Pieter Creamarker sarebbe stato considerato sicuramente lo scienziato più famoso della storia umana se solo avesse divulgato la sua scoperta. In un colpo solo aveva permesso di rendere attuabili i due sogni più desiderati da quello strano essere vivente che si sentiva così prigioniero del suo piccolo sistema planetario. Le formule, non troppo complicate, e gli esperimenti relativi erano a portata di tutti. Tuttavia, diventare in un attimo celebre gli avrebbe negato di essere il primo a realizzare i due sogni. Agenzie Spaziali, centri di ricerca, laboratori, ben più attrezzati della sua cantina, l’avrebbero battuto sul tempo e lui avrebbe solo potuto ammirare le sue scoperte sfruttate da altri. Pieter non cercava la fama, voleva soltanto essere il primo!
In fondo, era stato così semplice arrivarci. Chi non sapeva che tutto ciò che esiste ha una sua controparte uguale e contraria (materia e antimateria, ad esempio)? Perché, allora oltre al tempo non sarebbe potuto esistere anche l’anti-tempo?
Manovrando il suo TAP portatile, ossia il Trasformatore Anti Particellare che ormai si comprava in un qualsiasi negozio di elettronica specializzato, Pieter continuava a creare antiprotoni, antielettroni, antineutrini e via dicendo. Poi li faceva annichilire, sperando che si accendesse una nuova luce nella sua mente. Seguiva quei momenti drammatici e fondamentali con il rallentatore bosonico di immagini che gli permetteva di dilatare il tempo miliardi di volte.
Se ne accorse quasi per caso, dopo milioni e milioni di prove. Nel passaggio da particella ad antiparticella gli sembrò che ci fosse un momento di sospensione del processo. Un miliardesimo di miliardesimo di miliardesimo di secondo di pausa nella trasformazione. Sentì un colpo al cuore e un urlo nel suo inconscio: “Ce l’hai fatta, Pieter!”.
Riducendosi quasi sul lastrico comprò un rallentatore bosonico di ultima generazione, miliardi di volte più potente del suo. Le mani gli tremavano quando rivide il suo solito esperimento riprodotto al rallentatore con l’attrezzatura che gli era costata una vera fortuna. Ne era valsa la pena, però! Nel momento dell’effettiva trasformazione da particella ad antiparticella il processo si fermava per alcuni fotogrammi, come se ci fosse un momento di dubbio. “Andiamo avanti oppure no?”, sembravano dirsi le particelle. Una specie di timore, di ripensamento, di decisione sofferta.
Scoprì così quello che chiamò MID, Momento d’Inerzia Dubitativo. Le particelle creavano per un brevissimo istante una forza repulsiva che sembrava opporsi al passaggio da uno stato al suo opposto. Istinto di conservazione? Forse. Ma Pieter non aveva alcun interesse nella psicologia delle particelle (almeno in quella fase di ricerca) e proseguì lungo la strada che gli si stava spalancando. Notò, in breve, che il MID era direttamente proporzionale alla massa della particella. Più era massiccia e meno durava il Momento di Dubbio.
Il passaggio da neutrino ad antineutrino era il più commovente. Il MID era lunghissimo, sembrava non finire mai (nei tempi scala dell’esperimento). Ormai era in ballo e doveva ballare. Vendette automobile, casa e perfino l’orologio del nonno per riuscire a dilatare ancora di più il tempo in cui agiva il MID.
Stanco, dimagrito, con la barba lunga e i capelli scomposti Pieter riuscì nel suo intento. Ancora un fattore pari a un miliardo nel rallentamento dello scorrimento delle immagini. E finalmente li vide. Doveva aspettarselo. Ogni forza deve avere un corpuscolo, un messaggero che la trasporta. La forza che causava il MID creava particelle “virtuali” di massa uguale e contraria a quelle delle particelle che stavano per trasformarsi. Queste duravano il tempo del MID ed “esistevano” soltanto per le particelle in attesa del drammatico cambiamento. In altre parole, erano creazioni di queste ultime e reali solo nel loro sistema di riferimento.
