Per la prima volta in vita sua ebbe paura e si augurò che arrivasse qualcuno se non altro per non sentirsi così solo davanti al baratro. Tornare indietro nemmeno a parlarne. Aveva già fatto parecchi chilometri e non aveva visto vie d’uscita. Anzi il bosco sembrava sempre più fitto ed intricato e non sarebbe certo riuscito a farsi strada fra i rami contorti. Alla fine, in preda al terrore, si lanciò nella terribile discesa. Praticamente fu una lunga scivolata, ma le lamine dei suoi sci riuscirono a frenare almeno parzialmente quella specie di salto nel vuoto e si ritrovò in fondo ansimante e tremante ma ancora in piedi e soprattutto sano e salvo.
Ebbe bisogno di qualche minuto per riprendersi. Si sentiva una specie di eroe ed attese con impazienza che i primi sciatori affrontassero quell’incubo. Era sicuro che ben pochi sarebbero passati indenni e sentì il piacere freddo che provava normalmente quando vedeva soffrire gli altri. Ma nessuno apparve. Accidenti si sarebbe perso il gusto di qualche rovinosa caduta magari letale. Pazienza. Ora doveva proseguire. Il paesaggio intorno a lui era veramente spettrale. Gli alberi formavano un muro impenetrabile e la pista ora strettissima si incuneava tra di essi lasciando giusto il passaggio per gli sci. Non c’era lo spazio per curvare ed era costretto a proseguire a sci uniti, prendendo una grande velocità. Si augurò che non ci fossero più muri come quello precedente.
Le difficoltà erano un po’ scemate e cominciò a pensare a quanto lunga fosse quella terribile pista. Aveva iniziato circa 30 minuti prima e malgrado i rallentamenti e le piccole fermate sembrava un tempo enorme. Che dislivello poteva mai avere. Eppure i segnali continuavano ad indicare la giusta direzione.
Superò altri muri molto difficili, altre curve ed altre strettoie, ma della fine nemmeno l’ombra. Che assurdità era mai questa? Non poteva esistere una pista così lunga. Poi gli si parò di fronte un muro quasi simile all’incubo precedente, anzi forse perfino più ripido. Alla fine di esso però intravide la partenza della seggiovia. Finalmente! Ancora uno sforzo e poi l’avventura sarebbe finita. Si buttò nel vuoto con grande paura ma anche con la speranza di poter dire da lì a poco di essere riuscito in un’impresa epica. Ce la fece anche se con alcuni momenti di panico puro. Riuscì a rallentare e sentì salirgli il grande piacere della conquista.
Assaporò il momento in cui avrebbe ripreso la seggiovia e attese lo sguardo di stupore ed ammirazione che avrebbe avuto il manovratore di fronte alla sua bravura. Si rimise in sesto e scolpì sul suo volto il solito ghigno freddo ed altezzoso. Nel momento in cui varcò l’ingresso della seggiovia guardò per l’ultima volta con orgoglio il cartello nero che l’aveva accompagnato lungo il percorso appena compiuto: “PISTA DEL DIAVOLO, SOLO PER SCIATORI PIU’ CHE MERITEVOLI”.
Proprio davanti a lui il manovratore stava ridendo a crepapelle arrotolando la lunga coda e dondolando la testa coronata da due acuminate corna. Il tridente lo spinse all’interno. Era proprio vero: solo chi se lo meritava veramente riusciva a terminare quella terribile discesa.
Fantastico. 😈
Saluti!
Giorgio.
Fantastico si, che che se ne sia andato al diavolo!!!
e muoia Sansone con tutti i Filistei!!
PS
sono per il lieto fine 😉
diabolicamente ironico.
sorrisovaderetro
daria