L’Università del Nord Arizona, aiutata dalla stampa specialistica, pubblica una notizia sugli asteroidi vicini alla Terra che è sicuramente interessante, ma che non dice assolutamente niente di nuovo rispetto a quanto già si sapeva o –almeno– si sarebbe dovuto sapere. Scusatemi se questa volta sarò piuttosto polemico (e non contro il Global Warming), contro qualcosa puramente scientifica. Ecco la notizia data dalla NAU (North Arizona University):
“Spitzer Telescope spots colorful mix of asteroids, may aid future space travel (il telescopio Spitzer osserva un “colorato” mix di asteroidi che può aiutare i futuri viaggi spaziali)”
Ma ancor peggio quello che dice dopo:
“New research from NASA’s Spitzer Space Telescope reveals that asteroids somewhat NEAR Earth, termed near-Earth objects, are a mixed bunch, with a surprisingly wide array of compositions. (una nuova ricerca ottenuta con lo Spitzer Space Telescope della Nasa rivela che gli asteroidi vicini alla Terra, chiamati Near-Earth Asteroids, sono una “zuppa” mista di oggetti, con una sorprendente varietà di composizioni).”
Due cose meravigliano me e –penso– parecchi colleghi americani, come Binzel, Bus, Chapamn, ecc. Sono le parole che ho sottolineato. Il rivela dice chiaramente che è una scoperta, il sorprendente fa pensare che nessuno se lo sarebbe aspettato. Ma come? Sono ormai ben più di dieci anni (forse anche venti) che si è capito da dove provengono i NEA e che hanno conseguentemente una composizione molto variegata e adesso dobbiamo leggere che la NAU, per mezzo di Spitzer, ce lo viene finalmente a insegnare? E anche con errori interpretativi abbastanza grossolani (ma passiamoci sopra…). No, il mio piccolo sfogo non è stupido orgoglio o immodestia, ma solo diritto e dovere di far sapere che anche la scienza a volte nasconde molta polvere sotto il tappeto e che molti ricercatori non leggono (o fanno finta di non leggere) la bibliografia pur di accreditarsi “scoperte” che tali non sono. Mi spiace per lo Spitzer che ha sempre lavorato molto bene, ma la notizia esatta doveva essere: “Confermata ulteriormente, attraverso nuove osservazioni, l’origine e la variegata composizione dei NEA”. Ma così non sarebbe stata una scoperta…
In ogni modo, lasciamo perdere… non è la prima e non sarà l’ultima volta che l’arrivismo scientifico di giovani e meno giovani cerca di impossessarsi di cose già note per farsi pubblicità. Torniamo invece alla notizia e soprattutto vediamo meglio come ciò possa capitare. Ed ecco la prima parte del titolo dell’articolo. Gli asteroidi danno realmente una vera lezione di integrazione tra razze.
Nel ristretto spazio che va dall’orbita di Marte al Sole trova rifugio un’enorme popolazione di emigranti, di tutte le razze e di tutti i colori. Possiamo incontrare oggetti che provengono da distanze notevoli, vissuti vicini al gigante gassoso, ma anche da molto più lontano, forse dai confini stessi del sistema solare. Ma possiamo anche trovare vicini di casa, che hanno solo dovuto “attraversare” l’orbita di Marte. In poche parole, tutta la fascia principale degli asteroidi (che ha una varietà di composizione molto ampia in quanto descrive benissimo un tratto considerevole della primordiale nebulosa proto-planetaria) ha mandato dei suoi rappresentanti nella zona più interna e questi emigranti si sono adattati benissimo a convivere con i loro fratelli di altri colori e nazioni. Purtroppo questo viaggio stancante non li farà vivere a lungo, perché molti di loro finiranno contro il Sole, altri contro i pianeti interni (un po’ razzisti in questo senso), mentre altri ancora verranno espulsi addirittura dal Sistema Solare. Vicino alla Terra possiamo così incontrare asteroidi scuri e in parte ghiacciati che provengono dalle zone più vicine a Giove, o vecchie comete scurissime che dopo una travagliata viva errabonda si sono spente e vivono i loro ultimi anni come fossero asteroidi veri e propri. Ma anche giovani e pimpanti pianetini delle zone più interne della fascia, luminosi e brillanti nella loro squillante giovinezza. E anche popoli stranissimi come i frammenti dell’asteroide Vesta, il cui tipo composizionale V li fa riconoscere ovunque essi vadano. Un crogiolo di razze, un riassunto di gran parte del disco proto planetario che circondava il Sole più di quattro miliardi di anni fa.