Lui riusciva a vederle solo attraverso la Riflessione che inducevano sulle particelle che le creavano. Erano una specie di “grillo parlante” che sembrava dire: “Sei sicura di quello che fai? Hai ancora TEMPO per tornare indietro!”. Poi la massa particellare trasportata dalla freccia del tempo aveva il sopravvento e i TC (Talking Crickets), i Grilli Parlanti, scomparivano insieme al MID. Avevano provato a mandare il loro messaggio, ma lo scorrere del tempo aveva avuto buon gioco a distruggerli.
Pieter doveva lavorare su di loro, aumentare la resistenza dei TC, renderli più convincenti. Solo loro avrebbero potuto creare l’anti-tempo. Volente o nolente era obbligato ad entrare nella scienza ancora embrionale della Psicologia Particellare. Doveva anche utilizzare particelle campione estremamente piccole, per le quali il MID e i suoi TC si erano mostrati più potenti e duraturi. La scelta fu ovvia: i fotoni. La loro velocità non doveva spaventarlo: spesso chi corre troppo lo fa solo perché è più debole rispetto ai cambiamenti.
Riducendosi a livello di barbone e chiedendo l’elemosina durante il giorno, Pieter riuscì a potenziare ancora il suo lettore di immagini e fu pronto a confrontarsi con i fotoni nel momento in cui “avrebbero potuto” trasformarsi in antifotoni. Come immaginava e sperava il MID era veramente enorme e i TC arcigni e severi. I fotoni sembravano quasi vibrare e tremare al loro cospetto. Per un brevissimo attimo sembrarono anche rallentare e tornare indietro. Pieter bloccò lo scorrimento delle immagini in quel preciso momento e decise che doveva analizzare quel fotogramma nei suoi minimi dettagli.
Fu costretto a rapinare un paio di vicini di casa e svuotare le casse dei negozi del quartiere, approfittando della mascherata di Halloween, ma riuscì ad acquistare un laser psiconucleare che gli permettesse di visualizzare l’invisibile (o quasi) e di intervenire direttamente nella scena del “crimine”, se necessario. L’idea fu vincente. Non solo i TC apparivano più chiari e netti, ma Pieter notò che essi creavano un $Campo$ di Frenamento opposto a quello in cui si muovevano i fotoni. Era estremamente debole e instabile, ma sicuramente efficace per il carattere sensibile e debole dei fotoni. Pieter si accorse che le linee del $campo$ avevano un verso ben preciso nell’istante di massima intensità, esattamente opposto alla freccia del tempo. Erano le Linee di Anti-tempo, guidate dai TC. Doveva solo renderle più stabili e durature e i fotoni le avrebbero seguite.
Fece l’esperimento della vita, intervenendo con l’intensificatore polarizzato all’istante esatto in cui il $campo$ dei TC era al massimo. Un lampo di luce strana e quasi spaventata gli apparve prima ancora di iniziare l’esperimento, dandogli la risposta che agognava: avrebbe agito sicuramente al momento e con le modalità giuste, dato che i fotoni erano tornati indietro nel tempo e lui li aveva visti prima di passare all’azione.
Buttò già qualche formula e rivide la scena decine e decine di volte, sogghignando ogni volta che arrivava al punto in cui i fotoni subivano la forza dei TC e tornavano da dove erano venuti. I TC intensificati erano ormai una pedina nelle sue mani e poteva utilizzarli quando e come voleva. Aveva scoperto l’anti-tempo e poteva applicarlo ai fotoni su ogni scala temporale.
Si rese subito conto che non avrebbe potuto fare niente con particelle massicce, ma a lui bastava e come! L’unica cosa da fare era cavalcare i fotoni “convinti” dai TC e tornare indietro con loro nel passato dell’Universo.
