Non vivere, potresti morire …

Un futuro assurdo ci pone una semplice riflessione che, fatte le dovute proporzioni, potrebbe anche risultare attuale. La frase è più profonda di quanto non sembri a prima vista, e ringrazio di cuore il caro amico Fausto per averla “pensata” e per il desiderio che ci accomuna nel cercare di rimanere sempre un po’ bambini in questo mondo di restrizioni e compromessi.


I congegni più complessi erano ovviamente quelli che gestivano la prima infanzia, quando l’istinto atavico di svolgere le proprie azioni in modo autonomo e creativo era ancora vivo e sensibile. Solitamente la fantasia si spegneva verso i cinque anni, ma prima le “macchine infantili” avevano un lavoro enormemente gravoso. I genitori non vedevano nemmeno i loro figli, che d’altra parte venivano concepiti unicamente in laboratorio. Li avrebbero accolti in casa solo dopo che nei piccoli fosse stato cancellato ogni pur minimo segno di volontà e di attività fisica.

Ma prima o poi doveva accadere… Nacquero due gemelli alla famiglia Crociata ed entrambi erano esageratamente “anormali”. Il loro cervello fece troppo in fretta a comprendere ciò che li circondava. Furono più veloci delle macchine e riuscirono a rendersi conto di essere condizionati prima che queste riuscissero ad intervenire con i loro schemi preordinati. D’altra parte esse erano “stupide” ed erano programmate per il neonato medio. Avevano sì alzato di molte volte il limite di intervento ipotizzando un cervello “speciale”, ma non fino a quel punto … All’età di tre anni i due bambini passarono all’azione. Non era poi stato così difficile: bastava pensarci e riflettere.

Avevano le mani con il pollice opponibile (era passato troppo poco tempo per sperare che i caratteri della vecchia razza non fossero ancora presenti alla nascita), le gambe, i muscoli ed una mente libera. Quasi per gioco, ma forse con un obiettivo già ben chiaro, colpirono ripetutamente e con violenza le macchine che li circondavano. Usarono le mani nude e tutto ciò che trovarono intorno. I congegni non avevano mai avuto necessità di alzare le proprie difese ed erano estremamente fragili e delicati. Li ridussero in frantumi e questi, prima di spegnersi, emisero l’ormai dimenticato suono chiamato anticamente “fracasso”. Ma quel rumore così assordante venne quasi nascosto dalle risate che sgorgavano sincere e spensierate dalle bocche dei gemelli.

Forzarono facilmente la porta della loro stanza “preparatoria” e girarono per la casa. La mamma ed il papà, sdraiati nelle loro sedie di riposo, subirono uno shock senza precedenti. Ma i bambini non se ne curarono e si avventarono su tutte le macchine che popolavano l’abitazione, distruggendole con gioia. La voce quasi inudibile dei genitori riuscì ad uscire debolmente dalle loro laringi atrofizzate. Poco più di un lamento, ma che rappresentava benissimo il cieco terrore che li stava investendo. Si ricordarono inconsciamente quella vecchia frase che era diventata la parola d’ordine dei primi tempi del nuovo progresso umano, ormai dimenticata perché del tutto inutile. E cercarono di ripeterla disperatamente ai loro figli. Più che una frase era stata il simbolo della nuova razza e della loro felicità, la regola per una vita perfetta e senza rischi: ”non vivere, potresti morire!

Forse i gemelli nemmeno la udirono o forse sì. Nessuno l’avrebbe mai saputo. Corsero fuori nella strada per entrare nelle altre case e liberare tutti i coetanei. Uno cadde e si sbucciò un ginocchio. Lo guardò per un momento con un impulso inconscio di terrore. Poi gli passò sopra la mano bagnata di saliva e riprese a correre sorridendo. Avevano troppe cose da fare: rubare la marmellata, giocare al pallone, fare il girotondo. E mentre ridevano, balbettavano una continua tiritera: “vivi, potresti “anche” non morire!

