
L’orbita di Encelado
Un recente studio – pubblicato nella edizione online della rivista Science – suggerisce che le nostre misure della lunghezza del giorno su Saturno sono da rivedere perchè rese fortemente inaffidabili da Encelado. Ad accorgersi che qualcosa non quadrava è stato il team di Don Gurnett (Iowa University) in seguito all’analisi dei dati forniti da due strumenti della sonda Cassini, il magnetometro e il misuratore delle onde radio.
La tecnica delle onde radio è la più usata per individuare la rotazione di un pianeta che non ha riferimenti superficiali nstabili. Sostanzialmente si raccolgono le regolari pulsazioni prodotte dal campo magnetico in rotazione e da queste si deduce il periodo di rotazione del pianeta. Una tecnica applicata con successo per misurare la lunghezza del giorno di Giove, di Urano e di Nettuno e che si era certi potesse valere anche per Saturno, ma Gurnett ha dimostrato che non è così.
Nello studio si suggerisce che il grosso problema nel caso di Saturno è costituito dalle particelle gassose eiettate nello spazio dai geyser di Encelado. Una volta che queste particelle, caricatesi elettricamente, vengono catturate dal campo magnetico del pianeta, formano un disco di plasma in rotazione intorno all’equatore. Interagendo con il campo magnetico di Saturno, questo disco di plasma rallenta e, dato che è proprio la sua rotazione a controllare l’emissione del segnale radio che viene utilizzato per determinare la rotazione di Saturno, ne consegue che la lunghezza del giorno che noi misuriamo è più lunga della effettiva durata della rotazione planetaria. Insomma, il segnale che noi misuriamo non ci indica quanto ruota Saturno, ma quanto ruota il disco di plasma originato da Encelado.
La difficoltà a determinare l’effettiva lunghezza della rotazione di Saturno, comunque, non è l’unico scoglio da superare. Il giorno di Saturno misurato dal Voyager all’inizio degli anni ’80, infatti, risulta circa sei minuti più corto di quanto determinato oggi dalla Cassini. Una variazione di circa l’uno per cento che, per gli astronomi, potrebbe avere una duplice spiegazione. La prima è che i geyser di Encelado siano ora molto più attivi rispetto all’epoca del passaggio del Voyager, mentre la seconda collega il fenomeno a un possibile ciclo stagionale.
Niente da fare: più approfondiamo la sua conoscenza e più le stranezze e i misteri del Pianeta degli anelli si infittiscono.
Fonte: Coelum
che bello questo nostro universo,a stare col naso all’insù non ci si annoia mai.Un invito a tutti guardiamo di più il nostro cielo e meno la tv,ci guadegneremo tutto in tutti i sensi……