La collana di perle di 1987 A

Abbiamo parlato della Supernova 1987 A poco tempo fa riguardo alle misure tridimensionali ottenute dal VLT dell’ESO ed ecco che Hubble non vuole essere da meno e va a studiare nei dettagli velocità e composizione della “collana di perle” che sembra circondare la stella esplosa. Sappiamo che questa struttura deriva dalla sovrapposizione di onde a diverse velocità e dall’interazione del gas che si espande con il mezzo circostante, ma l’aspetto resta comunque veramente emozionante.

Scoperta nel 1987 la supernova della Grande Nube di Magellano si trova a circa 168000 anni luce da noi. Le osservazioni sono state eseguite nell’ottico, nell’ultravioletto e nel vicino infrarosso. La collana di perle si estende per circa cinque trilioni di chilometri attorno alla supernova. Essa si formò probabilmente prima dell’esplosione vera e propria, circa con 20000 anni di anticipo. L’anello è stato poi investito dall’onda di shock che ha per così dire “illuminato” circa 30-40 agglomerati di gas collocati lungo la struttura dando origine alle “perle”.

Le nuove osservazioni hanno permesso di misurare accuratamente la loro velocità e composizione che caratterizza il materiale depositato nella galassia dall’esplosione della supernova .

Le nuove osservazioni hanno permesso di misurare accuratamente la loro velocità e composizione che caratterizza il materiale depositato nella galassia dall’esplosione della supernova .

Oltre ad aver espulso idrogeno, 1987 A ha disperso elio, ossigeno, azoto ed elementi più pesanti come il silicio, i solfuri e il ferro. Ricordiamo che sono proprio le supernove a creare la parte più importante degli elementi fondamentali per la vita, come l’ossigeno, il carbone e lo stesso ferro. Il ferro presente nel nostro sangue è quasi sicuramente stato creato durante l’esplosione di una supernova avvenuta prima della nascita del nostro Sole. Come si dice normalmente: “Siamo figli delle stelle”, ed è proprio vero!

Più in generale si è stabilito che l’esplosione di una supernova ha effetti importantissimi sulla struttura dinamica e composizione chimica di una estesa zona della galassia circostante. Le osservazioni di Hubble hanno permesso di investigare più a fondo queste variazioni, studiando “in diretta” l’evoluzione di uno degli eventi più catastrofici dell’Universo.

sequenza temporale (dal 1994 al 2003) dell’evoluzione della collana di perle

La sequenza temporale (dal 1994 al 2003) dell’evoluzione della collana di perle attraverso le osservazioni di Hubble.

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10 Commenti

  1. Allora Enzo questi elementi “lanciati” nello spazio hanno una forte probabilità di costituire o comunque “inseminare” anche sistemi planetari e contribuire comunque ad una qualche forma di vita.

  2. Ma…un dubbio…: quando una stella esplode in supernova vuol dire che ha finito tutto l’idrogeno e probabilmente anche l’elio e elementi + pesanti giusto (fino al ferro)? Esplode perchè non riesce + a fondere abbastanza elementi da contrastare il collasso gravitazionale…quindi tutti gli elementi pesanti proiettati nello spazio andranno a costituire altri sistemi solari, altri pianeti, asteroidi o quel che sia…e l’idrogeno per costituire nuove stelle da dove arriva allora? Se i nostro pianeta è formato in gran parte da atomi prodotti in esplosioni come queste da dove arriva l’idrogeno del nostro sole? L’universo prima o poi brucerà tutto l’idrogeno e sarà composto solo da elementi pesanti (che non bruceranno in stelle) o avviene qualche altro processo in grado di ricreare idrogeno da elementi pesanti…?

    Dai che tristezza, non si spegnerà mica tutto?!?

  3. cari Mario e Lampo,
    sicuramente le esplosioni di supernove sono un momento fondamentale per la creazione di nuove stelle, sia per la materia che gettano sia per gli scossoni che causano nelle nubi molecari vicine, iniziandole a far collassare. Questo in parte risponde già a Lampo. Tuttavia, una stella comincia a bruciare elio, carbonio, ecc., quando ha terminato l’idrogeno nel nucleo più profondo, ma in realtà è ancora costituita principalmente da esso nelle zone esterne. Scaglierà quindi soprattutto idrogeno, oltre che piccole quantità degli elementi di fusione trasformati nel suo “cuore”. Nessuna paura… idrogeno ce ne sarà sempre tanto… anche perchè le stelle come il Sole lasceranno nubi essenzialmente fatte di idrogeno. 😉

  4. caro enzo,
    volevo chiederti un paio di cose: la prima è collegata alla domanda di Lampo, la seconda tratta di altro.
    innanzitutto da quello che hai risposto a lampo ho dedotto che una stella consuma solo una certa parte di idrogeno e non lo consuma tutto. però non può essere finita lì: se fosse così (se l’idrogeno non si ricreasse in altri modi e dovesse essere sempre lo stesso ad essere utilizzato) ad un certo punto a forza di diminuire a causa della fusione nucleare nelle stelle si esaurirebbe anche se in tempi lentissimi. non so se mi segui… mi spiego meglio. se una stella consuma una certa parte d’idrogeno (mettiamo pure piccolissima) e quell’idrogeno non si ricrea alla fine a causa dei miliardi-miliardi-miliardi ecc. di stelle ad un certo punto si esaurirebbe perché nonostante una stella non consumi tutto l’idrogeno ne consuma una parte che se non viene ricreata si aggiunge alle parti consumate dalle altre stelle finché l’idrogeno non finisce… ancora una cosa: potrebbe essere che una volta completamente esaurito l’idrogeno e rimasti solo elementi pesanti la loro forza di gravità li attragga e si abbia così un nuovo big-bang.
    ecco la seconda domanda: è possibile pubblicare dei testi su questo sito?
    grazie
    PS: l’idrogeno si può creare?
    Mattia :mrgreen:

  5. caro Mattia,
    sicuramente una parte piccolissima dell’idrogeno si perderà per sempre. Ma penso che i tempi scala siano ben più lunghi della vita dell’Universo (sempre che questo abbia una fine). Teniamo poi conto che può anche valere il processo inverso: da elementi pesanti si può tornare all’idrogeno sotto condizioni particolari di temperatura e pressione. D’altra parte l’idrogeno inteso come ione altro non è che il protone ed esso può facilmente catturare un elettrone nello spazio e diventare idrogeno. All’inizio dell’Universo si è proprio formato così… E protoni se ne formono sempre… (vero Francesca???)
    Nessuno sa la fine dell’Universo. Si potrebbe arrivare alla completa disgregazione della materia (massima entropia), così come avere tutta la massa concentrata in poche super-galassie e magari in una sola. Andare oltre è quanto meno rischioso e senza possibilità di prove. A meno di non affidarsi alle teorie più raffinate. Per quelle non abbiamo certo lo spazio, ma poi rimangono solo e soltanto teorie (almeno per il momento).

  6. @Mattia,
    ops…scusa…. dimenticavo l’ultima parte. Per quello dovresti chiedere a Stefano… CI SENTI STEFANO!!! :mrgreen:

  7. Bene bene…l’importante è che non finisca tutto l’idrogeno nei prossimi 50-60 anni…!!! Senza idrogeno non ci sarebbe acqua e senza acqua non ci sarebbe vino!!! E senza vino non ci sarebbe astronomia.com… :mrgreen: