Provato il paracadute per i razzi del futuro

Esito positivo anche per il secondo test del nuovo paracadute che dovrà permettere il riutilizzo dei vettori della prossima generazione.


Provato il paracadute per i razzi del futuro

Il lancio di prova si è svolto giovedì scorso nei pressi di Yuma, in Arizona, e tutto è andato per il verso giusto. Il nuovo paracadute ha fatto giungere indenne al suolo il peso di 19 tonnellate che gli avevano agganciato per simulare il carico che dovrà sopportare quando diventerà operativo, confermando dunque il risultato positivo ottenuto nel lancio precedente.

Quello di giovedì, infatti, è stato il secondo test per questo nuovo paracadute, espressamente progettato per permettere il recupero e il riutilizzo dei booster che equipaggeranno il primo stadio dei razzi Ares I e Ares V. Il test si è svolto utilizzando un carico di prova trasportato da un C-17 dell’US Air Force a una quota di 5000 metri il, circa 300 metri più in basso di quanto era avvenuto in occasione del primo test effettuato il 25 settembre.

Con un diametro di oltre 45 metri e un peso di 907 chilogrammi, si tratta del paracadute più grande di questo tipo mai costruito finora e la sua progettazione si è resa necessaria perchè i booster che spingeranno i razzi Ares, pur simili a quelli che attualmente vengono impiegati per lo Shuttle, avranno un segmento di propellente in più – cinque anzichè quattro – e dunque per il loro recupero si dovrà far fronte a un peso maggiore.

Il nuovo paracadute è realizzato in Kevlar e non in nylon come quello attualmente utilizzato per lo Shuttle. Tale scelta, oltre che garantire maggiore resistenza e leggerezza, permette di utilizzare gli stessi dispositivi attualmente impiegati con i paracadute di nylon, senza dunque dover riprogettare l’intero sistema.

Se sul versante del paracadute le notizie sono ottime, sul fronte del razzo vettore si deve registrare l’esatto contrario. Da indiscrezioni trapelate dalla stessa NASA, infatti, sembrerebbe che il primo stadio di Ares I potrebbe generare alla partenza una vibrazione con frequenza di 25 Hertz. Tale oscillazione potrebbe rivelarsi estremamente pericolosa per gli stadi superiori e per la stessa capsula Orion, il nuovo veicolo dedicato al trasporto di equipaggio umano.

I guai sono emersi mentre ancora si è a livello di progettazione e pertanto a ogni cosa si troverà senza dubbio la giusta soluzione. L’inconveniente, però, potrebbe ritardare i tempi del programma e il primo impiego con equipaggio umano, previsto per il marzo 2015, potrebbe slittare anche di 16 mesi.

Fonte: Coelum

Informazioni su Stefano Simoni 644 Articoli
Di professione informatico, è nato e vive a Roma dove lavora come system engineer presso una grande azienda nel settore IT. E' l'ideatore e sviluppatore di Astronomia.com, portale nato dal connubio tra due delle sue più grandi passioni: "bit" e stelle. Da anni coltiva l’interesse per la progettazione e lo sviluppo di siti web aderenti agli standard e per il posizionamento sui motori di ricerca.