Ho già spiegato in questo sito come si formano i NEA e perché essi possono provenire da zone molto diverse. E anche il lungo cammino delle comete che passo dopo passo arrivano a nascondersi tra gli asteroidi:
http://www.astronomia.com/2010/06/25/asteroidi-e-comete-la-differenza-e-molto-piu-piccola-di-loro/
Il fatto stesso di avere scritto tempo fa questi due articoli dimostra già sufficientemente che certe cose si sapevano benissimo. Facciamone comunque un breve riassunto. I veri motori, ossia le navi che trasportano gli emigranti, sono le risonanze di moto medio con Giove. Un oggetto che finisca al loro interno assume in breve un’orbita caotica che lo porta fino alle zone interne del Sistema Solare o lo scaccia definitivamente. Le risonanze che ci interessano vanno dai pressi di Marte fino alla 1/1 che sta proprio lungo l’orbita di Giove (dove risiedono i famosi Troiani). Ognuna di esse può essere più o meno efficiente nell’inviare gli asteroidi che vi entrano nella zona dei pianeti interni, regolandone il flusso. Molti degli emigranti “devono” essere giovani e quindi ripuliti dai segni del tempo che tendono a sporcare le superfici. La ragione è presto detta: gli asteroidi che occupavano le risonanze nei tempi primordiali sono ormai stati spazzati via dalla dinamica planetaria. Il fatto che esista una popolazione continua di NEA vuol dire che esiste un serbatoio di rifornimento e questo viene attivato dalle collisioni mutue tra asteroidi che distruggendosi, lanciano frammenti “nuovi” all’interno delle risonanze e questi iniziano il loro viaggio verso una nuova vita. Ovviamente gli urti catastrofici “ripuliscono” i frammenti espulsi.
Esistono poi altre subdole risonanze in cui è coinvolto anche Saturno che possono aiutare nel trasporto e nel rifornire i serbatoi di lancio. Particolare importanza ha poi la popolazione dei cosiddetti “Mars-crosser”, oggetti numerosissimi che pur vivendo tranquillamente nella fascia asteroidale interna hanno passaggi ravvicinati con Marte. Anche se il piccolo pianeta rosso ha poco vigore nel cambiare le orbite, a furia di passargli vicino questi asteroidi cominciano a risentirne e iniziano ad attraversare l’orbita di Marte. In tempi abbastanza lunghi, ma decisamente corti rispetto all’età del Sistema Solare, questi oggetti diventeranno anch’essi dei NEA. Sono molto importanti perché proprio da loro possono provenire quelli più grandi. Pensate che tra i Mars-crosser vi è un oggetto che supera i 100 km… Il giorno (molto lontano) che diventerà Mars-crosser e poi NEA…. Accidenti! Meglio non pensarci.

La distribuzione degli asteroidi tra il Sole e Giove nel piano definito dal semiasse maggiore a e dalla inclinazione dell’orbita i, mostra chiaramente le risonanze di moto medio con Giove (le sottili strisce vuote verticali). Se un frammento valica queste zone proibite entra in meccanismo caotico che varierà i parametri orbitali fino a farlo diventare velocemente un NEA.
