sono veramente un’ottima idea che permette di non deteriorare quelli originali.

Mi ha veramente colpito “sfogliare” l’opera di Tycho del 1598 Astronomie instaurate meccanica, di essa ogni tanto si vedono in rete foto di alcune rappresentazioni della sua strumentazione, e del castello delle stelle. Osservandola meglio è un vero manuale tecnico di tutti gli strumenti utilizzati sull’isola, dove ogni pagina è dedicata alla descrizione tecnica del relativo strumento disegnato e dove non si trascura nemmeno un certo gusto nel presentarlo con bei colori ammiccanti. Girando in questo museo ho anche notato che una sezione viene dedicata a Sophie Brahe, sorella minore, che abitò nel castello e che seguì i lavori astronomici del fratello sin dall’inizio della sua carriera, peccato che i suoi contribuiti siano stati inglobati nel lavoro del fratello.

Completano la visita due filmati, uno sull’astronomia che fu nei secoli a venire, dopo l’apporto di questo astronomo danese e l’altro è un viaggio virtuale all’interno ed esterno del castello che non c’è più. Attorno a questa chiesa, nel prato ci sono vari giochi all’aperto per bambini, giochi che erano in voga nel seicento ed alcuni ancora utilizzati. Ripercorrendo la strada per tornare al porto noto le postazioni che raffigurano i pianeti del sistema solare, distanziati con le giuste proporzioni dal centro del Museo che funge da Sole.

A pensarci bene, col distacco reso possibile da questa tranquilla passeggiata fra i pianeti, una domanda prende forma nella mia mente: ma se non ci fossero stati i dati raccolti su questa isola da quelle osservazioni di tanti secoli fa e che furono fondamentali a Keplero per dipanare il misterioso moto di Marte, brancoleremmo ancora in un sistema tolemaico?

Informazioni su Gabriella Bernardi 75 Articoli
Laurea in Fisica e master in divulgazione scientifica, ha lavorato presso l’Alenia Spazio di Torino (missione Rosetta), passando poi a tempo pieno alla divulgazione scientifica, soprattutto nel campo astronomico. La sua attività principale è quella di giornalista freelance per riviste e periodici, anche on-line, che alterna con altre attività in campo divulgativo come la collaborazione alla realizzazione del Planetario e Museo dell’Astronomia e dello Spazio di Pino Torinese o l’attività di animatrice in piccoli planetari e mostre. Attualmente partecipa anche al programma di informatizzazione e digitalizzazione dell’archivio di lastre fotografiche dell’Osservatorio Astronomico di Torino. Recentemente le è stato assegnato il premio giornalistico per la divulgazione scientifica “Voltolino”.

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9 Commenti

  1. Ciao a tutti!
    Enzo ieri e uscita la notizia che una tirocinante dell’università a scoperto la presenza della materia oscura,non ricordo bene dove lo sentita di sfuggita però lo udita sta notizia.
    Premesso questo,navigando su internet in cerca di notizie di astronomia e astrofisica,ho letto un articolo secondo cui il reverendissimo Einstein avrebbe affermato che l’universo sia composto da vibrazioni o meglio dire da Musica o sinfonia cosmica.
    Inoltre alcuni siti indicano l’universo cioè la materia che lo compone sia in realtà un ologramma.
    Mi puoi per favore spiegare stè cose?
    Effettivamente la sinfonia dell’universo può dimostrare l’esistenza di Dio,ma che l’universo sia un ologramma non capisco che voglia dire!
    Grazie Enzo aspetto con fiducia una tua risposta 😯 mi sento un pochino confuso! :mrgreen:

  2. Scusami ancora sempre in internet l’astrofisico teorico Giapponese Michio Kaku a spiegato qualcosa sull’Iperspazio,mettendo in gioco anche la teoria delle stringhe.
    Ma l’Iperspazio non potrebbe essere il contenitore del Metaverso?
    Mi fai sapere anche per questa cosa Grazie!
    Mi rivolgo anche a tutti gli amici di Astronomia.com se qualcuno e specializzato in questi argomenti mi risponda.
    :mrgreen: Ciao e grazie a tutti!

