Le fatiche di Encelado

Secondo uno studio pubblicato su Science, Encelado è il diretto responsabile della brillantezza superficiale dei satelliti che orbitano in prossimità dell’anello E.


Le fatiche di Encelado

Quando William Herschel scoprì Encelado – era il 28 agosto 1789 – non immaginava neppure lontanamente quanto strana e curiosa potesse essere quella nuova luna di Saturno. Encelado, infatti, è un satellite davvero particolare. La sua superficie, tanto per cominciare, è in continua trasformazione, e questo per colpa del calore e dell’elevata pressione al suo interno, che trovano naturale sfogo nei violenti geyser che caratterizzano il suo polo sud. Sono proprio il ghiaccio e l’acqua spruzzati da questi geyser a rimodellare continuamente la superficie di Encelado. Secondo i planetologi l’attuale superficie ha molto probabilmente un’età inferiore ai 100 milioni di anni, un’inezia su scala planetaria.

Ma c’è dell’altro. Questo incessante flusso di materiale ghiacciato non è destinato solo a ricoprire la superficie di Encelado. Nel corso delle sue orbite intorno al suo pianeta, infatti, il satellite lascia dietro di sè parte di quel materiale ghiacciato ed è proprio questa incredibile scia che ha finito con il generare e mantenere – orbita dopo orbita – l’anello E, uno dei famosi anelli che cingono Saturno.

Ultimamente, però, si è aggiunto ancora un altro elemento alla già incredibile attività di Encelado. Uno studio pubblicato nei giorni scorsi su Science – prima autrice Anne Verbiscer (University of Virginia) – ha messo in luce una conseguenza finora sottovalutata di quel flusso di materiale espulso dal satellite. Secondo i ricercatori, infatti, le particelle ghiacciate che compongono l’anello E si comportano esattamente come la polvere di una sabbiatrice. Quando i piccoli satelliti che orbitano in prossimità dell’anello – ve ne sono almeno 11 – e lo stesso Encelado vengono a contatto con le particelle di ghiaccio dell’anello, subiscono l’azione dirompente di quei minuscoli proiettili ghiacciati.

Questa “sabbiatura di ghiaccio” modifica le superfici dei satelliti rendendole particolarmente brillanti, le più rilucenti tra le superfici degli oggetti del Sistema solare. “Non riuscivamo a capire – spiega Anne Verbiscer – come mai i satelliti in prossimità dell’anello E fossero così brillanti. Quei piccoli satelliti non avevano un’attività geologica come quella di Encelado, ma ne condividevano la stessa brillantezza superficiale. Ora sappiamo che tutto dipende dalle particelle ghiacciate dell’anello E.” Insomma, Encelado si comporta proprio come un artista di graffiti, che con il suo spray si diverte a cambiare l’aspetto dei muri cittadini.

A quanto pare, dunque, Encelado si dà proprio un gran daffare. D’altra parte questa iperattività è il minimo che ci si possa aspettare da un oggetto celeste al quale è stato affibbiato il nome del gigante da sempre indaffarato a mantenere accesi e scoppiettanti i fuochi della fucina dell’Etna.

Fonte: http://www.coelum.com

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Di professione informatico, è nato e vive a Roma dove lavora come system engineer presso una grande azienda nel settore IT. E' l'ideatore e sviluppatore di Astronomia.com, portale nato dal connubio tra due delle sue più grandi passioni: "bit" e stelle. Da anni coltiva l’interesse per la progettazione e lo sviluppo di siti web aderenti agli standard e per il posizionamento sui motori di ricerca.