Il brutto anatroccolo

Una storia di pura astrofisica condita di speranza e buoni sentimenti


Astronave

Poi, un giorno, li vide arrivare su una argentea e affusolata astronave. Si accorse a malapena che all’interno di quel minuscolo e strano oggetto, vi era un brulicare di essere viventi. E sembravano contentissimi nel vederla. Saltavano, si abbracciavano, e la indicavano ridendo in vera allegria. Se non altro era un diversivo e si sentì meglio. Non era più sola e triste. Ben poca cosa, ma meglio di niente.

Purtroppo però se ne andarono in fretta. Ecco, anche quei piccoli esseri la consideravano una nullità, anche loro l’avevano presa in giro e ora tutto ritornava come prima. Probabilmente erano voluti venire a vedere da vicino un “mostriciattolo” dello Spazio, uno sgorbio della Natura. Sicuramente era stata una delle maligne sorelle vicine ad indicarla al pubblico ludibrio. Come se non avesse già abbastanza tristezza nel suo nucleo inerte. Sperava solo che non venissero altri a deriderla. Che colpa aveva lei se l’idrogeno non era stato sufficiente? Avrebbe dato chissà cosa per essere una stella normale e vivere appartata, felice solo di produrre energia e spanderla tutt’attorno. Si guardò intorno e vide com’era bello l’Universo e come ogni oggetto facesse la sua parte rispettando l’armonia celeste. Ma lei no. Lei non serviva a niente, era solo uno spreco di materia. Possibile che non si potesse farla finita e concludere in qualche modo quella vita così miserevole? Con questi tristi pensieri passarono molti lunghissimi anni.

Un giorno arrivarono nuovamente dei visitatori. Accidenti, ma non potevano lasciarla in pace! Questa volta però non era più solo un astronave, ma un’intera flotta. I colori e le forme erano identici a quelli che aveva visto tanti anni prima. Gli “scocciatori” erano gli stessi, ne era sicura, ma il loro numero era veramente enorme. E poi cos’era quella sfera, gigantesca per loro, che si portavano dietro, trainandola con qualcosa che non riusciva a percepire? Ma si! Era un pianeta, un vero pianeta. Le stavano portando un compagno? Sarebbe stato meraviglioso! E ben poco le importava che fosse molto piccolo. Che splendido regalo le stavano facendo, ma non voleva ancora crederci. Si accorse che lo avevano messo in un’orbita abbastanza lontana da lei. Peccato, avrebbe preferito averlo molto più vicino. Ma meglio non chiedere di più alla fortuna che le aveva riservato questa magnifica sorpresa. Poi vide che molte astronavi stavano portando grosse tubature verso di lei, e queste sembravano lunghissime e si perdevano nelle nebulosità attorno ad altre stelle ormai morte. Era un altro tipo di scherzo? Si era illusa troppo presto?

Ad un certo momento senti che qualcosa stava entrando in lei. Si sentì piena di nuova energia. Cosa stava accadendo? Dopo poco non ebbe più dubbi. La stavano “nutrendo” di idrogeno ed il flusso sembrava inarrestabile. Sentì salire la temperatura, sentì crescere la massa, e sentì anche che si stava contraendo sempre di più. A quel punto i tubi vennero staccati, le astronavi si allontanarono velocemente e si rifugiarono vicine al pianeta in attesa di qualcosa. Fu un momento di indescrivibile paura e tensione. Lei anche stava aspettando e non voleva nemmeno sperare in quello che sentiva ormai molto prossimo. Poi accadde. Il suo idrogeno cominciò a bruciare ed in poco tempo sentì che il motore stava marciando a pieni giri. Era una stella, una vera stella!! Promise dentro di sé di garantire fino alla fine il calore, l’energia e la vita a quello straordinario pianeta che le girava attorno ammirandola nel suo splendore. Era diventata bellissima. Gli sembrò quasi di sentire urlare quelle piccole creature che guardavano verso di lei: “abbiamo di nuovo il Sole, evviva il Sole”.

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5 Commenti

  1. Bello davvero. Anch’io spesso mi soffermo a pensare alle stelle come esseri ‘viventi’ e forse addirittura pensanti, dopotutto sono abbastanza complesse e ricche di fenomeni interni (combustione, fusione nucleare, magnetismo, correnti di plasma ecc.) assimilabili alle scariche elettriche e altri meccanismi nel cervello umano; avrebbero pensieri e ‘parole’ lente come quelle -fatte le dovute proporzioni- dei cetacei sulla terra: sappiamo tutti che il verso delle balene accelerato ricorda quello di alcuni uccelli. Le vedrei forse più come ‘vegetali’ che come ‘animali’ visto che non possiedono un moto autosufficiente.
    Per non parlare delle galassie…

  2. simpaticissimo! E qui affiora tutta la sete di protagonismo di noi “sapiens” eh?! Cosa non faremmo per far sorridere una stella! Complimenti!
    Mi è piaciuta l’idea dell’elisir di lunga vita escogitato dalla razza umana a beneficio dell’intero nostro Pianeta: una flebo di idrogeno!!! 😆 la tua fantasia si espande come l’Universo… 🙂

  3. Ciao Vincenzo,scusa se ti do del tu ,ma vedi io ormai sono vecchio e mi sto abituando a considerare gli altri più giovani di me,se le scuse sonio accettate proseguo: Trovo bellissimo questo racconto che unisce un racconto fiabesco all’Astronomia ,trovo sia un modo nuovo per avvicinare i ragazzi all’astrofisica senza rompicapo ,quasi ti appassioni a loro come esseri che abitano nello stesso universo,non voglio dilungarmi per non rendere noioso il mio commento,ma dicco ancora che mi piace ed è molto bello.Nel chiedervi scusa per aver occupato una parte della vostra pagina ,ti saluto cordialmente insieme a tutti gli amici della pagina ,grazie Efisio.