Non solo avrebbe viaggiato nel tempo, ma avrebbe anche potuto visitare molte stelle vicine andando alla velocità della luce. Divenne uno scassinatore incallito, ma ormai aveva un solo scopo: agire in prima persona. Non sembrerebbe facile passare dalla teoria alla pratica e soprattutto applicare a un essere umano dotato di una massa spaventosa le caratteristiche scoperte per i fotoni. Invece, per Pieter, questa era la parte più facile. Lui conosceva molto bene il cono di luce e l’avrebbe sfruttato sapientemente.
I viaggi nel tempo teorizzati prima della sua scoperta si scontravano con mille e uno problemi. Non solo teorici, ma anche pratici. Il cono di luce passato lo diceva chiaramente. Ammettendo pure di riuscire a saltare indietro nel tempo (nessuno però c’era mai riuscito) non ci si poteva muovere “a piacere”, ma esattamente lungo la traiettoria percorsa dalla Terra nel suo passato. In caso contrario ci si sarebbe trovati, ad un certo tempo, in un luogo in cui vi era il vuoto. E ancora più pericoloso sarebbe stato il ritorno al presente. Chi poteva tenere conto, infatti, di tutti i movimenti spaziali percorsi dalla Terra? Soprattutto quando la precisione doveva essere di pochi metri su tempi scala delle decine o centinaia di anni? Purtroppo come la Terra si fosse esattamente mossa nel passato restava un mistero racchiuso nel suo cono di luce.
Pieter aveva invece risolto il problema “spaziale”, ossia sapeva esattamente dove sarebbero stati i fotoni nel passato della Terra. Bastava seguire i bordi del cono di luce. Quelli erano i soli binari in cui poteva scorrere il treno della luce. Lui li avrebbe percorsi al contrario (ormai conosceva come utilizzare le linee di anti-tempo) fino a giungere su una qualsiasi stella visibile dalla Terra al momento della sua partenza. A quel punto avrebbe seguito i fotoni che arrivavano in quel momento sulla stella provenendo dalla Terra antica e si sarebbe trovato esattamente su di lei al tempo prestabilito e facilmente calcolabile. Un semplice lavoro di geometria elementare, come illustrato nel disegno che lasciò in cantina e che è ora esposto al museo della scienza psicoastronomica di Pasadena. Che meraviglia! Due sogni realizzati in un colpo solo. Viaggiare nel tempo e visitare una stella.

Il disegno di Pieter Creamarker, esposto al museo psicoastronomico di Pasadena. Al tempo OGGI, la Terra (e quindi Pieter) si trova in T(oggi). Sfruttando l’anti-tempo e il suo effetto sui fotoni, Pieter segue il bordo del cono di luce passato della Terra, come indica la freccia nera, e giunge alla stella S, in un tempo passato (quando lei aveva inviato la luce che ci ha raggiunto OGGI). A quel punto riprende il viaggio sul bordo del cono di luce passato di S e arriva finalmente in T (ieri), seguendo la seconda freccia nera. Anche questo tragitto è sicuro e preciso perché segue la traiettoria della luce inviata da T(ieri) che arriva in S al momento in cui giunge anche Pieter. Egli non solo viaggia nel passato della Terra e la vede com’era in T(ieri), ma visita anche la stella S. Due sogni realizzati in un colpo solo!
