Quello che si osserva invece è che la velocità delle stelle è approssimativamente costante man mano che ci si allontana dal centro della galassia lungo il disco. L’unica maniera che ha la teoria della gravitazione classica, ovvero newtoniana, di giustificare questo fenomeno è quello di ipotizzare la presenza di una grande quantità di materia oscura disposta in un alone che si spinge a distanze molto grandi dal centro della galassia.
Proprio durante un recente seminario tenutosi nell’Istituto di Fisica dell’Università di Torino, il prof. Fred Cooperstock dell’Università di Victoria nell’Alberta in Canada ha avuto modo di illustrare le ragioni per cui ritiene questo approccio non adeguato. La sua proposta è quella di descrivere la dinamica delle galassie con la Relatività Generale piuttosto che con la Meccanica Classica. Basterebbe questo a rendere conto delle velocità di rivoluzione delle stelle senza bisogno di invocare quegli enormi aloni di materia oscura ed infatti i calcoli applicati a diverse galassie note hanno mostrato che queste velocità vengono ricostruite senza problemi.
Ma allora perché tutti usano la dinamica newtononiana? Semplicemente perché si è sempre ritenuto che in condizioni di campi gravitazionali deboli e velocità basse quali sono quelle delle galassie, la teoria della gravitazione di Newton sia un’approssimazione valida rispetto alla Relatività Generale. Secondo Cooperstock, però, queste condizioni potrebbero non essere più sufficienti nei casi in cui la materia è distribuita come nelle galassie, ovvero sparsa in maniera più uniforme rispetto a quanto avviene nel Sistema Solare, in cui il 99,9% della massa si trova al centro, nel Sole.
Ovviamente questa proposta ha suscitato parecchio interesse e soprattutto diverse critiche e non è ancora stata accettata dal resto della comunità scientifica. Ad esempio si obietta che le evidenze della presenza di materia oscura non vengono solo da queste velocità di rivoluzione, ma anche dal moto delle galassie stesse negli ammassi e da altri fenomeni quali le lenti gravitazionali. I ricercatori canadesi, dal canto loro, rispondono che non ha senso invalidare il loro modello perché non spiega dei fenomeni non inclusi in esso, ma che piuttosto varrebbe la pena di cercare di capire se i metodi che hanno condotto alle altre evidenze non siano inficiati dallo stesso tipo di errore commesso per le galassie.
Inoltre aggiungono che il loro modello non nega l’esistenza della materia oscura, ma che questa è disposta all’interno delle galassie e non attorno ad esse, è presente in misura molto minore e soprattutto non è costituita da materia esotica, ma normalissima materia barionica che va a costituire nubi di polveri o planetoidi o stelle troppo piccole e poco luminose per poter essere osservate.
Bene!
Sono contento che ci siano delle persone che non si chiudono nelle teorie già presenti solo perchè queste sono più “facili”.
Se così fosse saremmo rimasti alla teoria geocentrica, o alla complicata gestione delle “sfere” che era stata partorita per mantenere le orbite circolari, struttura perfetta, quindi secondo i fautori preferibile alle orbite ellittiche…
Purtroppo la scienza è conservatrice: è sempre molto difficile proporre una nuova teoria, magari alternativa o correttiva rispetto a quelle ritenute consolidate, perché, anzichè metterla alla prova, la si nega a priori (a volte con un sorrisetto di sufficienza). Le teorie che dimostrano di spiegare, anche solo in parte, i fenomeni osservati andrebbero indagate con cura e serietà. Se si dimostreranno errate, allora saranno bocciate. Ma chi dice che invece non possano portare parecchie sorprese positive, e offrire utili spunti di $riflessione$? Ad Einstein la Meccanica Quantistica sembrava assurda… Eppure non era certo uno sprovveduto! 🙂
Complimenti per l’articolo.
Grazie! 😳
Simona,
tu dici che la scienza è conservatrice…
Permettetemi di andare O.T.:
Purtroppo non è la stessa accusa che viene mossa alla Chiesa? (Porto ad esempio la lettera dei professori del “La Sapienza” di questi giorni).
Mi duole ammetterlo ma non è la scienza ad essere conservatrice, ma l’Uomo, cambiare costa fatica, è più semplice usare qualche cosa di già esistente, anche se profondamente sbagliato. Speriamo solo che con il tempo il tarlo del dubbio aiuti anche a risolvere questo e altri problemi che ancora ci affliggono.