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8 Commenti

  1. Ehehe la gioia e la voglia di vivere dei bambini è davvero irrefrenabile. Che bello vederli giocare, correre, scherzare all’aria aperta. Divertirsi spesso con un nonnulla. A volte viene un po’ di malinconia pensando a quanto la vita di tutti i giorni ci renda schematici.

  2. Mi ricorda un po’ Wall-E, però lì non ce la si prendeva con le macchine, ma con gli stessi umani passivi ed inerti. Infatti la “colpa” è di chi usa uno strumento in un certo modo, l’applicazione che se ne fa, piuttosto che lo strumento stesso.

    Ma poi queste macchine sono davvero così cattive? Wii Fit, per esempio, per quanto sia un gioco, permette di muoversi divertendosi (anche con gli amici), anche quando altrimenti non sarebbe possibile. Mi vengono in mente tante cicostanze: quando fuori è brutto tempo, quando abiti al 5° piano di una città inquinata e trafficata, quando torni a casa la sera e ti va di muoverti, ma non hai a disposizione una palestra nelle vicinanze con orari flessibili, e così via… Recentemente a dei fisioterapisti inglesi è perfino venuta l’idea di utilizzarla come aiuto alla riabilitazione dei loro pazienti.

    Ci sono anche videogiochi creativi e quelli strategici che, per complessità, aguzzano la mente meglio di una partita a scacchi, specie in multi-player, ma i giochi creativi sono sempre più una rarità in un panorama di sparatutto con poco o nessuno spessore. Bisognerebbe chiedersi perché la maggior parte della gente preferisce quelli. Siamo in un mondo di stressati ed esauriti? Nessuno ha più voglia/tempo/forza di pensare (o di aprire un libro) nel tempo libero?

    Poi, se penso a quel che succede per le strade, ogni tanto penso che se a guidare le vetture fosse un pilota automatico (come KITT? 😆 ), ci sarebbe più da fidarsi. Magari un giorno vieteranno l’inaffidabile conduzione manuale e se uno si vuol divertire, che vada nei circuiti appositi.
    Saranno MAI abbastanza intelligenti? Chissà? A parte che la definizione di intelligenza non è scontata per niente, nella storia molti “mai”, molti limiti, sono stati superati. Il limite era solo in chi diceva “non si farà mai”. Cercate “singolarità tecnologica” in un motore di ricerca o su Wikipedia e non spaventatevi troppo.

    OK, mi piace divagare. In fondo nel raccontino fantascientifico di oggi vengono toccati diversi temi, ma quello principale suppongo sia quello richiamato dal titolo stesso: ”non vivere, potresti morire!”. Non so se il contrario garantisca l’immortalità, ma in fondo si diceva già: meglio un giorno da leone… e per estensione penso che chi non osa, non viva. Siccome poi penso anche che l’unico senso della vita è viverla…

  3. Giusto n.b., giustissime riflessioni.
    Nessuno dice che si deve immobilizzare lo svilupo della tecnologia, ma ricordiamoci di noi stessi, guardiamo i nostri bambini sempre e sempre ricordiamoci di fargli vivere la vita.
    Meglio un giorno da leone… è una nota giusta anche se con questo non dobbiamo certo evitare di proteggere noi ed i nostri figli dfacendo tutto di più a costo della vita. comunque viviamola al meglio e con fantasia, meravigliandoci quando ci si presenta con le sue “stranezze”.

  4. x la Redazione: Ma oltre ai bellissimi racconti, che ne dite di trovarci qualche bella e fresca notizia scientifica? E’ un po’ troppo tempo che qui sopra non si vedono articoli e news. ❓

  5. “andai nei boschi per vivere con saggezza, vivere con profondità e succhiare tutto il midollo della vita, per sbaragliare tutto ciò che non era vita e non scoprire, in punto di morte, che non ero vissuto.” -henry david thoreau-.
    bentornato, enzo 😀
    sorrisocarpediem
    daria

  6. @tutti,
    sono tornato… Grandi sciate, parecchio sole, ma ho trovato la casa sommersa dalla neve (vicino ad Alba…). Uffa! Sono stufo di questo riscaldamento globale!! Mi scuso di non aver risposto ad alcune domande….cercherò di recuperare al più presto 😥 😮 😀