Tutto semplice? No, di sicuro. Una cosa è fare viaggiare i fotoni al contrario e un’altra è spostare insieme a loro una persona in carne ed ossa. Proprio qui sta la vera genialità di Pieter. Lui fece questo semplice ragionamento: “La luce è in grado di trasportare da un punto all’altro dell’Universo l’immagine di ciò che l’ha emessa o riflessa. Ossia, permette di vedere oggetti celesti lontani nel tempo e nello spazio. Il lavoro immenso dei fotoni si sintetizza in un’IMMAGINE. Una singola immagine che ha viaggiato nel tempo. Basta solo farla viaggiare anche nell’anti-tempo. Portare indietro non solo l’immagine, però, ma anche il suo prodotto finale: l’IMMAGINAZIONE. Io, Pieter Creamarker, sono pieno di immaginazione che ha le stesse caratteristiche dell’immagine e può essere facilmente trasportabile con i fotoni non avendo alcuna massa. Non interferisce con il passato e non lede leggi che potrebbero sconvolgere l’Universo. La mia immaginazione esegue il viaggio, ma è più che sufficiente per vedere ed essere visto”. Al ragionamento fece seguire una serie impressionante di formule di Psicologia Particellare, di cui era ormai diventato uno dei massimi esperti. Anch’essi sono ora esposti al museo di Pasadena.
Il 18 dicembre del 2034 Pieter iniziò il suo viaggio e fece volare la sua immaginazione insieme ai fotoni lungo le linee di anti-tempo create dai TC. Mentre il tempo continuava a scorrere, lui si muoveva in modo uguale e contrario verso il passato. Fu ritrovato in uno stato di massima confusione mentale, vicino ai suoi macchinari e ai suoi scritti. Dopo analisi accurate venne ricoverato in tutta segretezza presso l’Istituto di Riabilitazione Mentale della NASA a Pasadena.
Divenne famoso, ma non se ne accorse mai. Dicono che sia ancora vivo e che non riesca a capire chi sia e dove sia. D’altra parte chi avrebbe il coraggio di dirgli che mentre scorre l’anti-tempo scorre anche il tempo e che due quantità uguali e contrarie si annullano. Un lungo viaggio della sua immaginazione per giungere, alla fine, proprio sulla Terra nell’istante preciso in cui era partito: mentre andava indietro nell’anti-tempo, il tempo passava comunque e quando Pieter arrivò nella Terra di ieri, essa era ormai -giustamente- arrivata nella T di oggi.
Un viaggio compiuto costantemente nel presente…
La Coscienza della propria Esistenza!
Grande Enzo 😉
Mi hai dato la spiegazione scientifica di quello che faccio da un po’ di tempo: oscillo costantemente tra il Niente ed il Sogno, e non mi accorgo di essere fermo sempre nello stesso Punto e nello stesso Tempo!!! 😐 😐 😐
PS: Questa riflessione sul Tempo ho cercata di metterla anche nel mio raccontino (L’eterno ritorno dell’uguale) scritto per Astronomia.com
perfettamente Antonio… hai azzeccato in pieno il “nostro” spirito! 😛
Bel racconto Enzo…
ma temo di non aver capito il finale… 🙄
“lui si muoveva in modo uguale e contrario verso il passato”
Il protagonista impazzisce perchè:
1) la sua coscienza, legata agli antifotoni, inizia un viaggio di non ritorno.
(un po’ stile “cervello fritto” sul genere di vecchi racconti sul cyber-spazio…
alla Johnny Mnemonic di Gibson per intenderci)
2) una parte della mente segue il decorrere normale del tempo (presente–>futuro) l’altra parte segue gli antifotoni (presente–>passato)
Sicchè si separano tra futuro e passato generando “confusione” (e pazzia)?
😯
“D’altra parte chi avrebbe il coraggio di dirgli che mentre scorre l’anti-tempo scorre anche il tempo e che due quantità uguali e contrarie si annullano.”
Ennò! Non imbrogliare…
Grazie all’azione dei Talking Crickets l’annichilazione è esclusa!
Fotoni e antifotoni hanno superato la fase in cui è ancora possibile l’annichilazione (il “momento protratto”).
E il protagonista segue solo una delle componenti (l’antifotone).
