
Sono le 7:34 (Eastern Time) di giovedì 27 settembre. Il conto alla rovescia è giunto al termine e sulla rampa 17B di Cape Canaveral, in Florida, si accendono i potenti motori del razzo Delta 2. La missione Dawn entra finalmente nel vivo. Un paio d’ore più tardi, al centro di controllo del JPL a Pasadena, i responsabili della missione hanno la conferma dai dati della telemetria che il lancio è stato da manuale. La sonda ha assunto il corretto orientamento nello spazio e i pannelli solari stanno funzionando alla perfezione.
Mentre scriviamo queste poche righe Dawn ha ormai superato l’orbita lunare e si sta dirigendo con passo spedito verso la sua destinazione, spinta dal suo minuscolo – solamente 30 centimetri – ma efficiente motore a ioni. Sarà infatti un flusso di ioni di xeno, prodotti e accelerati da un campo elettrico, a spingere la sonda nel suo lunghissimo viaggio. Nel corso dei prossimi tre mesi i tecnici passeranno al setaccio i numerosi strumenti di cui la sonda dispone, verificandone il corretto funzionamento e calibrando accuratamente le loro funzioni prima di metterli in un lungo letargo.
Prima di vedere pienamente all’opera quegli strumenti, infatti, dovremo pazientare qualche anno. Il primo obiettivo della missione, l’asteroide Vesta, sarà raggiunto solamente nel 2011 e dovremo attendere altri quattro anni prima di poter rimirare da vicino i panorami del pianeta nano Cerere. Gli astronomi confidano che questi studi ravvicinati di due tra gli asteroidi più grandi ci possano anche aiutare a svelare i misteri degli albori del Sistema solare (non a caso la missione è stata battezzata Dawn, cioè Alba).
Ora davanti alla sonda ci sono quasi cinque miliardi di chilometri di cammino. Il primo e forse più difficile passo è stato compiuto: buon viaggio, Dawn!
Fonte: Coelum