La distanza delle Antenne

Lo studio della luminosità e del colore di alcune giganti rosse appartenenti alle Galassie Antenne permette di ridefinire la distanza dei due sistemi stellari in interazione.


La distanza delle Antenne

Quando si parla dell’interazione gravitazionale tra due sistemi stellari, l’esempio più gettonato è sicuramente quello di NGC 4038 e NGC 4039, le due galassie nella costellazione del Corvo meglio conosciute come Galassie Antenne. Il nome deriva dalla presenza di due lunghe scie di stelle, polveri e gas che richiamano l’aspetto delle antenne di un insetto. Queste strutture sono la conseguenza delle potenti interazioni gravitazionali tra le due galassie e la loro evidenza ha fatto sì che il sistema diventasse una sorta di riferimento per gli astrofisici che si occupano di studiare l’evoluzione delle galassie.

Finora la distanza del sistema era stimata in circa 65 milioni di anni luce o forse anche di più, dato che qualcuno aveva proposto persino un valore di 100 milioni di anni luce. Utilizzando le strumentazioni di ripresa di Hubble, però, Ivo Saviane (ESO) e il suo team sono riusciti a calcolare con maggiore precisione la distanza del sistema. E non sono mancate le sorprese.

Per determinare la distanza delle Antenne i ricercatori hanno indagato sul colore e sulla luminosità di alcune giganti rosse che si trovano in una regione tranquilla del sistema, lontano dalle caotiche regioni centrali profondamente interessate dall’interazione. Il percorso evolutivo delle giganti rosse è ben conosciuto dagli astrofisici, come pure le luminosità che questi astri possono raggiungere e questo ha permesso di risalire alle distanze in gioco.

Nello studio, pubblicato sul numero di maggio di Astrophysical Journal, si suggerisce che la corretta distanza del sistema sia di 45 milioni di anni luce, dunque ben 20 milioni di anni luce in meno delle precedenti stime. Un avvicinamento notevole, che non solo pone il sistema alla giusta distanza, ma che finalmente rende ragione dell’apparente eccesso di energia che lo caratterizzava. Ora non c’è più bisogno di invocare esotici meccanismi energetici per giustificare alcune sorgenti X ultraluminose, semplicemente sono più vicine di quanto si pensava.

Tra i primi a beneficiare della correzione (sia della distanza che delle energie in gioco) ci saranno gli astrofisici che si occupano di comprendere i meccanismi di fusione tra le galassie, tappe cruciali dell’evoluzione dei sistemi stellari.

Fonte: Coelum

Informazioni su Stefano Simoni 644 Articoli
Di professione informatico, è nato e vive a Roma dove lavora come system engineer presso una grande azienda nel settore IT. E' l'ideatore e sviluppatore di Astronomia.com, portale nato dal connubio tra due delle sue più grandi passioni: "bit" e stelle. Da anni coltiva l’interesse per la progettazione e lo sviluppo di siti web aderenti agli standard e per il posizionamento sui motori di ricerca.

I commenti di questo post sono in sola lettura poichè precedenti al restyling del 2012. Iscriviti al Forum di Astronomia.com ed entra a far parte della nostra community. Ti aspettiamo! : )

2 Commenti

  1. Si studia la distanza tramite la luminosità… che telescopio ci vuole per osservare NGC 4038 e NGC 4039?

  2. Secondo me si comicia finalmente a delineare il vero scenario astronomico riguardo le distanze degli oggetti del cielo profondo. Personalmente sono diversi anni che mi sono convinto che le distanze misurate per i Quasar sono errate (naturalmente è solo una mia convinzione), così come anche più volte sostenuto da Arp. Mi sembra che il caso delle Antenne sia di mettere in relazione anche con altri oggetti la cui distanza è troppo elevata per le energie in gioco.

    Saluti