Meteoriti e mattoni della vita

Scoperta in due meteoriti antartici una concentrazione di amminoacidi dieci volte superiore a quella finora individuata in meteoriti di analogo tipo.


Meteoriti e mattoni della vita

Anche chi mastica poco di chimica o di biologia sa che gli amminoacidi sono composti organici che stanno alla base delle proteine, le sostanze che giocano un ruolo fondamentale in ogni organismo vivente. Si ritiene che proprio la produzione di proteine abbia costituito uno dei primi stadi dell’avventura della vita sul nostro Pianeta. Uno stadio che i più ritengono sia stato favorito e reso possibile da particolari condizioni ambientali, ma che qualcuno ritiene possa anche aver avuto un’imbeccata decisiva dallo spazio esterno.

Si comprende bene, dunque, come lo scoprire una cospicua presenza di amminoacidi in un meteorite possa diventare un elemento molto importante per chi invoca lo spazio quale ambiente che ha dato il la al faticoso cammino della vita. Una notevole scoperta in questa direzione è quella effettuata da un team internazionale – lo studio verrà prossimamente pubblicato su Meteoritics and Planetary Science – che ha rilevato in due condriti CR scoperte negli anni novanta in Antartide una presenza di amminoacidi notevolmente superiore a quella finora registrata in analoghi meteoriti.

L’analisi dettagliata di tre di questi meteoriti, attualmente conservati presso il NASA Johnson Space Center a Houston (Texas), ha permesso di scoprire che, mentre in uno di essi la percentuale di amminoacidi era in linea con altre misurazioni effettuate su analoghi meteoriti, cioè si registrava una concentrazione di amminoacidi pari a circa 15 ppm (parti per milione), ben differente era la situazione negli altri due. In essi, infatti, la concentrazione risultava di 180 e 249 ppm, dunque da dieci a quindici volte superiore alla media. Le analisi dei rapporti tra gli isotopi di carbonio hanno rimosso ogni sospetto che si possa trattare di un effetto dovuto a contaminazione terrestre, confermando che l’origine di quegli amminoacidi debba essere ricercata al di fuori della Terra.

Quegli amminoacidi, insomma, grazie all’abbondanza di ammoniaca, acqua e altri elementi chimici presenti nella nebulosa solare, si sarebbero formati su un corpo celeste che, come era tutto sommato normale nel caos dinamico che caratterizzava i primi vagiti del neonato sistema planetario, sarebbe poi andato in frantumi. Ci avrebbe poi pensato il gioco delle dinamiche orbitali a condurre quei frammenti non solo verso la Terra, ma anche verso gli altri pianeti cosiddetti terrestri.

Certo, da qui a dire che la vita è piovuta sulla Terra dallo spazio ce ne corre, ma la scoperta è di quelle che senza alcun dubbio contribuiscono a far volare alta l’immaginazione.

Fonte: Coelum

Informazioni su Stefano Simoni 644 Articoli
Di professione informatico, è nato e vive a Roma dove lavora come system engineer presso una grande azienda nel settore IT. E' l'ideatore e sviluppatore di Astronomia.com, portale nato dal connubio tra due delle sue più grandi passioni: "bit" e stelle. Da anni coltiva l’interesse per la progettazione e lo sviluppo di siti web aderenti agli standard e per il posizionamento sui motori di ricerca.

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2 Commenti

  1. Buongiorno allo staff del sito,
    spero siate cosi’ gentili dal togliermi una curiosita’.
    Ho letto su wikipedia che a causa di una serie di fenomeni(ad es l’evoluzione del sole) la vita sulla terra dovrebbe sopravvivere ancora per i prossimi 500 milioni di anni.Voi ne sapete qualcosa?

  2. buonasera Simone: non faccio parte dello staff, ne sono solo una frequentatrice e ti comunico quello che ho trovato.
    Evoluzione del sole
    Il passato e il futuro del Sole si possono dedurre dai modelli teorici dell’evoluzione stellare. Durante i suoi primi 50 milioni di anni, il Sole si contrasse fino a raggiungere pressappoco le dimensioni attuali. L’energia gravitazionale prodotta dal collasso del gas ne riscaldò l’interno e, quando il nucleo fu sufficientemente caldo, la contrazione si arrestò, mentre nel centro iniziarono le reazioni nucleari di fusione di idrogeno in elio. Il Sole si trova in questa fase della sua vita da circa 4,5 miliardi di anni e queste reazioni continueranno per altrettanto tempo.
    Quando il combustibile si esaurirà, il Sole subirà alcune modificazioni: gli strati esterni si espanderanno dalle dimensioni attuali fino a sfiorare l’orbita della Terra, mentre il Sole diventerà una stella gigante rossa, un po’ più fredda di adesso ma 10.000 volte più brillante. La nostra stella rimarrà una gigante rossa, con un nucleo nel quale avviene la fusione dell’elio, per circa mezzo miliardo di anni; esso non è abbastanza massiccio per innescare reazioni nucleari successive o, addirittura, un’esplosione distruttiva come accade ad altre stelle. Dopo la fase di gigante rossa, il Sole si contrarrà fino a diventare una nana bianca, di dimensioni simili a quelle della Terra, e si raffredderà lentamente per molti miliardi di anni.”
    Il sito che ho consultato è il seguente, lo stralcio che ho riportato è a fondo pagina.
    http://library.thinkquest.org/C0118900/sistema/sole.htm
    Interessante è la sezione “evoluzione” delle stelle, per farsi un’idea di quale potrebbe essere la vita del Sole. Gli stessi concetti sono espressi grosso modo anche su questo sito: http://www.astrosurf.com/cosmoweb/stelle/evoluzione.html
    se poi ti fai un giro per siti con le parole chiave “vita sulla terra” scoprirai che le prime forme di vita sulla Terra – quelle più semplici – sono apparse circa 3.800.000.000 di anni fa. L’uomo circa 2.000.000 di anni fa.
    Ora: mettendo insieme tutte queste informazioni mi sembra azzardato asserire che la vita scomparirà dalla Terra fra circa 500.000.000 di anni: le variabili mi sembrano tali e tante da rendere praticamente impossibile fissare una data… 🙄 che ne dici?