Una lenta agonia

Quando il Sole sarà vecchio e malato, la vita sulla Terra si spegnerà lentamente, cercando di sfruttare al meglio le ultime risorse.


In un territorio estremamente vasto com’era l’Amazzonia meridionale si erano stabilizzati non più di una ventina di agglomerati umani, che raramente avevano contatti tra loro. Ognuno era formato al massimo da un centinaio di persone che, divisi in piccoli gruppi, svolgevano durante il giorno il proprio compito con dedizione e passione. Anche i bambini avevano i loro obblighi ed erano addestrati al meglio. In un ambiente così ostile ognuno doveva dare il proprio contributo e stare estremamente attento ai pericoli che lo circondava. Alla sera, attorno alla tavola primitiva, i vari gruppi si riunivano, consumavano il pasto e poi si soffermavano a contemplare in silenzio il drammatico e melanconico spettacolo del Sole gigantesco e malato. Sapevano tutti che il loro tempo sarebbe presto finito e che lentamente anche quei piccoli agglomerati sarebbero spariti. Ma finché c’erano prede si voleva e si doveva continuare. Poi la natura avrebbe avuto il sopravvento e la stella sarebbe esplosa inghiottendo tutto. La tristezza era un sentimento che ormai pochi avevano o potevano permettersi. Il corto periodo della loro permanenza terrena non doveva venire sprecato. E nemmeno si volevano più ricordare i tempi in cui il pianeta era fiorente e popolato da miliardi di abitanti, da foreste verdi ed oceani azzurri. Quella era la situazione attuale e bisognava sfruttarla al massimo.

Ma per il piccolo gruppo formato dalle due coppie e dai cinque bambini i giorni erano ormai contati. Tutto andava avanti come sempre, ma ognuno di loro sapeva perfettamente che la fine era vicina. Malgrado le loro condizioni fisiche fossero abbastanza critiche, passarono gli ultimi giorni dandosi da fare come e più di prima. La mattina in cui uscirono tutti assieme dal rifugio e si portarono al centro della grande pianura non sapevano nemmeno se essere tristi o contenti. La vita era stata dura, ma ne era valsa la pena. Ora però la stanchezza stava prendendo il sopravvento. E così quando la luce accecante li avvolse ed il rumore divenne quasi insostenibile, si voltarono per l’ultima volta verso il rifugio in cui avevano passato quel duro, ma anche felice periodo, ed i volti erano sorridenti. Avevano svolto bene il proprio lavoro, avevano catturato ed ucciso molte prede ed ora potevano tornare da dove erano partiti e completare il loro viaggio terreno.

Il capitano li fece salire e li accompagnò nelle tre lussuose cabine, assicurandoli che la loro preziosa merce era stata messa al sicuro nelle stive. Sia i genitori che i figli già pensavano all’invidia che amici e conoscenti avrebbero avuto nel vedere quegli animali così strani. Il carissimo ed esclusivo safari si era concluso ed ora potevano tornare nelle loro splendide ville su Gamma Eridani IV, dove i 15 miliardi di terrestri si erano trasferiti tanti secoli prima.

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10 Commenti

  1. Carino il racconto, anche se quando leggo “Poi la natura avrebbe avuto il sopravvento e la stella sarebbe esplosa inghiottendo tutto.” ho qualche perplessità: che io sappia, il Sole non finirà la sua vita esplodendo come una supernova, giusto? Non so se la frase si riferiva ad altro.

    Comunque non credo che una civiltà interstellare abbia bisogno di fare dei safari e portare a “casa” degli animali morti; tanto più che erano “strani” e quindi le loro peculiarità da viventi sarebbero state particolarmente interessanti. Portarli non più “funzionanti” non mi sembra il massimo. Inoltre chissà che razza di realtà virtuali sarebbero disponibili, in quell’ipotetico futuro remoto, per sfogare istinti primitivi. Uno spreco inutile insomma. 😕
    Ma vada per la licenza poetica :mrgreen:

  2. La morale della favola sara’ mica: “il lupo perde il pelo ma non il vizio”? 😈

  3. @N.B.
    Sono perfettamente d’accordo che il Sole non finirà come una supernova, ma diventare gigante rossa e poi formare una nebulosa planetaria mi sembra molto vicino all’esplosione … Siamo d’accordo poi che era meglio portarli vivi, oppure dire in qualche modo perchè dovevano essere morti (non potevano sopravvivere nelle stive dell’astronave o cose del genere).Ma dove sarebbe finita la sorpresa e l’ambiguita ? Se si sta troppo nella logica è meglio scrivere dei “saggi” e non dei raccontini di fantascienza…Non ti pare ? Comunque grazie per le critiche che sono sempre costruttive (ma occhio alla fine del Sole che non sarà “indolore”…).

  4. @Fausto,
    direi proprio di si…insieme al fatto che il primo amore non si scorda mai…
    ciao e a presto

  5. Impressionante 😯 Io ho letto sulla “nota” enciclopedia on-line che Terra sarà abitabile “solo” per circa 500 milioni di anni perchè il processo di accumulo di gas elio nel Sole ne provocherà l’intensificazione della luminosità, e temperatura, con le conseguenze di accelerare il ciclo del carbonio letale per la fotosintesi delle piante ecc…ben prima quindi della sua espansione a gigante rossa, situabile a 5 miliardi di anni..

  6. Innanzitutto bel racconto! Io speravo che finisse con la morte del genere umano, non perchè mi piaccia l’idea, ma perchè mi pareva la più plausibile… invece colpo di scena! Questo perchè siamo legati all’idea di perpetuazione del genere umano(?). E poi al Prof. evidentemente piace il lieto fine! 😎 Sono entusiasta dei suoi contributi fantascientifici (e non solo)!
    @Moreno, sempre legandoci al “sogno” di perpetuazione del genere umano, speriamo davvero (come nel racconto del Prof. Zappalà) di trovare un altro posto dove vivere un giorno, altrimenti il nostro destino è l’estinzione, che si tratti di 5 miliardi o di 500 milioni di anni… 😯

  7. caro Maurizio,
    sei sempre gentilissimo. In realtà è abbastanza strano il lieto fine per i miei racconti … Vedrai che tra un po’ ne arriveranno di quelli completamente diversi.
    Mi raccomando continua a leggerli e a commentarli !
    ciao

  8. Bel racconto, complimenti Enzo. Per altro mi ricorda molto un film che vidi tempo fa (mi sembra sunshine) in cui alcuni astronauti dovevano far brillare non so quante bombe per far “riaccendere” il sole.

  9. Bel racconto anche se mi ricorda molto Rumore di tuono di Ray Bradury, per la storia del Safari sopratutto, se il sole ci inghiottirà o no non è un problema perche, purtroppo non ci saremo, ed io pagherei per vedere la fine di tutto…la giusta punizione…bha sarà l’ora notte a tutti .)

  10. caro Cosmo,
    non conoscevo il racconto di Bradbury. Come sempre un capolavoro! però penso che lo spirito sia completamente diverso… Forse altri miei racconti sono più vicini, toccando il problema del tempo. Tra parentesi ho visto che hai fatto un “sunto” dell’uovo e il cosmo…non sarebbe meglio indicare la fonte da cui l’hai preso? O forse sono io che non l’ho vista ? Ciao