La cometa 3I/ATLAS – 31° aggiornamento – Immagini dalla sonda JUICE dell’ESA

Il tempo passa e la cometa interstellare procede nel suo lungo viaggio nel tempo e nello spazio, allontanandosi sempre più dal Sole


Sono passati più di cinque mesi da quando si è iniziato a parlare della cometa interstellare 3I/ATLAS: dalla sua scoperta avvenuta a luglio ho pubblicato già 30 news di aggiornamento su questo oggetto celeste: in questa pagina del sito, aggiornata a mano a mano che ne pubblico altri, trovate l’elenco di tutti questi aggiornamenti.

In questa puntata vediamo le ultime immagini raccolte dalla sonda spaziale JUICE dell’ESA (European Space Agency) nel corso del suo viaggio alla volta del pianeta gigante gassoso per eccellenza, Giove, per studiarne i satelliti, in particolare quelli ghiacciati (Ganimede, Europa e Callisto): il nome JUICE è infatti una sigla che deriva dal nome completo della missione (JUpiter ICy moons Explorer).

Lascio dunque la parola a Iain Todd ed al suo articolo apparso recentemente su SkyatNightMagazine, della BBC, del quale effettuo la traduzione come sempre ragionata e non certo artificiale, a cominciare dal divertente e lungo titolo.

Clic! La sonda verso Giove cattura immagini nuove di zecca della 3I/ATLAS. Ecco perché gli scienziati sono in fibrillazione

Questa immagine della cometa interstellare

Credit: ESA/Juice/NavCam

è stata scattata il 2 novembre 2025 nel corso della prima sessione di osservazione della cometa da parte della sonda: in quella data la sonda si trovava a due giorni dalla distanza minima con la cometa, pari a 66 milioni di km.

In questa immagine commentata

Credit: ESA/Juice/NavCam

vediamo che nella cometa è in atto una serie di attività subito dopo il suo incontro più ravvicinato con il Sole, che ha provocato la sublimazione dei suoi ghiacci con conseguente creazione di un flusso gassoso.

La sonda JUICE era più lontana dalla cometa interstellare di quanto non lo fosse il Mars orbiter dell’ESA nel mese di ottobre, ma l’ha osservata come detto dopo il massimo avvicinamento al Sole, motivo per il quale la cometa era decisamente più attiva.

L’immagine mostra un alone luminoso di gas che circonda la cometa, la chioma, ed inoltre non c’è una sola coda, ma due: la principale è formata da gas caricato elettricamente e si estende verso l’alto nell’immagine (ed è indicata con “Plasma tail”). Una più debole coda di polveri, fatta di piccole particelle solide, invece si estende verso sinistra in basso (ed è indicata con “Potential dust tail”).

Gli scienziati della missione affermano che otterremo ancora di più dalle prossime osservazioni della 3I/ATLAS da parte della sonda: “Ci aspettiamo di ricevere i dati dai cinque strumenti scientifici accesi durante le osservazioni – JANUS, MAJIS, UVS, SWI e PEP – tra il 18 ed il 20 febbraio 2026”.

“Questo ritardo è dovuto al fatto che la sonda JUICE attualmente sta utilizzando la sua antenna principale ad alto guadagno come uno scudo di protezione dal calore del Sole, costringendo l’invio dei dati alla Terra da parte dell’antenna minore, a medio guadagno, con una velocità di trasmissione ridotta.”

Gli scienziati confidano nel tesoro di informazioni che saranno fornite dalle strumentazioni di bordo, tra le quali le immagini da parte di JANUS (la fotocamera ottica ad alta risoluzione), così come i dati di spettrometria, sulla composizione e sulle particelle.

Ciò significa che probabilmente troveremo molto di più sulla composizione della cometa interstellare 3I/ATLAS.

La strumentazione di bordo della JUICE, con molta Italia!

Vediamo in breve alcune informazioni relative ai 5 apparati citati in precedenza.

JANUS ha una sigla ottenuta nientemeno che dal latino (“Jovis, Amorum ac Natorum Undique Scrutator“) e questo perché è stata realizzata in Italia da Leonardo in collaborazione con l’INAF, presso l’Università degli Studi Parthenope di Napoli: si tratta di una telecamera CMOS ad alta risoluzione nel visibile (da 1504 x 2000 pixel) con apertura di 116mm di diametro, focale di 467mm ed una dotazione di 13 filtri che coprono l’intervallo di lunghezze d’onda tra 340 e 1080 nm.

MAJIS (“Moons and Jupiter Imaging Spectrometer“) è uno spettrometro nel visibile e nell’infrarosso tra 0.5 e 5.55 micron, fornito dall’Istituto di astrofisica Spaziale francese e dall’INAF-IAPS (Istituto di Astrofisica e Planetologia Spaziali) di Roma, finanziati dal CNES francese e dalla nostra ASI.

UVS (“UV Imaging Spectrograph“) è invece uno spettrometro nell’ultravioletto tra 55 e 210 nm: derivato dall’analogo strumento presente a bordo della sonda JUNO lanciata nel lontano 2011, è stato fornito dal più volte citato SwRI (Southwest Research Institute) statunitense

SWI (“Sub-millimetre Wave Instrument) è uno spettrometro submillimetrico dotato di antenna da 30cm, fornito dal Max Planck Institute for Solar System Research, in Germania.

PEP (“Particle Environment Package“) infine è uno strumento formato da sei sensori di misura delle particelle e plasma ed è stato fornito dallo Swedish Institute of Space Physics, con sede in Svezia.

In attesa del prossimo febbraio, rimaniamo sintonizzati!

 

Informazioni su Pierluigi Panunzi 604 Articoli
Classe 1955, sono nato e vivo a Roma, laureato in Ingegneria Elettronica, in pensione dopo aver lavorato per anni nel campo del software, ma avrei voluto laurearmi in Astronomia. Coltivo la passione per l’astronomia dal giorno successivo allo sbarco dell’uomo sulla Luna, maturando un interesse sempre crescente per la Meccanica Celeste, il moto dei pianeti, la Luna e i satelliti. Da molti anni sono divulgatore scientifico e in passato ho presieduto a serate astronomiche organizzate a Roma e paesi vicini. Da parecchi anni mi sto perfezionando nell’astrofotografia grazie all’auto-regalo di varie apparecchiature digitali

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