Sotto la crosta di Marte

L’analisi dell’eco radar ottenuta dallo strumento MARSIS a bordo del Mars Express permette di scoprire antichi crateri nascosti sotto la superficie di Marte.


Analisi di MARSIS

C’è una bella fetta di ingegno italiano nel recente annuncio della scoperta di antichi crateri da impatto sepolti sotto l’attuale crosta superficiale di Marte. Lo strumento responsabile di questi ritrovamenti è MARSIS (Mars Advanced Radar for Subsurface and Ionospheric Sounding), un progetto congiunto della NASA e dell’Agenzia Spaziale Italiana.

Il particolare dispositivo, che equipaggia la sonda Mars Express dell’ESA, invia onde radio in grado di penetrare la superficie del pianeta e raccoglie gli echi di risposta. Poichè i vari materiali rispondono in modo differente a questi segnali, MARSIS riesce a catturare preziose informazioni riguardo a ciò che si trova sotto la superficie e risulta dunque invisibile all’osservazione tradizionale.

“E’ come avere una vista a raggi X – ha commentato Thomas Watters (National Air and Space Museum), co-autore dello studio pubblicato sull’ultimo numero di Nature – Oltre ad aver individuato bacini d’impatto finora sconosciuti, abbiamo avuto la conferma che impercettibili depressioni individuate nelle pianure marziane sono da collegare a eventi impattivi.”

L’esistenza di questi crateri finora impossibili da individuare potrebbe fornire una risposta agli interrogativi che riguardano la differente morfologia dei due emisferi di Marte. Anche all’occhio dei non addetti ai lavori, infatti, appare evidente il contrasto tra l’emisfero meridionale, densamente craterizzato e montagnoso, e quello settentrionale, meno tormentato e più pianeggiante.

La scoperta di numerosi crateri sepolti sotto le pianure settentrionali sarebbe un chiaro indizio che anche quei terreni in passato non sarebbero stati molto differenti dagli altopiani meridionali. Finora lo studio dei terreni più antichi dell’emisfero sud di Marte non era proponibile, dato che la superficie più antica del pianeta era nascosta non solo da uno spesso strato di colate laviche, ma anche dai depositi sedimentari trasportati dal vento e da occasionali inondazioni d’acqua.

Lentamente, insomma, si comincia a ricostruire con qualche dettaglio in più la tormentata storia della superficie del Pianeta rosso. A differenza della Terra, su Marte non c’era l’azione livellante dell’atmosfera né quella modellante delle forze tettoniche, ma questo non ha per nulla impedito che anche su quel pianeta le vicende siano state piuttosto travagliate.

Fonte: http://www.coelum.com

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