Il regalo

Ognuno può regalare qualcosa agli altri. In questo racconto ho cercato di trasmettere più di una morale. Spero di esserci riuscito …


All’orizzonte si vedevano le grandi montagne che ogni tanto facevano sentire il loro urlo cupo e spaventoso e vomitavano lingue di fuoco. La terra stessa ne aveva paura e tremava. Ma non Umabalah. In quei momenti di terrore, di ululati e di grugniti disperati, lui raggiungeva la cima della rupe e guardava fisso verso l’ira della montagna, battendosi i pugni sul petto e alzando un grido stridulo e possente. Spesso la natura stessa accettava la sua superiorità e si calmava improvvisamente. La tribù lo accoglieva come trionfatore e lui ne era fiero e contento.

A volte, anche se in modo inconsapevole, Umabalah pensava e ragionava. Di notte si accucciava vicino al $fuoco$, mentre tutti dormivano, e guardava il cielo trapuntato di stelle. Non sapeva cosa fossero e nemmeno gli importava più di tanto. Ma le ammirava e nella sua mente primitiva sentiva nascere guizzi di energia e sprazzi di luce. Si accorgeva che esisteva un filo che univa la sua grossa e pelosa massa di muscoli con quei bagliori lontani. Alzava le braccia e cercava di catturarle, senza mai riuscirci. Solo in quei momenti si sentiva stanco ed indifeso e perdeva la sua sicurezza. Meno male che gli altri dormivano e non potevano accorgersi della sua debolezza.

Una di quelle notti il buio venne interrotto da una scia luminosa particolarmente brillante e duratura. Ne aveva già viste tante e non ne aveva più paura. Era il cielo che voleva dare un segno della sua potenza e faceva cadere le sue luci fino a loro. Bastava stare fermi e zitti e non sarebbe successo niente. Ci voleva ben altro per Umabalah, il cacciatore di orsi e bisonti, il pittore delle caverne, il futuro capo indiscusso. E lui mostrava i denti in segno di sfida.

Ma quella notte si vide chiaramente anche un’enorme luce emergere nel punto dove la stella aveva toccato il suolo. E sembrava molto vicina al villaggio. Forse sarebbe finalmente riuscito a prenderne una. Quello si che sarebbe stato un grande trofeo! Non ci pensò nemmeno un attimo e si diresse di corsa verso il luogo della caduta. Saltava e grugniva in preda ad una gioia incontenibile. La paura era l’ultima cosa che poteva passare per la sua mente primitiva. Vicino al punto che era ancora circondato da un fumo denso e da un odore strano, Umabalah cominciò a sentire delle voci. Sembravano quelle degli uccelli ed erano timide e sottili. Forse avrebbe dovuto lottare con i guardiani della luce. Poco male, anzi sentì vibrare tutto il suo corpo e lanciò un ringhio spaventoso. Uscì in uno spiazzo e quello che vide frenò tutta la sua vigoria ed il suo impeto di conquista.

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8 Commenti

  1. Bel racconto professore.
    non ho commenti, solo un grazie per l’emozione scaricata. 😮

  2. Complimenti come al solito, molto bello! Non so come mai ma sento che in passato…devo essere stato anch’io qualcosa di simile a Umabalah… 🙂

  3. a volte ironici, altre colmi di malinconie o dolcezze, altre ancora carichi di denuncia sociale o intellettuale, ma sempre, enzo, i tuoi racconti hanno in comune la capacità di far riflettere, di evocare immagini e pensieri in ordine-disordine sparso alla ricerca di una armonia.
    questo mi fa pensare alla creazione al contrario, in cui è l’uomo che crea il “sentire” della vita -compreso, sicuramente, il dolore- nel dio-denebiano (si dirà così?).
    sorriso michelangiolesco
    daria
    ps. aspetto che capitan stefano pubblichi il mio racconto -se lo riterrà opportuno- per dedicartelo…altrimenti ritienitelo dedicato a prescindere :mrgreen:
    sorrisodecurtisprincipe

  4. @tutti,
    grazie a voi per le belle parole e per essere riuscito a trasmettere qualcosa.A daria poi un grazie enorme per avermi dedicato il suo racconto che spero di leggere quanto prima (sarà sicuramente bellissimo…). Starò a casa un paio di giorni e poi ripartirò per la Toscana (una settimana). Anche assente, sarò sempre con voi …

  5. @Alex,
    in realtà si … ma se non sei un calciatore, una velina, un conduttore televisivo, ecc. non è facile. quantomeno ti chiedono soldi. Dato che per me scrivere è un piacere che voi aumentate ancora di più, non ho nessuna intenzione di invogliare qualcuno con qualche regalo … Se piaceranno ad un editore serio, OK…se no pazienza, rimarranno tra noi … e mi sembra già tanto