Questo per quanto riguarda i meccanismi di trasporto e l’origine diversificata. Ma le conferme erano già arrivate dallo Sloan Digital Sky Survey (SDSS, i cui risultati erano già utilizzabili all’inizio degli anni 2000). Le sue osservazioni fotometriche in 5 colori avevano già fatto vedere molto bene che molte famiglie avevano una composizione differente dalle altre e anche dagli oggetti di sfondo. Lo stesso doveva ovviamente anche essere vero per i loro frammenti che sono diventati NEA. In poche parole, erano bastate osservazioni fotometriche in 5 colori per avere un’idea della differente composizione superficiale e la conoscenza dei meccanismi dinamici di trasporto per comprendere il crogiolo di razze che avremmo avuto tra i NEA. Osservazioni spettroscopiche avevano, nel frattempo, ulteriormente confermato questo scenario evolutivo.

La stessa distribuzione della figura precedente (è stato considerato il seno dell’inclinazione, ma la differenza è modesta e non cambia il succo del discorso) per gli asteroidi osservati da SDSS. Qui si notano bene le maggiori famiglie asteroidali con colori diversi tra loro (differente composizione). Come conseguenza di questa figura si capiva già benissimo che le famiglie avrebbero contribuito a frammenti di tipo diverso. Oltretutto (cosa già ben nota parecchi anni prima) le famiglie erano nettamente “tagliate” dalle risonanze implicando che parecchi frammenti fossero stati ingoiati da queste ultime.
Insomma, questa volta Spitzer (a cui dobbiamo vere scoperte strabilianti) non ha fatto altro che portare nuove osservazioni e confermare un quadro già ben chiaro. Ma, qualcuno, desideroso di fama e di carriera, ha preferito dimenticare e annunciare una “scoperta”. Insomma, tutto il mondo è paese… Scusate lo sfogo, ma quando ci vuole…ci vuole!
Beh, forse questi novelli scopritori hanno vissuto in un antro oscuro fino al giorno della lettura dei dati Spitzer…. 👿
@Enzo
è l’umana Natura… purtroppo!!!
già Galileo, in attesa di confermare le sue scoperte, le comunicava al mondo attraverso codici o anagrammi, che successivamente decifrava… per datarle ed evitare che altri truffaldinamente se ne appropriassero…
L’umana natura è comunque così Enzo. Magari sono solo ricercatori…che ricercano poco, gente che dovrebbe cambiare professione, come dice mio padre (82 anni) , forse hanno preso la laurea con i punti delle figurine del sapone per lavatrici. Per il resto ottimo articolo, chiaro e tondo, come si dice.
cari Mario e Antonio,
purtroppo avete ragione, ma in questa verità dell’essere umano si insinua sempre più spesso la voglia di fare tutto in fretta e di “arrivare” al più presto. Vi è sempre stata, ma oggi è esasperata, mentre il tempo trascorso veramente a studiare si assottiglia. In parte, va anche tenuto conto che è il sistema che in parte lo richiede: se non produci tanto e in fretta, l’assegno di ricerca lo danno a un altro. E, ovviamente, la parte qualità viene sconfitta dalla parte quantità. Spesso molto fumo e poco arrosto. Noi italiani non dovremmo comunque parlarne, dato che i concorsi sono fermi da anni e i fondi sempre meno…
Non è detto che tali ” comunicazioni” siano fatte in malafede. Purtroppo la scienza per poter avere un pò di considerazione dai giornali deve fare un pò di iperboli e senzazionalismi anche per l’eterna caccia ai miseri fondi per la ricerca.E’ possibile che qualche ricercatore o scienzato sia arrivato a spacciare per nuova quello che invece sono ulteriori conferme a vecchie ricerche allo scopo di avere fondi per ulteriori ricerche sui NEO. A pensar male si fa peccato ma non si sbaglia diceva un saggio ma non facciamone una regola di vita!
Certo le cose sono cambiate molto rispetto ai tempi di Legendre e Gauss, ma le dinamiche restano molto simili. Purtroppo bisogna avere molta pazienza in questi casi.
Riguardo all’articolo, di nuovo complimenti ad Enzo 😉