
Il Sole
L’esempio di Luca Pasquini, astronomo dell’ESO e primo autore di uno studio di prossima pubblicazione su Astronomy and Astrophysics, è chiarissimo: “Quello che abbiamo osservato è simile a quanto possiamo vedere in un cappuccino o nel Tiramisu: la polvere di cacao la si trova solamente sulla superficie.”
Ovviamente lo studio non riguarda la pasticceria italiana, bensì il possibile legame tra la composizione di una stella e l’eventualità che essa possa ospitare un sistema planetario. Da quando sono stati scoperti i primi sistemi planetari, infatti, si è potuto rilevare come la loro presenza sia più frequente intorno a stelle che mostrano un maggior arricchimento in metalli. Tale statistica, ovviamente, ha innescato il classico dilemma causa/effetto. In altre parole: sono i sistemi planetari che causano tale arricchimento nella stella, oppure è la maggiore presenza di metalli nella stella che rende più probabile la creazione di un sistema planetario?
Pasquini e il suo gruppo di lavoro hanno provato ad affrontare il problema raccogliendo le indicazioni sulla composizione stellare quando al centro del sistema planetario vi è una stella gigante, cioè una stella ad uno stadio evolutivo più avanzato. Dalla loro indagine, riguardante 14 stelle giganti dotate di sistema planetario, è emerso che in quelle stelle la distribuzione dei metalli è molto diversa da quella registrata per le stelle più piccole. “Abbiamo trovato – spiega Pasquini – che le stelle più evolute, anche quando ospitano pianeti, non appaiono per nulla arricchite di metalli. Le anomalie di composizione sembrano svanire man mano che le stelle invecchiano e si gonfiano.”
Come mai questa differenza? La spiegazione più semplice è quella che chiama in causa il ruolo dei moti convettivi. Mentre per le stelle come il Sole, infatti, il rimescolamento convettivo interessa solamente il 2% dell’intera massa stellare, nelle giganti rosse la zona convettiva interessa una massa 35 volte superiore. Ma questo comporta che in una stella gigante il materiale proveniente dal suo sistema planetario risulti 35 volte più diluito rispetto a una stella di tipo solare.
Se la spiegazione è quella corretta, dunque, la maggiore metallicità delle stelle più piccole dotate di un sistema planetario dipende dal fatto che nelle loro atmosfere i materiali di origine planetaria risultano più concentrati e dunque più evidenti. Anche le stelle giganti con pianeti al seguito raccolgono detriti, ma nelle loro immense atmosfere questi ‘agenti inquinanti’ finiscono con l’essere di gran lunga più diluiti.
Fonte: Coelum