Addio Ugo. I tuoi racconti continueranno a vivere nei nostri cuori.

Lo spicchio di luna che sta tramontando illumina debolmente i quattro amici appena giunti al posto di osservazione. Quando gli strumenti sono pronti il cielo è completamente nero. Andrea dice:”Il cielo è abbastanza buio, dovrei vederla, provo…”. Consulta un voluminoso atlante del cielo, porta l’occhio all’oculare e “Tre stelle allineate, un gruppetto a forma di seggiolino, un aquilone, sulla punta… si vede!”.
Dario:”Io non vedo niente!”
Andrea: “certo che non la vedi, muovi leggermente lo strumento ed osserva con la visione distolta…”
Dario: “con la visione che…?”
Andrea: “Distolta!, insomma guarda di traverso”
Dario: “è vero l’ho vista, una leggera nebulosità, ma non si distingue nient’altro”
Andrea: ” E che vuoi vedere di più, adesso cerchiamo un’altra galassia”.
Un’occhiata alla cartina, all’oculare, e si riprende con… quattro stelline ad arco, allineando la prima e la terza… Andrea ha una enorme soddisfazione a puntare lo strumento verso gli oggetti, sa che dall’osservazione non avrà nessuna gratificazione in quanto, nel miglior dei casi sarà forse in grado di distinguere appena la forma. Lui si diverte tantissimo a cercare gli oggetti, l’osservazione ha la sola funzione di gratificarlo per una ricerca riuscita. Andrea è contento, ha certamente una grande abilità nel trasformare le stelline di un atlante nei piccoli punti luminosi che si osservano negli oculari.
Bruno, appena giunto sul posto di osservazione, aveva piazzato lo strumento, puntato la polare, messo a segno l’ora ed il giorno e corretto gli assi. Fa le ultime correzioni, punta una stella, mette a segno l’A.R. ed è finalmente pronto. Bruno non ha nessun atlante, ha soltanto un catalogo N.G.C. Bruno è in gamba, conosce a perfezione il proprio strumento, se è ben piazzato, i suoi piccoli cerchi graduati sono in grado di puntare il telescopio con uno scarto massimo di 30 primi, quasi sempre trova le piccole nebulose nel campo dell’enorme oculare da due pollici. Bruno è innamorato del proprio strumento. Guai se dovesse tradirlo.
“Dario, vieni all’oculare, questa era dentro al primo colpo. Osserva con calma. Cosa vedi?”. Dario non ha il coraggio di dire che non vede niente. Finge di ammirare in silenzio, con la testa scontra leggermente il telescopio per far muovere l’immagine, guarda “per traverso” e finalmente la vede: una nuvoletta, identica a quella mostrata da Andrea, in una zona di cielo completamente diversa.
Bruno: “Bene, adesso ti faccio vedere un vero gioiello”.
Mette a segno l’A.R., punta la declinazione, ultime correzioni con i movimenti micrometrici e: “Guarda se c’è dentro”. Dario si avvicina all’oculare con un certo timore e dice: “Mi pare di vederla in alto, vicino al bordo…”. Bruno mette l’occhio allo strumento, osserva con calma e dice: “è quasi al centro, leggermente in basso” e poi aggiunge “mi pareva strano un errore così grande”. Bruno è felice, il telescopio si comporta magnificamente e lui è bravissimo a sistemare l’asse polare in posizione perfetta, i piccoli cerchi graduati fanno il resto.
La preparazione per Carlo è stata diversa. Dopo aver piazzato il cavalletto e la montatura, ha inserito l’enorme strumento ed iniziato i collegamenti. Le parti terminali dei cavetti di collegamento sono “variopinti”. Rosso con rosso, verde con verde e così via. “Dunque vediamo: i decoder, i motori, l’alimentazione, la pulsantiera, la centralina. Mi pare tutto a posto”.
Collega l’alimentazione e legge sul piccolo schermo. Risponde a tutte le domande con tranquillità e sicurezza. Punta una stella, ne punta una seconda, dà gli ultimi comandi alla centralina ed è pronto. “Ora voglio vedere se riesco a trovarla. L’altra sera non sono riuscito a vederla”. Risponde con la solita sicurezza a tutte le domande della centralina e dà l’ultimo comando.
Lo strumento si muove prendendo velocità, si avvicina alla zona richiesta, rallenta e si ferma. Osserva nell’oculare, fa una piccola correzione aggiorna il computer con la certezza che, d’ora in poi, l’oggetto richiesto sarà sempre al centro dell’oculare.
“Vieni a vedere” dice, rivolto a Dario. Questa volta la vede. Esattamente al centro dell’oculare, trova una piccola nuvoletta leggermente più chiara del cielo nero.
Carlo non ha nessun atlante, nessun catalogo, il computer è in grado di dargli tutte le informazioni necessarie. “Ora puntiamo una galassia vista di taglio, il cielo è scuro, se non la vediamo stanotte…”. Lo strumento riprende i suoi movimenti verso la nuova meta.
La piccola striscia è appena distinguibile, perfettamente al centro. Carlo è gongolante, il computer funziona che è una meraviglia, e lui sa di esserne padrone. Conosce perfettamente ogni richiesta ed ogni riposta. È tutto nelle sue mani, è veramente dotato di grande abilità.
La serata si protrae fino alle due di notte. Andrea, Bruno e Carlo sono felici, ognuno di loro è contento della padronanza con la quale trovano facilmente ogni pur debole oggetto del cielo. Stasera tutti hanno avuto grandi soddisfazioni. Stanno smontando i telescopi quando Carlo chiede: “Allora, Dario, quale strumento ti comprerai, qual è il migliore”?
E Dario, sconsolato, risponde: “Non ho trovato grandi differenze, io vorrei un telescopio che, puntato verso una galassia, mi permetta di osservarla nei dettagli più fini. Guardare di sfuggita delle nuvolette evanescenti, una dopo l’altra, così velocemente… No, preferisco puntarne una sola, piuttosto, e passarci sopra una serata intera”!
E noi come ci comportiamo? Ci diverte la ricerca degli oggetti o ci curiamo di ciò che si distingue nell’osservazione?
Personalmente preferisco osservare i dettagli di un singolo oggetto, cercare di scovare quanti più dettagli il mio strumento mi consenta di osservare.
Ho un Mak 127, ma la cosa che importa è la passione per questa scienza e mi accontento di quello che ho sfruttandolo al massimo delle potenzialità 🙂
Mi piace la tua risposta Massimiliano. E vorrei cogliere l’occasione del tuo commento per ricordare che tanti pur senza giungere a sfruttare interamente le potenzialità del proprio strumento si tuffano nell’acquisto di costosissime opere d’ingegno ottico-meccaniche, per poi accorgersi di provare le stesse sensazioni che avevano con il vecchio e glorioso telescopio.
Anche il nuovo strumento avrà i suoi limiti.
Evitiamo di cadere nel tranello della competizione per lo strumento migliore.
Noi possiamo diventare migliori, gli strumenti sono soltanto degli utensili.
Come il calibro per il meccanico o la cazzuola per il muratore…
La penso esattamente come te! 😎