Una indomabile passione per l’astronomia lo sta coinvolgendo da qualche anno. In realtà per molto tempo è stato un “portatore sano”. Infatti per buona parte della vita, a parte sporadici momenti, non ha dato segni di questa sua passione. Nel suo passato, come per molti di noi, ci sono state mete più immediate. La famiglia, i figli, il lavoro, la casa e tantissimi altri impegni, lo hanno tenuto lontano da quello che sembrava un breve interesse di gioventù.
Poi la pensione, i figli ormai cresciuti, gli hanno concesso un po’ di quella libertà che sognava da troppo tempo. Appena si è accorto che le giornate erano più lunghe del tempo necessario per soddisfare i propri impegni fece un breve esame di coscienza. Nella sua vita aveva coltivato moltissimi hobby: aveva dipinto, suonato strumenti, aveva osservato il cielo con un piccolo telescopio fatto con lente da occhiali. La risposta venne immediata: l’astronomia.
L’associazione con i suoi splendidi ragazzi, il desiderio di conoscere, di sapere, i tempi degli eventi astronomici, lo spazio enormemente vuoto e contemporaneamente pieno di oggetti stupefacenti. La possibilità di osservarli, la certezza che altre forme di vita siano, erano, o saranno presenti in questo universo che gelosamente custodisce i suoi segreti. Il desiderio dell’uomo di conoscere, le sue coraggiose teorie per svelare i grandi misteri che lo circondano.
L’uomo, che con dedizione e perseveranza segue alcune strade che probabilmente lo condurranno in un vicolo cieco. Sono attualmente le uniche percorribili, in attesa che un novello Copernico apra un nuovo “tratto di autostrada”, che ci porterà un po’ più avanti, da dove potremo conoscere nuovi misteri da svelare. Come non essere affascinati da simili pensieri?
Un avvenimento, apparentemente normalissimo, lo interessò direttamente poco più di un anno fa: diventò nonno di un bellissimo bimbo di nome Pietro. Giunto in sordina riuscì a diventare importante, anzi, molto importante. Certo, trovò il tempo di andare in campagna a preparare lo strumento per l’osservazione di Marte.
Preparò tutto con cura, le macchine fotografiche con nuovi rullini per il profondo cielo, pulizia delle ottiche che da quasi un anno aspettavano, gli oculari idonei per l’osservazione del pianeta… Controlli sul regolare funzionamento delle correzioni a mezzo del CCD, lo stazionamento, la velocità del motore di ascensione retta. Tutto fatto. I preparativi sono terminati nel momento in cui è giunta la notizia. “Pietro viene in campagna con noi”.
Altre ricerche lo tennero impegnato. Come fargli mangiare tutta la pappa senza distribuirla per la cucina. Quale ninna nanna era più efficace, il buio, la penombra, il silenzio, la voce in sottofondo della televisione, che ha grandi capacità soporifere per chiunque.
Addormentato il piccolo, la stanchezza prendeva il sopravvento. Rimandava perciò al domani la passione per l’astronomia…

Pietro e la Luna
Una sera osservò il cielo. La luna, al primo quarto, splendeva in alto. “Pietro, guarda la Luna!”. Il piccolo voltò gli occhi verso il nostro satellite e commentò: – eheeee- Da quel giorno ogni sera ripeteva la fatidica domanda: – Pietro, dov’è la Luna?- Prontamente il piccolo allungava il braccio indicandola con l’indice teso, mentre un ampio sorriso gli illuminava il volto. Un sorriso che uguagliava quello del vecchio appassionato.
Alcune sere dopo la Luna non si presentò all’appello. Alcune stelle luminose brillavano in cielo. -Guarda Pietro, Arturo, Vega, Altair, Deneb. Chissà dove potrà esserci vita…- Il piccolo le indicava, sorridendo come sempre. Improvvisamente Pietro indicò tre stelline all’orizzonte. Erano le luci di un piccolo paese nelle colline adiacenti. Ma lui non sapeva.
Il vecchio finalmente capì. – Bravo Pietro, ecco dove c’e vita! Domani andremo a visitare quel paesino. Conosceremo gli abitanti. Non sarà necessario continuare a sognare. La vita che cerchiamo altrove, è sul nostro pianeta, impariamo a conoscere i nostri simili, potremo imparare ancora tantissime cose-. Il giorno seguente il vecchio ed il piccolo si avventurarono per le strade dei dintorni. La meta era molto più vicina del previsto. Gli abitanti del tranquillo paese conobbero un vecchio che, in compagnia di un bambino, faceva strane domande a tutti.
Risposero con pazienza, alle sue domande, alcuni di loro giurerebbero che prima del commiato, nella piazza del paese, il vecchio abbia sussurrato al piccolo: – Ora saliamo sull’Enterprise e torniamo a casa -. Nel frattempo Marte ha iniziato la sua fase di allontanamento senza che il vecchio abbia messo l’occhio all’oculare.
La televisione finalmente ha smesso di parlare del pianeta rosso. Le guerre hanno ripreso il sopravvento. E che nessuno pensi di darne la colpa a Marte. Questa è l’altra faccia dell’intelligenza dell’uomo. O, meglio, della sua stupidità.