  3. @Raffaele
    Cosa c’entrano queste domande con il tema dell’articolo di Gabriella? Per favore, postale negli articoli che trattano gli argomenti che ti interessano, come ad esempio quelli di astrofisica.
    Grazie.

  4. @Raffaele. Ciao. Ho letto di recente un libro di L. Susskind (docente di fisica teorica alla Stanford University), “La guerra dei buchi neri” dove parla degli ologrammi. In sintesi, ma dovrei rileggere il tutto per essere più chiaro vista anche la complessità dell’argomento, l’autore mette in evidenza che l’universo in cui siamo immersi funziona come ologrammi a scatole cinesi. La parete più esterna proietta le galassie, che a sua volta proietta il mondo galattico (stelle nebulose, sistemi planetari…) che a sua volta…… Insomma viviamo in un sogno. Però se vuoi posso approfondire e darti una risposta completa.

    Sandro

  5. Mi scuso con Gabriella,per aver postato delle domande non inerenti all’articolo,cmq ringrazio sandro x la risposta in sintesi,se puoi sandro fammi sapere la risposta più approfondita,mi interessa tantissimo capire l’argomento delle mie domande.

  6. Ok Raffaele. Dammi qualche giorno di tempo e vedrò di darti altre informazioni in proposito. Magari in un topic più adatto.

  7. @Raffaele. Come promesso ti aggiorno sul ‘principio olografico’.
    Iniziamo con il dire cosa è un ologramma: un foglio di pellicola o una griglia di pixel bidimensionale in grado di contenere tutti i dettagli di una scena a tre dimensioni. Non è un inganno creato dal cervello come con le comuni foto. L’informazione è li sulla griglia, immagazzinata in maniera particolare. Sono fotografie insolite consistenti in un fitto incrocio di frange di interferenza, simile a quelle prodotte dalla luce quando attraversa due fenditure, con la differenza che, una volta che la luce viene inviata attraverso l’immagine memorizzata, rimane sospesa a mezz’aria.
    Questo che segue sono le conclusioni a cui sono giunti Susskind con ‘t Hoof :
    “l’universo, pieno di galassie, stelle, pianeti, case, massi e persone è un ologramma, una immagine della realtà codificata su una lontana superficie bidimensionale. Questa nuova legge della fisica, chiamata ‘principio olografico’, afferma che tutto ciò che è contenuto in una data regione spaziale, può essere descritto da bit di informazione confinati sul bordo della regione stessa.”
    Susskind inoltre afferma come il ‘principio olografico’ sia entrato a far parte della fisica corrente perché riesce a rispondere ai quesiti riguardo la ‘gravità quantistica’ ed anche sui nuclei atomici.
    Personalmente non sono in grado di dare giudizi su quanto afferma Susskind riguardo all’applicazione di questa teoria. Certo, è molto fantasiosa e magari descrive bene diversi fenomeni teorici ma, come anche lui stesso afferma, sarà difficile, se non praticamente impossibile, avere conferme sperimentali perché appunto impossibili da effettuare (almeno per diversi anni a venire).

    Spero di essere stato sufficientemente esauriente. Tieni conto che ho tagliato ciò che c’è a monte ed a valle di questo.

    Sandro

  8. Se non ci fosse stato Tycho… sarebbe arrivato qualcun altro. keplero era sulla buona strada e Tycho lo ha auitato. Il processo a Galileo si sarebbe svolto comunque mentre l’accettazione della teoria copernicana sarebbe stata più graduale. Presto o tardi a qualcuno sarebbe arrivata in mente l’idea che invece di consultare vecchi tomi era il caso di capire meglio le orbite degli astri in modo diretto.
    Non dimentichiamo poi che molti osservatori avevano una caratteristica “navale”, perché dovevano fornire effemeridi precise ai naviganti. La religione poteva dire quello che voleva, ma se il nuovo sistema serviva a fare il punto nave, Tolomeo finiva nel cestino dell’immondizia, come poi fù. Navigare sicuri, con tutti i suoi riflessi strategici, valeva più della filosofia.
    Tycho comunque fu un grande che diventò tale con un idea semplicissima, eppure avversata a livello filosofico dal momento che allora la speculazione filosofica (puramente teologica) aveva il sopravvento sulla pragmaticità.