
Esplosione IGR J17497-2821
Per chi è alla ricerca di eventi estremamente energetici, la regione centrale della Via Lattea è proprio il posto ideale. Lo sanno bene gli astronomi che si occupano di radiazione gamma, tanto che INTEGRAL – l’osservatorio spaziale dell’ESA dedicato proprio a questa regione dello spettro elettromagnetico – ha tra i suoi programmi più importanti il monitoraggio del centro galattico.
Proprio durante queste osservazioni, lo scorso 17 settembre, lo staff di Integral coordinato da Roland Walter (Integral Science Data Centre di Versoix – Svizzera) ha individuato una improvvisa esplosione gamma (IGR J17497-2821). Queste repentine emissioni di alta energia non sono affatto rare, ma solitamente la loro durata è estremamente breve. L’evento del 17 settembre, però, anzichè affievolirsi rapidamente come gli altri, ha continuato per qualche giono ad aumentare di intensità per poi diminuire con gradualità nel volgere di alcune settimane.
Difficile individuare quale meccanismo possa aver innescato il fenomeno, ma Walter e i suoi collaboratori hanno qualche idea in proposito. Il confronto con altre curve di luce rivelerebbe che all’origine dell’esplosione gamma vi potrebbe essere un sistema binario in cui una delle componenti è una stella di neutroni o un buco nero. Stando ai modelli standard, la materia strappata alla stella compagna dalla gravità dell’oggetto più massiccio è destinata ad alimentare il disco di accrescimento.
Occasionalmente, però, questo apporto continuo di materia potrebbe finire col rendere instabile la struttura provocandone il collasso e proprio a un simile collasso si potrebbe ricondurre quanto osservato il 17 settembre. Il quadro è comunque ancora provvisorio, dato che per il momento non è del tutto chiaro perchè il disco finisca col collassare, anche se è comunque certo che un simile evento rilascerebbe in un sol colpo una smisurata quantità di energia.
La durata dell’evento e la capacità reattiva degli attuali sistemi di osservazione hanno consentito di indirizzare su IGR J17497-2821 anche gli strumenti di altri osservatori orbitanti (XMM-Newton, Chandra e Swift) e di osservatori al suolo.
L’enorme quantità di informazioni raccolte è tutt’ora al vaglio degli astronomi e potrà senza dubbio aiutare a chiarire cosa possa essere successo. Sempre ammesso che, nel frattempo, i teorici riescano a elaborare un modello soddisfacente.
Fonte: http://www.coelum.com