Tentativi

Non sempre tutto riesce al primo tentativo. Bisogna avere pazienza e magari accettare qualche aiuto esterno. Non pretendete una logica e, se permettete, fatemelo dedicare a Daria …


Tentativi

Blackite era un pianeta in bianco e nero. Non esistevano colori, né sfumature. Che fosse colpa del sole o dell’atmosfera nessuno lo sapeva e nemmeno se ne era mai curato. Chi non conosce una cosa non può certo immaginarsela o desiderarla. Così era stato da sempre e probabilmente così sarebbe sempre stato. La vita rispecchiava quella situazione. Le persone si dividevano in due categorie perfettamente individuabili, parimenti numerose, ma con caratteristiche opposte ed estreme.

C’erano i buoni, ossia coloro che dedicavano la propria esistenza ad aiutare il prossimo in tutti i modi. Non uccidevano nemmeno una mosca, non strappavano un fiore, camminavano in punta di piedi per non rovinare l’erba dei campi o i sassolini delle strade. Gli si poteva chiedere di tutto e loro lo avrebbero fatto anche a costo della propria vita. E non riuscivano nemmeno a vedere il male. Per essi tutto era bontà e sacrificio. Inutile dire che vivevano in misere case, mangiavano lo stretto necessario, non avevano divertimenti se non quello di dedicarsi a chi chiedeva. Per loro la Natura era la Madre. Bisognava servirla ed amarla con passione. Lei gli aveva regalato la vita e il piacere di essere utili. Doveva essere coccolata, adorata, aiutata in tutte le sue forme. Respiravano lentamente ed il giusto necessario per non sbilanciare il contenuto dell’aria che dovevano respirare e che serviva a tutte le altre creature. Stavano ben attenti a non inquinarla con emissioni irrispettose: niente macchine, sigarette, camini, fuochi.

Poi c’erano i cattivi. Facevano tutto quello che volevano ed anche di più. Il mondo era stato sicuramente costruito per i loro desideri e pretendevano tutto senza nemmeno chiedere. Rompevano, distruggevano, inquinavano, bruciavano, sporcavano, sicuri di non essere perseguiti. Quando avevano qualche desiderio o bisogno chiedevano ai buoni e questi li accontentavano. Gli animali scappavano al loro passaggio, l’erba cercava di coricarsi, le pietre rotolavano lontano. I cattivi non lavoravano: lo facevano i buoni anche per loro. Non dovevano nemmeno essere violenti con questi ultimi, non ve ne era motivo.

Ma come potevano allora sopravvivere i buoni e continuare a rappresentare sempre la metà della popolazione?

Per tre motivi molto semplici: innanzitutto perché senza di loro, gli altri non avrebbero potuto ottenere i privilegi che chiedevano. Senza schiavi devi lavorare da solo. Poi perché non era facile scorgerli. Erano infatti completamente bianchi e si confondevano con il chiarore diffuso del cielo. Non che volessero passare inosservati, ma questa era stata la volontà della Natura e loro non potevano che accettarla con gioia e riconoscenza. Si sarebbero certo visti molto bene di notte, ma i buoni non uscivano: erano troppo stanchi per il lavoro quotidiano e dormivano profondamente. Al contrario i cattivi erano completamente neri, ma ben raramente si vedevano di giorno. La loro vita sfrenata si svolgeva soprattutto di notte. Al chiarore del sole cadevano sfiniti in un sonno molto simile ad uno svenimento. Infine i cattivi si uccidevano tra loro, limitando così una crescita sfrenata.

Si manteneva perciò un equilibrio quasi perfetto.

I commenti di questo post sono in sola lettura poichè precedenti al restyling del 2012. Iscriviti al Forum di Astronomia.com ed entra a far parte della nostra community. Ti aspettiamo! : )

6 Commenti

  1. @ enzo. prima di ogni altra cosa, per ringraziarti: “om namo bhagavate”,
    la mia partebianca sorride a te e ad ogni cosa che esiste.
    l’altra, quella nera, è momentaneamente assente ed in minoranza: andata a bere un voluttuosocaffè e ad architettare danni.
    di grigio, oltre a tracce di cervello, in questo istante ho solo una delle “sciammeriche” che uso abitualmente :mrgreen:
    mi trovo a commentare un tuo racconto e mi accorgo -come sempre- che ciò che arriva d’impatto ha poi difficoltà ad essere “tradotto” in parole, forse perchè infiniti sono i percorsi che compie il pensiero e molteplici i territori che incontra.
    credo che dal gioco di luce ed ombra nasca la vita, che ogni cosa risulti in evidenza solo perchè esiste il suo contrario. non si può essere bianchi, o neri sempre e per sempre. ci sono momenti e ci sono necessità e poi ci sono desideri e -sempre- dovrebbe esserci compassione e poi c’è la ragione ed il suo sonno, che genera mostri. e poi si può guardare il cielo e riflettere.
    ecco qui. la mia partenerausurpatrice sta prendendo il sopravvento. 😯 mi fermo. solo concludo con una frase di pentesilea, regina delle amazzoni:
    “avrei preferito, lo confesso, la felicità. ma la felicità non scende dalle nuvole nè si può, per questo, scalare il cielo”
    racconto perfetto!
    sorrisocelestiale
    daria

  2. @Daria,
    ops non l’avevo visto … Ti ringrazio come sempre. Io spero sempre in qualche colore, ma vedo che nascono sempre di più solo nel pensiero… Però le stelle li possiedono veramente. Dovremmo imparare da loro. Forse scriverò un raccontino sui colori delle stelle ….
    😉

  3. Io preferisco il grigio…sarà perchè son grigio…
    Non me lo vorrei manco sognare un mondo di bianchi e di neri…di estremi opposti e speculari…preferisco l’odore acre della battaglia…anche fosse l’ultima…ma sempre vita è….

  4. @Andrea,
    a me piacevano molto le foto in bianco e nero con magnifiche sfumature di grigio. Ma la vita la preferisco a colori. D’altra parte vediamo colorato … Anche se cercano di farci vedere solo il bianco e il nero, per il momento possiamo ancora decidere noi. E possiamo combattere in molti modi anche incruenti. Nel nostro piccolo lo stiamo già facendo …