Alla scoperta di Mercurio

Ad appena sei mesi dall’inserimento in orbita di Mercurio, la sonda Messenger della NASA continua ad inviare informazioni che stanno rivoluzionando le teorie degli scienziati riguardanti i pianeti interni del Sistema Solare.


paragone luna mercurio

Il confronto tra le dimensioni della Luna e di Mercurio

Le analisi dei dati sin qui ricevuti hanno mostrato parecchi fatti nuovi, una nuova evidenza che le colate laviche sono presenti un po’ dappertutto su Mercurio, il primo piano degli hollows di Mercurio, la prima misura diretta della composizione chimica della superficie e la presenza di ioni di plasma nello spazio circostante il pianeta.

“Gli strumenti della sonda stanno raccogliendo dati che si possono ottenere solamente stando in orbita” dice Sean Solomon, responsabile del team al Carnegie Institution di Washington, “Abbiamo le riprese di parecchie zone della superficie con una risoluzione elevatissima, abbiamo le prime foto delle zone polari, abbiamo ottenuto una copertura quasi globale della superficie, della quale stiamo ottenendo la mappatura degli elementi chimici, stiamo studiando l’esosfera del pianeta e la geometria del suo $campo$ magnetico e della magnetosfera. Ma siamo solo all’inizio: Mercurio ha in serbo parecchie novità che scopriremo man mano che la missione procede”.

La Messenger svela il vulcanesimo fluido

Gli scienziati si sono domandati da anni se Mercurio possedesse depositi vulcanici sulla superficie. Appena tre sorvoli hanno dato già una risposta affermativa, senza però svelare ancora la distribuzione globale dei materiali vulcanici: nuovi dati dall’orbita hanno mostrato la presenza di pianure vulcaniche che circondano la zona polare del pianeta e queste zone lisce e continue coprono più del 6% della superficie totale. I depositi vulcanici sono spessi: “L’analisi della dimensione di crateri fantasma incastonati in questi depositi, mostra che la lava aveva uno spessore di 2 km” spiega James Head della Brown University, “Se immaginate di stare ai piedi del Monumento a Washington, l’obelisco in marmo, la lava sarebbe alta quanto 12 monumenti”.

colate su mercurio

A quanto dice Head, i depositi sono causati da lava fluida, grandi volumi di roccia fusa simili a quelli del Columbia River Basalt Group che hanno ricoperto 150mila chilometri quadrati della parte nordoccidentale degli Stati Uniti. “Quelli di Mercurio sembrano essere fuoriusciti da lunghe aperture lineari andando a ricoprire le zone circostanti, riempiendo zone molto profonde e seppellendo poi le aperture da cui erano usciti”.

colate laviche
hollow 2

Gli scienziati hanno trovato che queste spaccature, lunghe fino a 25km, sono state l’origine di enormi volumi di lava bollente affluita sulla superficie di Mercurio, erodendo il primo substrato, scolpendo le valli e creando crinali a forma di goccia nel terreno sottostante. “Queste terrazze e depositi di materiale sembrano avere una composizione particolare, simile a quella che si ritrova nelle rocce terrestri chiamate comatiti” dice Head “ed è importante notare che queste lave potrebbero essere tipiche di un periodo iniziale della storia della Terra, periodo del quale rimangono oggi solo poche tracce”.

hollow

Con il procedere delle orbite del Messenger, il team sta costruendo un catalogo globale di questi depositi vulcanici e lavora a fianco ad altri team per costruire una visione integrale della storia del vulcanesimo di Mercurio.

Gli hollow di Mercurio

Le immagini raccolte hanno evidenziato un’inattesa classe di terreni, della cui formazione è responsabile un processo geologico finora sconosciuto: le immagini delle sonde Mariner 10 e Messenger hanno mostrato che il fondo ed i picchi centrali di alcuni crateri da impatto sono molto brillanti, presentando una colorazione bluastra, in netto contrasto con le zone circostanti. Si tratta di depositi di tipo insolito proprio perché non sono mai state trovate evidenze simili sulla superficie della Luna. Senza le immagini in alta risoluzione questi crateri luminosi sarebbero rimasti una curiosità: invece ora la Messenger sta fornendo primi piani e foto mirate di molti di questi crateri.

hollow 1
hollow 2

“Con grande sorpresa da parte degli scienziati, si è visto che queste aree luminose sono composte da depressioni piccole, poco profonde e dalla forma irregolare e che di solito si riscontrano in gruppi” dice David Blewett, del Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory (APL), “gli scienziati hanno utilizzato il termine hollow per distinguere queste caratteristiche da altri tipi di fosse presenti su Mercurio”.

hollow 3
hollow 4

Gli hollow sono stati trovati in una vasta gamma di latitudini e longitudini, suggerendo così che siano abbastanza comuni su Mercurio: parecchie depressioni presentano interni ed aloni brillanti e Blewett aggiunge che quelle scoperte finora hanno un aspetto recente, non avendo accumulato piccoli crateri da impatto e perciò indicano che sono caratteristiche relativamente giovani.

hollow 5
hollow 6

“L’analisi delle immagini e le stime delle modalità con cui queste caratteristiche si evolvono, hanno portato alla conclusione che siano attive anche nel presente” aggiunge Blewett, “Un’antica diceria affermava che “Mercurio è proprio come la Luna “, ma dal punto di vista che abbiamo dall’orbita, la Messenger ci sta mostrando che il pianeta è radicalmente differente dalla Luna, praticamente dovunque noi possiamo effettuare le nostre misure”.

Tradotto da:
http://messenger.jhuapl.edu/news_room/details.php?id=184

Informazioni su Pierluigi Panunzi 539 Articoli
Classe 1955, sono nato e vivo a Roma, laureato in Ingegneria Elettronica, in pensione dopo aver lavorato per anni nel campo del software, ma avrei voluto laurearmi in Astronomia. Coltivo la passione per l’astronomia dal giorno successivo allo sbarco dell’uomo sulla Luna, maturando un interesse sempre crescente per la Meccanica Celeste, il moto dei pianeti, la Luna e i satelliti. Da molti anni sono divulgatore scientifico e in passato ho presieduto a serate astronomiche organizzate a Roma e paesi vicini. Da parecchi anni mi sto perfezionando nell’astrofotografia grazie all’auto-regalo di varie apparecchiature digitali

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6 Commenti

  1. Quella palletta secca vicino al sole ci riserva tutte queste sorprese?? 😯

    Bellissimo articolo; grazie per il lavoro che state facendo 🙂

  2. @Pierluigi
    Grazie del prezioso lavoro che svolgi, sempre articoli stupendi. Volevo chiederti se hai pensato a fare uno od una serie di articoli sulle missioni Venera.

  3. Chi è che è andato a disegnare un “geco” di un km sulla superficie di mercurio…? Certo che l’alta risoluzione di oggi toglie molte fantasie “aliene” all’interno del sistema solare… 😉

  4. @Blaine
    magari fra un po’… ora sono impegnato con le costellazioni e con le novità…
    🙂
    c’è sempre molta carne sul fuoco!! 😉