“Un lungo viaggio della sua immaginazione per giungere, alla fine, proprio sulla Terra nell’istante preciso in cui era partito: mentre andava indietro nell’anti-tempo, il tempo passava comunque e quando Pieter arrivò nella Terra di ieri, essa era ormai -giustamente- arrivata nella T di oggi. ”
Ma la sua coscienza aveva “preso un passaggio” con gli antifotoni. Allontanandosi dal presente verso il passato.
Quello che viene trovato è quindi un guscio vuoto (corpo senza coscienza)?
Dai dai spiega che sono curioso…
caro luka70…
immaginavo e prevedevo un po’ di confusione…
dunque…il succo è questo. E’ vero che l’immaginazione di Pieter viaggia nell’antitempo e quindi lungo le linee del cono di luce in senso uguale e opposto a quello “normale”, ma è anche vero che il passare del tempo non è stato bloccato (sono i fotoni che tornano indietro…). Ciò vuol dire che quando ha percorso un -t ha anche percorso un +t, ossia è sempre rimasto nel presente! Ovviamente nell’esperimento di laboratorio l’intervallo misurabile era troppo piccolo e non se n’era potuto rendere conto.. o almeno non ci aveva pensato…
Direi che impazzisce, perchè dopo tanto viaggiare (della sua immaginazione) si ritrova nel luogo e nel tempo di partenza.
Insomma, qualcosa del genere….
Che brutto finale…per lui, il racconto no, ha un bel finale.
Scherza con il vento…ma lascia stare il tempo.
Che brutta rima , caro Mario.. ma il succo è questo , caro Enzo.
caro Mario,

Bellissimo racconto, mi spiace un po’ per il protagonista che dopo tante fatiche, è rimasto beffato da una “sciochezzuola” come lo scorrere del tempo…
@enzo…
però sarebbe come dire che l’anti-tempo non è sfruttabile per i viaggi nel passato… lascia un po’ l’amaro in bocca.
Avrei preferito un finale più sul genere “inizio di una nuova era”.
Pieter Creamarker impazzisce (una punizione al Prometeo di turno ci sta sempre) ma…
Dieci anni dopo, Università di Pasadena, etc…
Rimane il fatto che ho trovato il racconto molto intrigante. 🙂
Mi piace molto, in particolare, l’idea di anti-tempo.
Stavo pensando (causa una digestione lenta) che potrebbe essere applicabile (come ipotesi fantascientifica ovviamente) al Big Bang e ai residui dello scontro materia-antimateria.
Se è vero che (almeno in teoria) materia e antimateria dovrebbero esistere in egual misura nell’Universo e che di antimateria in Natura non vi è praticamente traccia…
Che fine ha fatto tutta l’antimateria residua che non si è annichilita negli attimi successivi al Big Bang?
Semplice (vabbè… 🙄 ) è finita in Universo parallelo che ha come caratteristica l’anti-tempo! Uno scorrere del tempo diametralmente opposto al nostro.
Un Universo parallelo da cui saremmo separati da 15 miliardi di anni (i nostri)… più altri 15 miliardi di anni di anti-tempo!
Cosa ci sarebbe di più irraggiungibile?
caro luka70,
forse perchè non credo proprio nella realizzazione dei viaggi nel tempo…
Ma sì…viva l’anti-universo!!!
cari amici,
vedo un costante interesse per i viaggi nel tempo… e pensare che è l’unica cosa che riusciamo a fare guardando l’Universo… Cosa vogliamo di più? Certe volte è inutile andarci di persona, meglio guardare il passato da lontano. E’ più sicuro e meno problematico. Grazie velocità della luce!!!
Concordo con l’ultimo commento di Enzo!!! 🙂
No serve a niente andare avanti e indietro nel Tempo, se non in funzione del Tempo Presente.
Il Tempo passato ed il Tempo futuro, non esisterebbero senza un Presente chi li guardi.
Il Tempo presente non esiste, è un istante vuoto. Esso si rende visibile ed apprezzabile (prende corpo), solo se alimentato dal Passato e dal Futuro.