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Strana sigla, assegnata per identificare un recente asteroide o pianetino dal diametro di circa trenta metri che lo scorso due marzo ci ha, per così dire, sfiorati a soli 61.000 chilometri…


Strana sigla, assegnata per identificare un recente asteroide o pianetino dal diametro di circa trenta metri che lo scorso due marzo ci ha, per così dire, sfiorati a soli 61.000 chilometri per poi allontanarsi nuovamente. Lo scopritore dell’oggetto, Robert McNaught dell’Australian National University ha affermato che non ha rappresentato in alcun modo una minaccia per il nostro pianeta.

Lo studio di questi oggetti del Sistema Solare che ruotano attorno al Sole e sono per la maggior parte confinati fra le orbite dei pianeti Marte e Giove, è relativamente recente. Non tutti sanno che fu un astronomo italiano a scoprirne per caso il primo, nella notte del primo gennaio del 1801. Padre Giuseppe Piazzi da Palermo pensava di aver avvistato una cometa, ma successivamente, analizzando meglio la sua orbita, battezzò questo nuovo oggetto con il nome di Cerere.

Da allora se ne sono catalogati circa 170.000 e purtroppo questi corpi celesti, che per la maggior parte sono privi di forma sferica, hanno una composizione simile a quella terrestre e diametri al di sotto del chilometro, salgono alla ribalta solo quando potrebbero diventare un pericolo, ovvero quando le loro orbite intersecano quella della Terra. Questi ultimi appartengono ad una categoria apposita detta NEA, e al momento ne sono stati individuati circa 3000, ma il numero totale potrebbe incrementare a causa dei programmi osservativi. Ad esempio esiste un programma, il LINEAR, che monitora quelli che più si avvicinano a noi perché è indispensabile sapere con anni di anticipo se un asteroide si muove in direzione della Terra per poter pianificare in tempo eventuali operazioni per deviarne la traiettoria.

A questo proposito citiamo il caso dell’asteroide 99942 Apophis, che nel 2004 ha allarmato la comunità scientifica perché le osservazioni iniziali indicavano una probabilità relativamente alta di collisione con la Terra, che sarebbe avvenuta nel 2029, relativamente ai danni che avrebbe potuto causare, secondo una scala di pericolosità detta “di Torino”. Ulteriori osservazioni hanno determinato un’orbita più precisa ed è stata esclusa la possibilità di un impatto, tuttavia i rapporti iniziali avevano anche stimato che l’impatto avrebbe dovuto avvenire nell’emisfero orientale ad una velocità di 12,95 chilometri al secondo. La NASA stimò anche l’energia che si sarebbe liberata in un primo tempo in 1480 megatoni ovvero 114 000 volte l’energia liberta su Hiroshima, ma una stima successiva la ridimensionò a solo 870 megatoni. Per fare un confronto con l’evento ancora non del tutto risolto dell’impatto avvenuto in Siberia nel 1908 a Tunguska, in quest’ultimo si stima che si sia liberata energia pari a circa 10-15 megatoni.

Con questo scenario si studiò anche la possibilità di deflettere l’asteroide dalla sua orbita. L’utilizzo di una bomba per neutralizzarlo non sarebbe auspicabile dato che questi oggetti possono essere formati da materiale incoerente in grado di trasformarsi in uno sciame che colpirebbe lo stesso la Terra causando danni anche maggiori. Da qui nasce il progetto del “trattore gravitazione” proposto dal ricercatore Ed Lu. L’idea è di deviare la rotta dell’asteroide con un’astronave teleguidata che entrerebbe nel $campo$ gravitazionale del pianetino e verrebbe forzata, tramite i suoi propulsori, a mantenere una distanza costante da quest’ultimo. La reciproca attrazione gravitazionale tra i due corpi sarebbe sufficiente a deviare, seppur di pochissimo, l’orbita dell’asteroide. L’efficacia del metodo farebbe sì che anche una piccolissima deviazione, imposta con un adeguato anticipo, alla fine devierebbe di molti chilometri il percorso del corpo evitando la collisione. Chissà se avremo mai bisogno di sperimentare la sua efficacia?

Informazioni su Gabriella Bernardi 75 Articoli
Laurea in Fisica e master in divulgazione scientifica, ha lavorato presso l’Alenia Spazio di Torino (missione Rosetta), passando poi a tempo pieno alla divulgazione scientifica, soprattutto nel campo astronomico. La sua attività principale è quella di giornalista freelance per riviste e periodici, anche on-line, che alterna con altre attività in campo divulgativo come la collaborazione alla realizzazione del Planetario e Museo dell’Astronomia e dello Spazio di Pino Torinese o l’attività di animatrice in piccoli planetari e mostre. Attualmente partecipa anche al programma di informatizzazione e digitalizzazione dell’archivio di lastre fotografiche dell’Osservatorio Astronomico di Torino. Recentemente le è stato assegnato il premio giornalistico per la divulgazione scientifica “Voltolino”.

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3 Commenti

  1. @Gabriella e per TUTTI,
    scusate l’intrusione,ma utilizzo questo articolo per dire:
    CI HANNO PRESO DI MIRA!!!!
    questa notte un altro asteroide di circa 20 metri è passato a 80000 km dalla Terra. Si tratta di 2009 FH, appena scoperto. Sembrerebbe un evento straordinario che due oggetti relativamente grandi ci sfiorino in meno di un mese. Rischiamo una specie di pioggia? Direi di no. Probabilmente il miglioramento della reta di monitoraggio fa si che pochi oggetti possano passare inosservati e quindi ci avviciniamo alla vera frequenza di questi massi vaganti. Forse questa è la regola… Però fa effetto sapere il caos che avviene poco sopra la nostra testa. Prima o poi ……

  2. Enzo
    Corpi di 20 o trenta metri di diametro, se proprio uno non se li prende in testa, non dovrebbero comunque fare molti danni?

  3. @Luigino,
    no, no, probabilmente bruciano completamente nell’atmosfera e se non sono proprio metallici non arriva niente a Terra. Al limite si disgregano e producono qualche frammento che ci regala qualche meteorite…