Il motore di Encelado è molto antico

Un nuovo modello teorico suggerisce che alla base dei fenomeni che caratterizzano questa luna di Saturno potrebbe anche esserci la sua particolare composizione originaria.


Encelado

Geyser su Encelado

Fin dalle prime immagini del Voyager, gli astronomi hanno sempre avuto il sentore che Encelado nascondesse qualcosa. Quella strana superficie in parte segnata dai crateri e in parte attraversata da strane striature non convinceva affatto. Quando poi, un paio d’anni fa, si è avuta la conferma diretta della presenza nella regione sud di Encelado di geyser particolarmente attivi nello sparare nello spazio vapore acqueo, cristalli di ghiaccio e altri elementi chimici, il problema per gli astronomi è diventato quello di scoprire quale meccanismo ne fosse responsabile.

I planetologi sanno bene che il motore termico di quei geyser può essere l’azione di marea di Saturno, ma la presenza in quei getti di elementi chimici quali l’azoto, il metano, l’anidride carbonica, il propano e l’acetilene richiede una fonte di energia supplementare. Bisogna supporre, cioè, che all’interno di Encelado sia attivo – o lo sia stato in passato – un motore termico, ben più potente di quello mareale, in grado di produrre tali elementi.

A questo proposito un team di astronomi del JPL coordinati da Julie Castillo ha proposto un nuovo modello evolutivo di Encelado – lo studio verrà pubblicato in aprile su Icarus – in grado di spiegare la possibile provenienza del calore necessario a produrre quegli insoliti elementi. Secondo gli astronomi del JPL, la chiave andrebbe ricercata nella composizione di quella palla di ghiaccio e roccia che poi sarebbe diventata Encelado.

Il modello propone la cospicua presenza di isotopi di alluminio e ferro soggetti a un rapido decadimento radioattivo e suggerisce che il calore sviluppato da questo decadimento avrebbe fatto sì che, nel volgere di pochi milioni di anni, all’interno di Encelado si formasse un nucleo roccioso circondato da uno strato di ghiaccio. Le elevate temperature avrebbero inoltre consentito la dissociazione dell’ammoniaca e questo potrebbe spiegare la presenza dei problematici componenti rilevati nei pennacchi dei geyser.

Una conferma della bontà del modello potrebbe venire proprio dallo studio accurato di quei pennacchi di vapore. Per questo motivo il team di Julie Castillo ha già pianificato di effettuare misure dirette dei gas in occasione del flyby della Cassini previsto per il marzo 2008. Non resta che aspettare.

Fonte: Coelum

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