Un sistema davvero speciale

I risultati di un centinaio di complesse simulazioni computerizzate indicano che il nostro sistema planetario è frutto di un delicato mix di condizioni iniziali.

Un sistema davvero speciale

Difficile ricostruire l’esatto cammino evolutivo che ha portato il Sistema solare ad essere quello che abbiamo imparato a conoscere. Difficile anche provare a individuare quali sono stati gli ingredienti che l’hanno reso così differente dai molti altri sistemi planetari che abbiamo scoperto. Le variabili in gioco sono talmente numerose e le interazioni talmente complesse e delicate che tener conto di ogni cosa richiederebbe macchine di calcolo da fantascienza. E’ per questo che le ricostruzioni matematiche dell’evoluzione del Sistema solare erano finora riuscite a gettare un po’ di luce solo su limitati momenti dell’intero processo.

Su Science dello scorso 8 agosto, però, è stato pubblicato il resoconto di un centinaio di simulazioni di gran lunga più complete eseguite presso il centro di calcolo del Theoretical Astrophysics Group della Northwestern University dal team coordinato da Edward W. Thommes (University of Guelph – Ontario). I ricercatori hanno infatti seguito l’evoluzione di un sistema planetario in ogni sua fase, dal disco iniziale di polveri e gas fino all’interazione dinamica degli oggetti planetari. Una simile ricostruzione ha ovviamente richiesto una scelta oculata delle informazioni da dare in pasto ai processori per cercare di mantenere i tempi di calcolo entro limiti accettabili.

Thommes e i suoi collaboratori, per esempio, hanno deciso di sacrificare i dettagli più fini delle interazioni fluidodinamiche presenti nel disco e puntare piuttosto a ottenere un quadro completo dell’intero processo. Il tutto accompagnato dalla costante preoccupazione che i dati impiegati fossero in linea con quello che conosciamo dei circa 300 sistemi planetari finora scoperti.

Tutte le simulazioni hanno confermato che la costruzione planetaria è un processo incredibilmente turbolento e violento nel quale gli oggetti planetari in formazione e il disco di polveri e gas lottano accanitamente per la sopravvivenza. Hanno inoltre suggerito che basta una minima variazione nelle condizioni iniziali perchè il sistema segua un cammino evolutivo drammaticamente differente. Dischi troppo massicci, per esempio, originano inevitabilmente “hot Jupiters” e intricati grovigli orbitali; dischi troppo poveri di materiale, al contrario, permettono al massimo la crescita di pianeti delle dimensioni di Nettuno.

Insomma, sarà pur vero che gli ingredienti possano essere più o meno gli stessi, ma è altrettanto vero che fu un giusto dosaggio a far emergere da uno di quei polverosi dischi di gas quel sistema planetario davvero speciale che orbita intorno al Sole.

Fonte: Coelum

Informazioni su Stefano Simoni 626 Articoli
Di professione informatico, è nato e vive a Roma dove lavora come system engineer presso una grande azienda nel settore IT. E' l'ideatore e sviluppatore di Astronomia.com, portale nato dal connubio tra due delle sue più grandi passioni: "bit" e stelle. Da anni coltiva l’interesse per la progettazione e lo sviluppo di siti web aderenti agli standard e per il posizionamento sui motori di ricerca.

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3 Commenti

  1. …articolo interessante…direi quasi paragonabile alla formazione della vita sulla terra.
    Saremmo potuti non esserci!
    Saluti Oreste

  2. Quello che mi viene in mente leggendo questo articolo e conferma le mie credenze è che la Scienza ha un compito preciso:
    quello di mettere il “dubbio” ma poi di rivelarlo.
    “chi ha orecchie per intendere, intenda”
    Buona giornata! 😉